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I migliori 5 personaggi di Snowpiercer

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Snowpiercer è una serie tv dalla quale ci si aspettava e ci si aspetta sicuramente di più rispetto a quanto visto fino ad ora. La prima trasposizione della graphic novel Le Transperceneige è il film di Bong Joon-ho, che ha ottenuto un buon successo di critica e pubblico. Data l’intricata trama del film ci si aspetterebbe un’ottima opportunità per via delle possibilità distensive di cui dispone la serialità. Ma spesso e volentieri, soprattutto per prodotti così complessi, la credenza che una serie tv possa far bene a un prodotto precedentemente pensato per il cinema, tende a restare un cliché. Sul perché e sul per come Snowpiercer abbia fallito, narrativamente parlando, ci sono vari pareri, ma oggi vorrei propormi come voce fuori dal coro, cercando di motivare in modo quantomeno sufficiente il perché questa serie ce la possa comunque fare (o ce l’abbia già fatta), tramite la caratterizzazione dei personaggi.

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Eh si, perché quando si parla di ampliamento degli orizzonti narrativi in un passaggio da film a serie tv, il fattore predominante a parer mio può, e deve, essere rappresentato dai personaggi. I tempi narrativi sono più dilatati e devono essere sfruttati nel modo corretto. Al di là di questo, ribadisco che secondo me non è affatto semplice rendere una serie alla pari di un film così tanto complesso, sia registicamente che visivamente, tanto per dirne due. E allora un buon modo per fronteggiare difficoltà di rendimento è quello di puntare tutto sulla psicologia dei personaggi. E Snowpiercer lo fa. Avrebbe potuto farlo meglio? Assolutamente si, ma quantomeno l’ha fatto, e bisogna riconoscerglielo. Analizziamo insieme i 5 personaggi che fanno di Snowpiercer una causa per cui continuare a lottare.

1) Pike

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Probabilmente il più grande spreco di Snowpiercer. Il personaggio interpretato da Steven Ogg potrebbe sicuramente avere un ruolo più centrale nella trama della serie. La sua gestione finora è stata molto altalenante. All’inizio sembrava poter essere una mina vagante tra le file dei fondai, vista la sua irrequietudine, ma poi è stato confinato ai cassetti, scomparendo. Dal suo ritorno on screen ancora grossi alti e bassi e sotto trame inconcluse. Personalmente a livello caratteriale mi ha fatto subito pensare ad un altro, grandioso, personaggio interpretato da Ogg, Trevor Philips di GTA V. L’attitudine è molto simile, quella di un uomo rude e grezzo, ingovernabile ed imprevedibile che potrebbe ribellarsi da un momento all’altro senza guardare in faccia nessuno, nemmeno i fondai con i quali ha passato mille difficoltà.

Il vero Pike probabilmente lo vediamo soltanto quando viene incaricato da Layton di uccidere Terence, in una scena in cui combatte con i suoi demoni. Da qui in poi lo vediamo ancora pochissimo, però cambiato, turbato dall’atto compiuto. Ad ogni modo, il potenziale di Pike rispetto a quanto fatto con lui è molto più alto. Potrebbe diventare un ottimo heel e magari opporsi allo stesso Layton, oppure sviluppare in qualche modo la sua parte oscura emersa dopo l’omicidio. Lo inserisco in questa lista proprio per il suo enorme potenziale, sperando che qualcuno mi ascolti e faccia di lui un top player.

2) Layton

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Paragone complesso, forse il più complesso dei dualismi con la pellicola. Perché nonostante film e serie siano ambientati in periodi diversi, è inevitabile un paragone tra i due protagonisti. Andre Layton non ha la presenza scenica di Curtis. Daveed Digs non ha i muscoli di Chris Evans, ma forse è proprio questo aspetto ad umanizzarlo di più. Alla fine dei conti Layton è un fondaio, ha vissuto per anni nelle anguste e inospitali retrovie del treno e ne incarna la parte viscerale più che quella fisica. Si pone come rappresentante di una classe sociale che non medita la rivoluzione a discapito degli altri, quanto il raggiungimento di una democrazia, di un miglioramento delle proprie condizioni che non necessariamente debba intaccare gli altri stili di vita dello Snowpiercer.

Nel film si vede tutta la pericolosità del rovesciamento dello status quo. Se due fazioni lottano per schiacciarsi a vicenda non ci sarà mai un vinto o un vincitore, ma solo tanta sofferenza. E su questo Layton basa la sua personale rincorsa al potere, in modo molto meno egoistico di Curtis, che invece proprio al cospetto di Wilford si rende conto di non essere troppo diverso dal dittatore. Come personaggio ha molti limiti, è mono espressivo e poco empatico, e le sotto trame di cui è protagonista sono spesso inconcludenti. Però “sostituire” un grande protagonista in una serie così complessa è veramente un arduo compito e, tutto sommato, Layton non lo fa in modo così malvagio.

