Nella vita esistono cose destinate a rimanere stampate perennemente nell’inconscio umano. Assistiamo a eventi, ascoltiamo cronache e storie, respiriamo aria diversa e solchiamo strade tutti i giorni. Viviamo avventure diverse ogni secondo della nostra vita e scopriamo in ciascuno di questi istanti lati nascosti della personalità e del nostro “io”. Dovremmo raccogliere ognuna di queste esperienze e amarle alla stessa maniera perché ciascuna di esse rappresenta una nuova scoperta, un nuovo tassello che può aiutarci a completare il districato puzzle che è la vita. Scoprire se stessi è la maggiore ambizione di ciascuno di noi ma è anche la più grande maledizione, perché delle volte è meglio non sapere. A certi quesiti non dovremmo mai rispondere. La paura per certe risposte trascende le primordiali regole della coscienza umana dimezzando il confine che ci separa dall’essere una belva, o qualsiasi cosa abbiamo mai temuto di essere. Cerchiamo di alleviare questo maldestro conflitto attraverso la poesia, l’amore, l’amicizia, i legami ultraterreni o semplicemente attraverso le parole. Lunghissimi o brevissimi discorsi che ci tatuiamo nel cervello in modo tale da ricordarci perennemente la verità. Quella schifosa e maledetta risposta che bramiamo come non mai ma che odiamo più della morte. Come ogni creatura senziente ho sempre cercato di capire il giusto di una ricerca e ho attraversato tutte le fasi necessarie al raggiungimento della consapevolezza che l’uomo non sceglie di essere ma semplicemente è. Non possiamo optare per essere un diavolo o un angelo ma il libero arbitrio concesso da Dio ci permette di rinnegare la nostra indole e lottare per cambiare, anche se delle volte per vincere bisogna arrendersi. In questo percorso doloroso e irto di insidie Sons of Anarchy ha rappresentato per me molto. Mai avrei pensato che un “oggetto” potesse mai significare per me così tanto. Se qualcuno mi avesse mai detto che una parola o una frase detta da un personaggio immaginario potesse segnarmi per sempre gli avrei letteralmente sputato in faccia. L’orgoglio che caratterizza ciascuno di noi ci spinge a creare un muro contro ogni tentativo di mutamento esterno. Ma come già detto poco fa: molte volte per vincere dobbiamo arrenderci, quindi dobbiamo distruggere con le nostri mani questo imponente muro.
Scrivere di Sons of Anarchy rappresenta per me una sorta di battesimo del fuoco. Da un anno a questa parte ho intrapreso questa strada che mi permette di condividere con voi il mio pensiero sulle mie Serie Tv preferite. Dopo il maledetto finale di SOA l’ispirazione è salita alle stelle e le cose da dire improvvisamente divennero miliardi. Tuttavia questa serie rappresenta un pilastro importantissimo della mia vita e la considero l’esaltazione di un dramma e un esplosione di poesia e retorica.
Non a caso Sons of Anarchy è un moderno rifacimento dell’opera letteraria più celebre e tra le più determinanti della storia: l’Amleto di Shakespeare. Ragion per cui mi sono sempre ritenuto indegno e incompetente di fronte a tale capolavoro. Per farla breve non consideravo adeguate le mie capacità di scrittura per parlarvi di ciò che Sons of Anarchy ha smosso in me. Mentre scrivo di questa poesia seriale sento come se in qualche modo stessi violando l’opera, perché forse solo Shakespeare stesso sarebbe in grado di farlo. Ma quest’oggi di fronte all’ennesimo periodo buio e labirintico della mia esistenza ho deciso di provare a raccontarvi il perché Sons of Anarchy è entrata pesantemente nel mio cuore e del come mi ha cambiato la vita.
Innanzitutto avete presente quelle persone, quegli amori, quelle amicizie che nel momento in cui si manifestano suscitano per voi un piacevole e lussurioso calore casalingo?
