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Sons of Anarchy 1×01 – L’inizio di una poesia romantica e maledetta

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Siamo all’imbrunire. Le immagini che si presentano davanti a noi sono fioche, sporche. La prima persona che vediamo è un ragazzo con lunghi capelli biondi. Sfreccia in sella a una moto, ha una sigaretta in bocca e l’aria ancora sbarazzina. L’espressione non è proprio tipica di uno che vive nei quartieri alti di New York, ma il suo volto non è ancora segnato dal dolore. Non completamente, almeno. Alle sue spalle sfumano rilievi collinari in serie, davanti a lui una piccola cittadina che ha le tipiche luci da paese. Dai colori variegati ma un po’ spenti, rassicuranti e cupi allo stesso tempo. Si presenta così Jax Teller, un personaggio che arriverà a farci soffrire con lui e per lui al punto di lacerarci l’anima. Entra in un negozio, flirta un po’ con la commessa e poi la sua espressione da guascone cambia in un nanosecondo: un grande incendio cattura la sua attenzione. E lo capiamo subito che non è sorpreso solo dall’incendio in se’, lo capiamo subito che c’è sotto dell’altro. Quel fuoco esteriormente rappresenta il pericolo imminente, la probabile azione lesiva di una gang rivale. Più in profondità, però, è l’incendio interiore che brucia dentro Jackson Teller, il dubbio amletico che ci porteremo dentro assieme a lui per sette lunghe stagioni. Un dubbio che lo logorerà, e che farà sfiorire molto in fretta l’aria sbarazzina con cui si è presentato nelle nostre vite.

Sons of Anarchy, pilot (640×360)

Comincia così Sons of Anarchy. Comincia così una delle serie televisive più poetiche che siano mai state scritte, una pietra miliare della televisione che ha ricevuto fin troppi pochi riconoscimenti. Una serie che non perde troppo tempo e ci proietta subito nell’anima tormentata del protagonista: il vero viaggio si svolge lì. Jax fa parte dei Samcro, un gruppo di motociclisti che inizialmente, scopriremo, si proponeva tutt’altri obiettivi e che oggi è principalmente dedito al controllo della città, al traffico di armi, all’amministrazione del territorio. Hanno un club in cui si riuniscono per prendere le decisioni, la loro attività ufficiale riguarda un’officina meccanica che funge da lavoro di copertura per le varie attività illegali che svolgono, e che cresceranno sempre di più nel corso della narrazione. Jax è il principe, l’erede al trono attualmente occupato da Clay Morrow, padre putativo del giovane e compagno della madre Gemma, una regina del male meravigliosamente scritta e divinamente interpretata da Katey Sagal. Jax aveva anche un fratello, morto preocemente. Jax aveva soprattutto un vero padre, quel John Teller che si fa subito figura mistica, narratore di una storia che sarebbe dovuta essere diversa da quella che stiamo vedendo. E che lui spera possa ancora essere diversa. Ha lasciato in eredità a Jax un manoscritto.



“”Vita e morte dei Samcro. Come si sono persi i Sons of Anarchy. Di John Teller” “Per i miei figli Thomas, che già riposa in pace e Jackson. Che possano ignorare il caos di questa vita”

Sons of Anarchy, pilot

Un manoscritto che Jax proverà a ergere a bussola morale della sua esistenza. Un manoscritto che gli farà porre tante domande: prima tra tutte, chi sono davvero i Sons of Anarchy? Una domanda troppo scomoda, che Clay e soprattutto Gemma non vogliono che Jax si ponga. E’ troppo pericoloso. Jax racconta alla madre del manoscritto trovato e del fatto che il traffico di armi, suo padre, lo vedeva come una forma di ribellione sociale, non certo come un business illegale. La matrona, da abile manipolatrice risponde al figlio che ” “Eravamo ragazzi, tuo padre diventò un uomo e gli uomini fanno business” e poco dopo mette in guardia il compagno Clay – che già aveva drizzato le antenne quando Jax gli aveva chiesto se si potessero cercare ‘fonti di guadagno alternative’ – sul fatto di far ‘rinsavire’ Jax, di tenerlo sotto controllo, per far sì che segua ‘il padre giusto‘ e non quel rammollito del compianto John. Compianto da tutti, non da Gemma.