3) Ruth

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Ruth è il personaggio che ci si aspettava di vedere nella serie Snowpiercer. Tra le tante possibilità di spaziare in ambito narrativo che la serie ha in più del film, infatti, si prevedeva una maggiore analisi di vari aspetti visti nell’opera di Bong Joon-ho. Uno di questi è per esempio la classe della cosiddetta ospitalità. L’ospitalità del film sarebbe rappresentata sostanzialmente dai personaggi di Mason (Tilda Swinton) e Claude (Emma Levie), le due diaboliche portavoce di Wilford ottimamente caratterizzate. Nella serie l’ospitalità assume il suo autentico ruolo (e viene appunto definita come tale), ovvero quello del corpo hostess/steward del treno, che però si occupa, come nel film, di portare alle varie classi i messaggi di Wilford.

Ruth appare inizialmente come una donna perfida e devota alla figura di Wilford, nonostante l’abbia visto soltanto una volta in passato. Durante i primi tumulti è ostile alla causa dei fondai e rimane scioccata nell’apprendere che in realtà il suo capo non è mai stato a bordo del treno. Tuttavia il suo personaggio si evolve, forse più di qualunque altro, ed emerge il suo lato umano, soprattutto quando si rifiuta di annunciare la decisione sulle sorti di Melanie, rinunciando alla sua amata divisa che fino ad allora aveva indossato con fierezza, per essere mandata a raccogliere i residui delle fogne con Layton. La vediamo successivamente come mai l’avevamo vista, sporcarsi le mani e combattere per la sua libertà e per salvare la sua collega, ribellandosi all’egemonia di Wilford. Una trasformazione molto interessante che rende Ruth uno dei personaggi più amati della serie.

4) Wilford

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Nel film di Bong Joon-ho la figura di Wilford viene mistificata dal primo momento fino a quando Curtis, dopo un’estenuante ed avvincente cavalcata, lo incontra per la prima volta in testa al treno. Non che l’incontro sia deludente, intendiamoci, è una grandissima scena. Ed Harris è bravissimo, riesce a rendere efficace il personaggio nel poco tempo dedicatogli e soprattutto a sconvolgere la trama. Ma ad un character complesso e misterioso come quello di Wilford, maggiore tempo scenico non può fare altro che bene. Nella serie la sua mistificazione viene elevata in certi casi a fanatismo ai limiti del religioso. Quando Sean Bean compare finalmente apprendiamo la sua vera natura. Il Wilford della serie è ben diverso da quello del film. Ed Harris era volutamente nascosto ed invisibile per far si che si creasse una autentica aurea attorno alla sua figura.

Nella serie è Melanie a fingere che ci sia e che non si mostri in pubblico volutamente, ma in realtà Wilford è un megalomane. Un dittatore carismatico con un forte culto della personalità che di per sé è sia il suo punto di forza, perché lo rende spietato e imprevedibile, che di debolezza, perché il suo ego e le manie di grandezza spesso ne annebbiano il pensiero. A me Sean Bean è piaciuto molto. Il suo Wilford ha carisma da vendere, ama la dolce vita, i bei vestiti ed il buon cibo, e sembra avere come unico scopo della sua leadership il suo benestare. A volte tuttavia ci sembra un heel un pò incompleto, perché viene sopraffatto dalla geniale Melanie, ma sinceramente è uno dei pochi personaggi mai banali e sempre godibili della serie. 

5) Melanie

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Sule doti recitative di Jennifer Connelly c’è ben poco da sindacare. Anche qui un’altra grande trasformazione, forse più prevedibile rispetto a quella di Ruth. Nonostante le apparenze, Melanie cela un lato umano che emerge nei suoi momenti di intimità con Ben e soprattutto dal momento in cui scopre che sua figlia Alex è ancora viva. Melanie è colei che manda avanti la baracca e si fa in quattro per il sostentamento dell’umanità. Capotreno e leader silenzioso nel vero senso del termine. Forse hanno un tantino esagerato con la sua onnipotenza, ma comunque questo fa di lei una sicurezza. Lungo la prima stagione è detestabile, soprattutto quando tortura la povera Josie riducendola in fin di vita, per farsi dire dove si trovi Layton. Il suo rapporto con quest’ultimo è molto travagliato, inizialmente sfrutta le sue capacità investigative e con un tranello lo confina nei cassetti, ma poi riconosce il suo potenziale e si rende conto che forse la democrazia è possibile, nonostante lei stessa l’abbia accuratamente evitata per tutto quel tempo, temendo di non essere in grado di reggere un ribaltamento di fronte.

Pensandoci, tutto ciò manda un forte messaggio anti sessista. Melanie ha retto completamente da sola il peso dell’umanità per anni soltanto perché si pensava che a farlo fosse Wilford, ma quando la verità viene a galla, nonostante la patriarcale e sovranista prima classe si ribelli, dimostra a sé stessa e a tutti che può farcela da sola. L’episodio Lontano dallo Snowpiercer (2×06) è secondo me una piccola perla in cui, senza quasi alcun dialogo, vediamo Melanie tentare di sopravvivere mostrando al pubblico tutta la sua caparbietà e il suo sangue freddo. L’epilogo del suo personaggio è un forte colpo al cast della serie (a meno di clamorosi colpi di scena), ma sicuramente verrà ricordata come il personaggio più tosto di Snowpiercer.

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