Lealtà. Irruenza. Codici non scritti. Queste le basi fondanti del club SAMCRO (Sons of Anarchy Motorcycle Club Redwood Original). In questa realtà surreale, il club si definisce come un gruppo di anti-eroi per eccellenza. Ciò che viene perpetuato da questi motociclisti avviene per il bene della comunità attorno al club e, soprattutto, del club stesso. Si tratta di autoconservazione, nella sua forma (spesso) più brutale. Come molte altre serie prima di lei, Sons of Anarchy (in onda dal 2008 al 2014 e ora disponibile su Disney+) mette la figura dell’anti-eroe sotto i riflettori, sotto una lente di ingrandimento psicologica ed emotiva.
Jax Teller (un indimenticabile Charlie Hunnam) è il novello Amleto di questa tragedia. Accanto al “Principe”: il suo fedele Orazio, che qui prende il volto di Opie Winston. Interpretato magistralmente da Ryan Hurst, Opie è il pilastro emotivo della Serie, la controparte silenziosa e pacata di un altrimenti collerico e iracondo Jax.
Uno sguardo, un cenno del capo, la sola presenza. Opie di certo non si distingue per i grandi monologhi o per i machiavellici piani come il migliore amico. Ma nel suo silenzio riesce molto spesso a riportare Jax con i piedi per terra. Opie è l’altra faccia della moneta, a cui Jax guarda con fiducia e sicurezza. Forse vera àncora per Jax, la sua perdita è punto di non ritorno nell’esorabile tragedia shakespeariana che è Sons of Anarchy.
Opie Winston, il cuore di Sons of Anarchy: tra lealtà e sacrificio
Allo stesso modo di Jax, anche lui cresciuto nell’orbita del club SAMCRO, Opie è un uomo che si porta addosso il peso di un’eredità pesante: suo padre, Piney, è uno dei membri fondatori del club. La lealtà di Opie al club e a Jax è indiscutibile. Ma è proprio questa lealtà a essere la sua rovina, il motore della serie di tragedie che lo colpiscono. Il conflitto interiore di Opie è proprio dettato dalla lealtà al Club. Nel profondo, lui non desidera altro che essere padre e marito: la vera lealtà di Opie è verso la sua famiglia.
Uomo buono in un mondo crudele e senza scrupoli, Opie è costantemente in bilico tra le sue due uniche realtà. Da un lato la sua famiglia, che vuole proteggere e tutelare; dall’altro, il club, della cui influenza non riesce a liberarsi. Il fatto è che la seconda realtà, quella del club, delle sue azioni e dei conseguenti effetti, è quella che colpisce maggiormente la prima. La rottura di Opie avviene quando sua moglie, Donna Lerner-Winston (Sprague Grayden), viene uccisa. Questa uccisione, però, è un tragico equivoco orchestrato dal club stesso. Il momento è uno spartiacque nell’arco del personaggio. Il personaggio viene trasformato dal lutto, che scava e scava una ferita sempre più profonda, rivelando una natura brutale.
Opie Winston è un uomo spezzato da una lotta interiore: tra fedeltà e perdita
Opie Winston è un personaggio perdente, nel senso che viene forgiato da fatti che causano la lenta e costante perdita di qualcosa. Il suo movimento narrativo viene proprio guidato da questa privazione. Dapprima perde l’amata, dopo di che perde la lealtà al Club. Questo il momento in cui Opie comincia a dubitare della sua seconda “famiglia”. Il Club è per lui porto sicuro, certezza, lealtà reciproca. Ma nel momento in cui la tragedia corrompe la “purezza” di tale lealtà, Opie mette in discussione tutto ciò in cui ha creduto finora.
Sofferenza e perdita non sono le uniche coordinate della parabola della storia di Opie. Ci sono anche amore incondizionato per i figli e resilienza. Proprio per questo, ogni sua decisione è dettata da una lotta interiore costante. Vuole essere un padre sempre migliore per i suoi figli, un marito migliore per la seconda moglie Lyla Dvorak Winston (Winter Ave Zoli). Ma è intrappolato nel ciclo di violenza impossibile da spezzare perpetuato dai SAMCRO.