“Non voglio che il fantasma di John Teller rovini e distrugga quel che abbiamo costruito” (Gemma Teller)

Quel che hanno costruito è un piccolo impero criminale. Piccolo ma ambizioso, col prospetto di diventare sempre più grande. I Samcro prendono a pugni i membri delle gang rivali se si mettono sulla loro strada, usano la violenza come forma di minaccia e nel peggiore dei casi anche come misura operativa senza prove d’appello: all’occorrenza, sono disposti anche a uccidere. Ma non c’è solo il male ad albergare nel club, dove i membri si riuniscono attorno a un tavolo con Clay a capo e Jax al suo fianco ogni volta che devono discutere qualche questione dirimente. I Sons ci sembrano sin da subito anche e soprattutto un grande gruppo di amici. Molti di loro sono persone di cuore, che darebbero qualsiasi cosa per l’altro. Il club è veramente una famiglia. Una famiglia certamente disfunzionale, ma in cui, scopriremo presto, non è tutto da buttare.

Non tutti sono d’accordo con la politica ambiziosa e sempre più votata a un’evoluzione criminale portata avanti dal leader Clay, anzi. Molti non sono convinti di andare oltre una certa soglia, ma sono pur sempre soldati: eseguono. E il dubbio amletico di Jax sta proprio in questo, sin dall’inizio: sente che c’è margine per cambiare le cose, sente che se prendesse lui il potere un giorno potrebbe mettere un freno al declino morale del suo club. Sente che suo padre, che gli parla tramite degli scritti, in fondo ha ragione. Ma per il momento pende ancora troppo dalle labbra di Clay e si fida di lui, come un ragazzo che ha perso il padre troppo presto si fida di chi lo ha accudito e cresciuto.

Sons of Anarchy, pilot

La vita di Jax però non è solo club. La sua ex, Wendy, è incinta. E purtroppo è anche una tossicodipendente. Va in overdose di anfetamine e bisogna anticipare il parto. Il bambino nasce prematuro e con varie patologie, una all’addome e una lacerazione cardiaca. Di speranze ce ne sono poche, bisognerà intervenire con un intervento disperato sul cuore. Non più del 20% dice Tara, un personaggio che ci viene presentato come la dottoressa dell’ospedale di Charming. Dagli sguardi intensi che si scambia con Jax, però, capiamo che è molto di più: Tara è un amore mai sopito, interrotto solo dalle circostanze.

Jax va a malmenare chi ha venduto anfetamine alla sua ex, ma per il resto sembra quasi disinteressato alle sorti del figlio. La verità è che ha una paura fottuta. Ed è lì che Gemma mostra la sua natura di matrona, ma anche il suo forte attaccamento alla famiglia: Jax sembra rassegnato a perdere il figlio, Gemma gli ricorda i suoi doveri di padre e lo sveglia con uno schiaffo in faccia, dicendogli di andare a vedere Abel e sostenerlo.

Il primo paragrafo di Sons of Anarchy si avvia quindi ai suoi titoli di coda, mentre ci vengono presentati altri personaggi come Opie, il migliore amico di Jax che è combattuto tra vivere una tranquilla vita in famiglia e il ritorno nei Samcro (alla fine cederà), Bobby e Chibs, fido braccio destro del giovane Teller. Durante uno scontro con una gang rivale Jax mostra come per lui uccidere non sia ancora un optional, una cosa che fa a cuor leggero.

In una puntata che ci anticipa in maniera finanche troppo controllata quelli che saranno i tormenti del giovane Teller, alla fine arrivano le buone notizie. Perchè questo è quel che fa Sons of Anarchy, sempre: ti manda all’inferno e poi con un colpo di spugna arriva a scaldarti il cuore. Abel è salvo, Jax e Tara si abbracciano e sono lì lì per baciarsi ma poi Tara vede che il suo amato è tutto sporco di sangue e lo allontana dicendogli di andarsi a dare una ripulita.

E se fino a quel momento la colonna sonora era stata più spinta, nel finale le cose si fanno più placide. Parte leggiadra in sottofondo “Can’t Help Falling In Love” di Elvis, mentre sul nostro schermo si susseguono frame contrastanti: Bobby che si esibisce come Elvis davanti a un pubblico annoiato, Jax che si ripulisce, Tara che guarda amorevolmente il figlio di Jax con aria sospettamente materna, Wendy che va in codice rosso dopo che poco prima la perfida Gemma le aveva passato una siringa per uccidersi. E poi ancora foto di John Teller sparse sul letto di Jax, e Jax che finalmente ha il coraggio di andare a vedere il bambino. Il ragazzo si commuove, finalmente si libera, e sua madre gli si affianca dicendogli “E’ perfetto“, con Clay che spunta sinistro come un’ombra alle spalle.

Il finale perfetto di una prima puntata in cui le ultime immagini a scorrimento continuo ci danno la fotografia di quel che sarà Sons of Anarchy: una serie in cui mentre meravigliose musiche rockeggianti ci avvolgono, amore e morte ballano un lento.