Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Sons of Anarchy
Jax zoppicava, zoppicava tantissimo. Il peso insostenibile della sua coscienza sembrava avergli distrutto i piedi, trasformando due innocenti Air Force in un fardello associabile ad una croce. Jax non ce la faceva. Sapeva a cosa stava andando incontro, e probabilmente avrebbe preferito affrontare in modo diverso l’ineluttabile destino. Doveva uccidere la madre Gemma, seppur zoppicante. Senza ripensamenti, anche se immaginava già quanto avrebbe fatto male. Doveva farlo, spezzando un filo d’amore che l’aveva strangolato. L’ha fatto, e solo a quel punto ha trovato una liberazione effimera, mai vissuta. Solo in quel momento ha potuto togliere quelle scarpe maledette, compagne di una vita, ritrovare il passo abituale e correre spedito verso la morte.
Ci avevate mai pensato? Chiunque abbia visto Sons of Anarchy ricorda fin troppo bene cosa successe nella 7×12, penultimo atto del capolavoro di Kurt Sutter. La mesta fine di Gemma Teller (rea d’aver ucciso la povera Tara), arrivata per mano del figlio Jax, rimarrà scolpita per sempre nelle nostre menti, ma una grande opera è tale se alla bellezza dei testi corrisponde quella dei sottotesti, e in questo caso il simbolismo ha toccato vette eguagliate solo dal successivo series finale. Vi siete mai domandati perché Jax zoppicasse senza una spiegazione apparente? E perché si è indugiato tanto sulle sue scarpe bianche, macchiate di sangue dopo il terribile gesto? Esiste una risposta, e trova sostegno nella mitologia greca (più volte accarezzata elegantemente da Sutter), focalizzata su una delle teorie più celebri di Sigmund Freud, il complesso d’Edipo.
Partiamo da un presupposto: questo articolo non intende dimostrare la presenza dell’elemento nella psiche di Jax Teller (semplicemente perché non c’è), ma si pone l’obiettivo di sottolineare un dettaglio espressivo decisivo nell’interpretazione dell’episodio, oltre che dell’intera serie tv. Come molti di voi sanno, il complesso d’Edipo (oppure d’Elettra, nel caso femminile) punta l’attenzione sulla maturazione dei bambini nella fascia d’età tra i 3 e i 6 anni (dalla fase fallica al periodo di latenza), nella quale emerge un’identificazione col genitore del proprio sesso e il desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto. La presenza del complesso nell’adulto Jax avrebbe configurato in lui un caso clinico piuttosto complesso, ma non è così. Tuttavia c’è più di un accenno a riguardo.
Come ha spiegato sapientemente Vincenzo Bellopede nella recensione della quinta stagione di Sons of Anarchy (se volete dargli un’occhiata, la trovate qui), il complesso edipico, appena abbozzato, trova dimora nel bisogno costante di Jax di tornare in seno alla madre (seppur non letteralmente), trovando un “rifornimento emotivo” che pesa oltremisura nel suo percorso di crescita (specie nel momento in cui riabbraccia in tutto e per tutto i Sons of Anarchy e ne diventa totalmente il leader). L’assenza di un desiderio di natura sessuale non esclude la forza inusuale (e a tratti ossessiva) del legame tra una madre dominante e un figlio fragile, riferimento per molti e allo stesso tempo bisognoso di un pilastro granitico (mai scalfito fino in fondo dalla presenza di Tara) dopo la morte del padre John e gli infiniti passi falsi di Clay.
Il complesso accennato trova quindi espressione nella zoppia di Jax che rimanda all’origine del nome “Edipo” in riferimento ai “piedi gonfi” (il figlio di Giocasta aveva dei fori nelle caviglie). L’eroe della mitologia greca, protagonista inconsapevole dell’uccisione del padre e di un incesto con la madre (da qui la definizione di Freud), ha in comune con Jax il percorso irreversibile di sostituzione al genitore dello stesso sesso (Laio, come John e Clay) e l’inserimento in una storia nella quale è il destino a far da padrone. Ogni tentativo di riscrivere una storia già scritta ha esiti infelici, e riduce tutto all’ineluttabilità del fato (ne avevamo parlato a proposito dell’evoluzione delle capigliature di Jax).
Se si sostituiscono le profezie dell’oracolo di Delfi al volere del Triste Mietitore, le scarpe bianche di Jax, (simbolo della purezza ormai perduta di un figlio distrutto), macchiate dal sangue di Gemma (come le rose materne che fanno da leitmotiv in tutto l’episodio), danno un’anima iconica al fardello portato ai piedi, sublimata da una lunga inquadratura nel momento in cui vengono tolte. Jax, ad un passo dalla morte, ha trovato nelle parole della madre stessa la forza per abbracciare la volontà del Dio che ha portato sulle spalle per una vita, arrendendosi definitivamente dopo l’ultima, naturale, valutazione di un’alternativa. Il filo sottile che l’ha forgiato e allo stesso tempo fatto a pezzi si è spezzato, scrivendo la parola fine su un legame forte quanto una pulsione sessuale innaturale. Jax, non più zoppicante, ha ripreso la corsa disperata. Su una moto, ora sua. Manco fosse una nuova incarnazione di John.
Antonio Casu
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