Dolore, rabbia, amore. Il tutto tramite un semplice sguardo o un gesto. Opie è un personaggio estremamente travagliato, sbattuto costantemente all’angolo da un mondo che non gli permette di fuggire. Cuore pulsante della serie, Opie è intrinsecamente buono, ma i SAMCRO lo costringono ad abbandonare la sua natura, per abbracciarne una più brutale, violenta, spietata. Ottiene, infatti, la toppa Men of Mayhem, il riconoscimento per i membri che hanno versato sangue nell’interesse del club.
L’arco narrativo di Opie Winston è spietatamente tragico. Opie vive e muore in nome di una lealtà (quella ai SAMCRO, più che alla sua famiglia) di cui anche lui, alla fine, si rende conto essere prescindibile.
Innocente colpevolezza o cieca devozione?
Si, Opie è buono ed è consapevole del ciclo di violenza perpetuato dal club. Ma nella sua bontà, Opie è convito che proprio quella violenza possa spezzare il ciclo. Scioccamente, crede che le operazioni illegali e gli omicidi in nome del club possano portare a una sorta di pace. E questi sono gli unici mezzi che utilizza per raggiungerla, perché sono l’unico linguaggio che conosce. Scegliendo, però, il club sopra ogni cosa, diventa complice di quel sistema che distrugge tutto ciò che ama. La speranza per un futuro diverso, forse migliore, è quello che detta le sue azioni. Opie è “innocente” rispetto agli altri componenti proprio per la sua speranza. Opie non è, almeno all’inizio, spietato e calcolatore come il resto dei personaggi.
Nel corso delle stagioni, tragedia dopo tragedia, la devozione per il club va via via sciamando e Opie comincia a mettere in discussione Jax e i SAMCRO. C’è chi dice che il sacrificio di Opie nella quinta stagione sia per il bene del club, per la sua lealtà a Jax. Invece, penso che in quel momento Opie raggiunga una piena, dolorosa e catartica consapevolezza. Il ciclo di violenza che infesta la sua vita, e tramite essa quella della sua famiglia, può e deve terminare con lui. Espiazione delle sue colpe? Forse. Dimostrazione di amore incondizionato? Si, ma non per i SAMCRO. Quell’ultimo “I got it” (in italiano “ci penso io”) racchiude tutta l’essenza del personaggio di Opie: un uomo di poche parole, ma di azioni e fatti (anche se devastanti, per sé e per gli altri).
Opie Winston è lo specchio di Jax Teller
La morte di Winston non termina il ciclo di violenza, anzi. Vendetta e morte sono il modus operandi dei Sons of Anarchy. Nella costruzione emotiva della Serie, Opie è il contrappunto alla discesa antieroica di Jax. Specchio per il protagonista, Opie riflette una realtà che Jax non potrà mai avverare perché in lui, a differenza dell’amico, non esiste la volontà di spezzare il ciclo di violenza e del potere che ne deriva. Ogni colpo inflitto a Opie rappresenta un memorandum: ogni scelta ha un costo, spesso umano. Con la sua morte, noi spettatori ci rendiamo conto che Jax non può più tornare indietro. La catena dell’ancora che lo tiene attaccato a una sorta di morale viene spezzata e, da quel momento, furia e rancore guidano ancora di più le sue azioni.
Nella tragedia di Sons of Anarchy, Opie Winston rappresenta l’umano, lentamente corrotto da un mondo amorale e spietato. Contrappeso del protagonista e con la sua pacatezza, Opie bilancia un altrimenti irruento Jax. E proprio per questo il suo personaggio risulta memorabile e la sua morte devastante, apice di una tragica parabola funzionale alla discesa senza ritorno del protagonista.