Infame, ma necessaria premessa : codesto insieme di sillabe contiene qualche spoiler, se ne raccomanda la lettura a un pubblico di adulti consenzienti e coscienti di aver appena letto questo mini-foglietto illustrativo d’apertura. Tenere lontano dalla portata degli analfabeti.
Nulla accade per caso, c’è sempre una ragione, una causa che porta a un effetto, un grilletto che innesca un proiettile. Nella realtà, come nelle Serie TV.
Prendiamo ad esempio i cattivi: perché lo sono? Sono forse andati alla scuola di acidità e perfidia? Sono caduti nella pentola della crudeltà quando erano piccoli? E’ tutta colpa del governo? Nah, simili caratterizzazioni sono robaccia d’altri tempi, qua abbiamo pur sempre a che fare con la serialità e l’introspezione, la faccenda deve per forza complicarsi un po’.
Nel caso di Clay Morrow, il gigantesco leader dei Sons of Anarchy che nell’omonima serie è interpretato dal marmoreo Ron Pearlman, la faccenda è tanto spinosa quanto semplice, perché la negatività del suo personaggio nasce dalla necessità di fare del bene. Prima di insultare chi vi scrive e masturbarvi le palpebre nel tentativo di leggere meglio, aspettate ancora qualche riga, poiché per capire meglio è necessario partire da lontano.
E’ quasi stucchevole elencare tutte le nefandezze di cui questo personaggio si è macchiato nel corso di tutte le stagioni, a partire dall’ancora poco chiaro omicidio di J.T. fino ad arrivare al tentativo di far secca Tara, passando ovviamente per l’uccisione della moglie di Opie e mille altri ancora. Oltre ai peccati, ci sono anche gli errori, come l’ossessione di portare avanti il traffico illegale di armi da fuoco che è chiaramente il motivo principale di tutti i guai che questo sgangherato gruppo di motociclisti ha passato, ma dal quale nella sua logica è impossibile prescindere.
Facendo riferimento solamente a questi elementi è impossibile non condannare quell’omaccione manesco e perfido, quasi viene da godere quando lo si vede lamentarsi per i dolori causategli dall’artrite o quando viene ripudiato dai suoi compagni, tuttavia rimane sempre la solita domanda : perché?
Gira tutto intorno agli affetti, come sempre. E’ interessante notare come essi si alternino nell’arco della narrazione e del tempo. Il primo è senza dubbio quello per Gemma, la formosa valchiria per cui ha tanto lottato nel corso della sua vita, probabilmente l’unica donna in grado di tenere testa a quel suo caratteraccio cocciuto e intransigente, semplicemente perché quello della vedova Teller è addirittura peggiore! Nonostante le botte, i tradimenti e le cazzate, l’amore di Clay per quella donna è fuori discussione, lo si evince da come la guarda, dall’invisibile (ma impossibile da non percepire) filo rosso che li lega, dal tono di voce leggermente (e teneramente) meno iroso del normale che riserva esclusivamente a lei. Una donna così, però, esige tanti sacrifici, economici e non solo ed è proprio da qui che nascono l’ossessione per i soldi e la progressiva perdita di lucidità di Morrow : dal caro prezzo dell’amore.
Al secondo posto, anche se apparirà difficile ammetterlo per chi ha già terminato la serie, c’è il club. Ebbene si, nonostante la storia dica che proprio per colpa di Clay sono emersi i problemi più gravi, quel tavolo col mietitore e gli ubriaconi seduti attorno ad esso hanno una grossa importanza per il loro capo. La leadership comporta grandi vantaggi, ma anche tanti oneri e uno di questi è il dover prendere decisioni difficili. Dal punto di vista strettamente logico, le terribili e drammatiche che Clay ha compiuto nel corso del folle viaggio dei Sons erano inappuntabili, perciò si può tranquillamente dire che il bene comune sia stato sempre perseguito, anche se mai raggiunto.
Infine il vero motivo per cui Clay, che poteva essere un buono, è divenuto cattivo : l’amore verso se stesso, declinato sotto forma di cupidigia dittatoriale. Nel momento in cui Clay ha iniziato a scontrarsi con Jax, iniziando quindi a doversi preoccupare anche del mantenimento della sua poltrona, è iniziato il declino definitivo verso il torbido, per non dire l’oscuro. L’uccisione di Piney è emblematica, sostanzialmente è da essa che scaturiscono tutte le altre azioni turpi di Morrow. E’ per questa ragione che si arriva alla conclusione che l’unico modo per preservare il club è uccidere l’ormai ex presidente, è proprio questo che portato alla morte Clay : il perseguimento dell’utile, a dispetto del necessario. Finché i suoi estremismi erano protetti dall’impermeabile mantello della logica, si poteva trovare un senso a tutti i suoi truschini, ma nel momento in cui è apparso chiaro sia ai telespettatori che ai suoi fratelli che il vecchio stava giocando sporco, non c’è più stato nulla da fare.
E’ un peccato perché un personaggio così tosto e carismatico avrebbe fatto molto comodo tra le schiere dei buoni, ma nelle serie TV, come nella vita, qualcuno deve per forza ricoprire il ruolo del cattivo e Clay ha deciso di farlo, perché era più facile, perché gli conveniva, perché nel delirio gli sembrava la cosa più giusta da fare. Non lo era, e questo gli è costato la vita.