2. The lost boy, il momento dell’addio
La folta barba di Opie, il suo giovane viso non ancora solcato da rughe di vecchiaia. La sua delusione, il suo sacrificio per Jax e per la fratellanza. L’impotenza ben vestita da consolazione, per coloro che restano sepolti nell’eternità della loro gioventù. Un’aberrazione dell’ordine naturale degli eventi. Un altro padre (Piney) che non ha potuto allontanare il figlio dalla distruzione e dal caos. La morte di Opie Winston è stata tanto dolorosa quanto inaspettata, tanto brutale quanto poetica.
L’analisi struggente e profonda della nostra Chiara Santi:
“Poche canzoni avrebbero potuto rendere omaggio ad un momento così importante per Sons of Anarchy. Ci è riuscito magistralmente Greg Holden che fa scivolare le dita sulla chitarra e sul piano cantando The Lost Boy. Così come Jax deve lasciar scivolare le sue su quelle dell’amico per l’ultima volta.
Per un sacrificio come quello di Opie le parole non saranno mai abbastanza. Per la sofferenza di Jax e dei membri del club non sarà sufficiente una canzone. Per gli spettatori come noi ascoltare quell’inno di ribellione non servirà a colmare il vuoto lasciato dalla brutalità.
Mentre Jax guarda la fotografia da lasciare sul cuore del suo migliore amico probabilmente pensa ai momenti in cui non c’erano le moto a rombare (ma solo biciclette da pedalare), in cui sorridere ad un obbiettivo era una delle cose più divertenti da fare, in cui un giro in campagna con Opie era la normalità. Ma..
“It’s time, brother”.
Il momento è giunto. Quegli attimi sono passati, quei momenti sono fuggiti. Greg Holden comincia a cantare mentre Bobby stringe a sé Jax, mentre insieme passano davanti all’oracolo di John, mentre nella sala del club tutti si alzano in piedi al loro passaggio.
Il giovane e distrutto presidente dei Sons si avvicina da solo al corpo dell’amico. Si rispecchia in quel sacrificio, in quell’unico modo per uscire nuovamente di prigione. In quell’atto di tirannia e brutalità che ha spazzato via una delle vite più preziose che aveva vicino a sé. La canzone parla di Opie, parla per Opie e manda un chiaro messaggio a tutti.
Chi lo conosceva lo sapeva: la sua non è stata una vita facile. Ha aspettato molti anni, tenendo nascosto il dolore dietro le lacrime (..waited many years, held back the pain behind my tears..). Nei momenti in cui era solo, senza la sua casa, si è fatto dei fratelli. Dei veri fratelli (in that time I was alone, so many years without my home, I made brothers of a different kind instead).
Così Opie canta ai suoi fratelli. Canta a suo padre dicendogli di aver raccolto la sua verità (to gather up his truth). Canta a tutti i presenti sperando che le sue parole e il suo gesto arrivino al cuore di tutti. Una persona che ha visto corruzione, distruzione, morte, avidità (I know there’s greed and there’s corruption, I’ve seen death and mass destruction), ma che fino alla fine è riuscito a non farsi comandare.
And I will not be commanded,
And I will not be controlled
And I will not let my future go on,
without the help of my soul
Opie si è scritto il suo destino, perchè nessuno poteva scegliere per lui. Si è confermato un padre adorato, un figlio devoto, un intrepido fratello e un amico leale” (Chiara Santi)
L’epitaffio accarezzato da Jax ha ora la valenza di un arrivederci. Il vecchio addio al corpo esanime di Opie, muta ora in un ‘a presto‘.
3. John The Revelator, la purezza della verità
Jax inizia a scardinare le certezze arcaiche del club, Jax inizia ad avvicinarsi agli ideali paterni. Il funerale di Donna è l’occasione ideale per porsi in anteposizione ai misfatti del binomio Tig-Clay.
Jackson è una bomba ad orologeria, pronto ad ascoltare la verità di John The Revelator.
L’analisi profonda e scrupolosa di Andrea Lupo:
“Il suono caldo della chitarra accompagna il risveglio di Jax nel cimitero. Suo padre John è con lui, la sua aura oppressa dalle bugie dell’usurpatore Clay e dalla matriarca Gemma inizia a dissolversi grazie alla luce che il principe Jackson emana. Il fondatore caduto dei Samcro non è mai stato così vivo e la sua rivelazione di morte riecheggia fragorosa attraverso questa poetica ed evocativa rivisitazione del capolavoro di Steva Vai. La musica sovrasta il discorso del prete, offuscandolo quasi del tutto. Non importano le ipocrite e finte preghiere dei presenti ma solo la chitarra che accompagna Jax nel suo fiero cammino. Le lacrime che scendono vanno a tempo e tutto sembra fondersi con quella sublime melodia”
La rivelazione di John passa dal custode Piney all’erede Jax: colui che dovrà rivendicare quel trono ingiustamente occupato dal traditore Clay. E quest’ultimo non può far altro che stringere forte a se la sua regina mentre il terrore pervade il suo sguardo rivolto ad un immenso Jax fiero, arrabbiato e forte di oscure verità.
“È il momento di cambiare” dice Piney a Jax. Quest’ultimo dopo un rumorosissimo silenzio annuirà di fronte la tomba di John The Revelator.
“Si”