In pratica avete mai la sensazione che certe presenze e sentimenti li abbiate sempre avvertiti ma eravate solo in attesa che si fossero manifestati? Per me Sons of Anarchy rappresenta proprio questo. Una poesia che sapevo a memoria ma che non avevo mai letto, un dramma che vivo ogni giorno della mia vita senza essermene reso conto, un peso che ho dentro da sempre di cui non ho mai parlato con nessuno.
Sons of Anarchy non è la mia Serie TV preferita è ma è la mia autobiografia.
Definire in questa maniera l’epopea dei Samcro e del loro bellissimo leader Jax Teller non è un esercizio di narcisismo o una mania di protagonismo ma è il sentimento che io provo verso di lei. Un’opera che si ricongiunge in molti aspetti negativi della mia vita e che mi illumina sul come affrontarli e sul come renderli poesia. Jax che perde l’amato padre perché solo la morte può salvarlo e che vive la sua assenza come una sfida allo spirito di John. La Morte di un genitore che non segna la fine del rapporto ma esattamente un nuovo inizio. Jax rivive il padre attraverso il suo diario e tramite il suo lascito. Egli rivivrà gli istanti migliori e peggiori della sua vita finita tramutandola in un monito per i posteri. Jax parlerà, sbraiterà, litigherà e maledirà il padre come se egli potesse essere ancora tangibile. John continua a vivere attraverso l’estensione di se stesso, quell’opera genuina che un figlio rappresenta. E negli occhi di Jax vedo quella malinconia composta da rabbia e amore che vedo nel mio sguardo quando penso che io e lui siamo vittime della stessa tragedia e che, inconsciamente, non smetteremo mai di incolpare i nostri genitori defunti per il nostro dolore. Quando la strada reclama una vita, la cupa mietitrice gioisce perché sa di aver preso non soltanto l’anima malcapitato ma anche quella di tutta la sua sfera affettiva.
La strada è una madre che può condurci verso i nostri sogni ma può anche privarci di tutto. E io come Jax lo so bene. Resi orfani dalla stessa brutale strada che si tinge di rosso sangue.
La morte rappresenta in Sons of Anarchy una maledetta e profonda contraddizione. Il carattere bilaterale che assume è mistico. La paura di essa è il più grande degli inganni perché concedersi al suo gelido abbraccio molte volte è l’unica via per il completamento del proprio percorso esistenziale. La morte è luce e ombra al contempo in grado di guidare un anima o di incatenarla per sempre.
Sons of Anarchy ci insegna questo: alcuni di noi muoiono per ricominciare e se capiamo questa lezione diventiamo immortali.
Ma la morte non è l’unica bastarda lunatica che può distruggerci o innalzarci. A essa si contrappone quel sentimento in grado di ucciderci lasciandoci respirare. Quell’arma intransingente e violenta dell’amore. Mentre la falce della signora incappucciata pone fine alle sofferenze l’amore è il deterrente affinché esse possano prosperare. Esso, come la morte, assume un carattere bilaterale che ci rende schiavi della sua assuefazione. Il rapporto burrascoso e tremendo tra Jax e Tara è in realtà la chiave di quel sentimento primordiale che lega due esseri umani. Amare incondizionatamente anche a costo di prendere brutali provvedimenti è il più iniquo dei prezzi da pagare ma anche il più giusto. Perché l’amore non è quel bellissimo e sinuoso percorso enunciato da ben più rosee e frivole opere ma è esattamente quel turbine maledetto e irto di insidie illustrato magistralmente in Sons of Anarchy.
L’amore è una macchina da guerra, una temibile arma!
Le manovre della bugiarda e infame Gemma per fermare il piano di Tara possono sembrare dettate da un amore materno incondizionato ma rappresentano in realtà egoistiche trame. L’esasperata crociata di Tara seppure tragica è l’unica maniera per salvare le anime innocenti e sofferenti di due bambini, papabili e ignare vittime dell’intrigo e della maledizione del mondo Samcro.
Prendere decisioni sofferenti in nome dell’amore verso i propri figli!
Jax capirà a sue spese che l’unico modo per salvare la sua prole è quelli di allontanarli dalla sua sfera e da quella realtà cui il padre John aveva provato a salvarlo. Ma dovrà passare attraverso l’inferno per metabolizzare la necessità di tale prospettiva.
Sons Of Anarchy mi insegna che la coerenza ha un durissimo prezzo da pagare!
Ed è facile affermare che non ci troviamo di fronte ad una classica Serie Tv ma siamo davanti ad una poesia tragica, sublime e maestosa che trasforma la morte in musica, la rabbia in arte e l’amore in arma. Un prodotto che si insinua per sempre nella mente dello spettatore che stravolgerà tutte le sue convinzioni dopo averlo visionato. Perché siamo tutti incoerenti, siamo tutti egoisti e nessuno di noi sa cos’è l’amore per una donna, per una famiglia o per un figlio. Siamo dei mostri vestiti da angeli che si rifiutano di pagare il caro prezzo che la nostra redenzione impone. Siamo bestie da macello in un mondo tetro e senza luce ma che possiamo illuminare attraverso il bagliore emanato da un lucido e insano momento di follia dalla nostra anima.
Jax Teller è un angelo della morte portatore del più pesante dei fardelli che ha deciso di scrollarsi di questo peso immane. È l’uomo che ha chiuso un cerchio e che ha pagato da solo il prezzo della cattiveria di un intero mondo. È una vittima innocente di un losco gioco di potere, ma non vuole tramutarsi in carnefice. È l’ultimo martire della storia di Sons Of Anarchy.
Jax ci insegna ad essere uomini e a stravolgere il nostro destino e ad abbracciare quella malsana ma caritatevole entità mostruosa che la Cupa mietitrice è.
La mia vita non è stata più la stessa dopo Sons of Anarchy perché ora so che posso parlare nuovamente con mia madre, e quando mio figlio mi guarderà negli occhi non vedrà dolore o rabbia ma scruterà un amore incondizionato.
Per Sons of Anarchy non ho applausi, non ho complimenti, non ho parole. Ma solo lacrime che scendono fino alle mie mani insanguinate dopo aver preso a pugni il destino perché prima non sapevo accettare la morte. Prima non riuscivo a credere che essa potesse essere giusta. Prima non sapevo amare. Prima non guardavo mai una foto per cercare risposte. Prima non ero un uomo. Ora si! Adesso ho capito che posso trasformare l’odio in amore.
“Ci sono giorni in cui vieni costretto a prendere decisioni che coinvolgono tutte le persone che ami, a fare scelte che ti cambiano per sempre. A una certa età capisci che essere uomini non vuol dire essere forti o rispettati ma consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni. Un bambino guarda se stesso, si accontenta di soddisfare i propri bisogni, un uomo guarda gli altri e agisce sulle necessità di chi lo circonda. Io mi trovo proprio in quel punto ragazzi, sto per prendere una di quelle decisioni e lei mi guarda con gli occhi del mio passato e dice che sono un codardo, assassino, falso, vuole che io ceda e sfugga come un bambino al compiersi del proprio destino. Ma oggi sarà diverso, oggi sarò l’uomo che mio padre ha cercato di essere, oggi vi renderò fieri di me”
FOREVER SAMCRO
Un saluto affettuoso e sincero alla pagina To be a Samcro – Sons of Anarchy nell’anima che, con passione e amore incondizionato, diffonde contenuti di altissimo livello. Se come me avete amato Sons Of Anarchy vi consiglio vivamente di passarci.
Inoltre colgo l’occasione per augurare buona fortuna al mio grande amico Vincenzo Bellopede per il percorso che sta intraprendendo.
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Tutti gli articoli sopra riportati sono scritti dal professionale e accanito fan di Sons of Anarchy, nonché amico sincero, Davide Settembrini.