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Space Force non poteva e non doveva accontentarsi di essere una comedy “carina”

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Nello scantinato di un condominio un manipolo di sfortunati dipendenti di una mega-ditta è costretto a guardare film d’autore durante un improbabile cineforum. Una sera, uno dei partecipanti costretto a guardare l’ennesima proiezione anziché godersi la partita nella comoda poltrona di casa sua decide di salire sul palco per dire la sua. Nel silenzio più incredibile il coraggioso impiegato esprime il suo pensiero: “per me… la Corazzata Kotiomkin… è una c***ta pazzesca!” ricevendo una standing ovation di ben novantadue minuti d’applausi.
Una delle più iconiche sequenze del cinema italiano, fautrice di meme incredibili spammati ogni dove sul web, a quasi cinquant’anni di distanza potrebbe riassumere il pensiero di molti dei telespettatori che hanno visto Space Force. Ma è davvero così? Ovviamente no. La workcomedy targata Netflix non è una c***ta pazzesca, ci mancherebbe. Ma nemmeno il gioiellino che avrebbe potuto e dovuto essere.

Per restare in tema Secondo tragico Fantozzi, proviamo a vedere quale profondo giudizio estetico possiamo ricavare da Space Force partendo col dire che la sitcom è l’ottava serie televisiva che ha come protagonista, o comunque tra i protagonisti, Steve Carell. Il comico americano, considerato dalla rivista Life come “l’uomo più divertente d’America”, infatti, tralasciando la sua quindicinale partecipazione al celeberrimo Saturday Night Show, nella sua carriera ha partecipato, dalla meno recente alla più recente, a The Dana Carvey Show (otto puntate nel 1996), Over the Top (dodici episodi nel 1997), Watching Ellie (sedici episodi su 19, tra il 2003 e il 2004), Come to Papa (quattro episodi nel 2004), The Office (142 su 188 episodi, dal 2005 al 2011), Web Therapy (tre episodi su 44 nel 2013), The Morning Show (sedici episodi su 21, dal 2019 al 2021) e Space Force, attualmente in produzione anche se al momento non si hanno notizie su una possibile terza stagione.

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Tolte le prime, praticamente sconosciute al grande pubblico, il successo televisivo di Carell è tutto dovuto a The Office, successo poi confermato in The Morning Show che però è un drama. Un successo più che meritato, chiaramente, ma, come spesso accade in ambito televisivo, il successo può diventare un’arma a doppio taglio, come in questo caso, dato che ha creato attorno a Space Force aspettative piuttosto alte insieme a un hype esagerato. Il pubblico televisivo di Carell ha il palato fine, ormai, ed è rimasto sconcertato se non addirittura deluso dalle 17 puntate, distribuite su due stagioni, andate in onda nel 2020 e nel 2022.

Come sempre i giudizi, sia di pubblico che di critica, sono estremi: si passa dal “capolavoro assoluto” alla “ca***ta pazzesca” di fantozziana memoria, senza troppe sfumature. C’è chi la ama e chi la detesta, senza vie di mezzo. Naturalmente, come dicevano gli antichi, in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo. Space Force non è un capolavoro, certamente, ma nemmeno una schifezza totale. Ha pregi e difetti, un po’ come la maggior parte dei programmi televisivi.
Forse un grosso abbaglio è stato preso, dal pubblico e dalla critica, quando ha cominciato a circolare la voce di questa nuova serie, annunciata come il nuovo capolavoro del tandem Steve Carell – Greg Daniels i quali avevano già lavorato insieme proprio in The Office. Quasi spontaneo fare il paragone con la sitcom andata in onda quasi quindici anni fa. D’altro canto sia Carell che Daniels sono un attore e uno sceneggiatore entrambi di prima categoria.
Ma tra The Office e Space Force c’è un abisso, nel bene e nel male, e le due sitcom hanno veramente poco o niente altro in comune, a parte il protagonista e lo sceneggiatore, appunto.

Space Force 2 - prime immagini 5

Dunque, le aspettative verso Space Force erano forse troppo alte? Decisamente. Ma non solo per quanto accennato precedentemente. Il cast è eccellente: John Malkovich, Ben Schwartz, Fred Willard, Jimmy O. Yang, Lisa Kudrow sono alcuni tra i più conosciuti comedian artist presenti. Lo staff di sceneggiatura di prim’ordine. La regia, poi, è stata affidata a registi di esperienza che danno un taglio più cinematografico al tutto. Persino la colonna sonora, affidata a un due volte candidato Oscar, è maestosa. E i temi presenti all’interno della serie sono contemporanei e decisamente interessanti, divertenti, ironici ma anche dotati di un certo spessore. Quindi? Cosa non ha funzionato? Sarebbe esagerato dire tutto ma non sarebbe tanto lontano dalla verità. Diciamo che Space Force ha il grosso difetto di voler dire tanto, forse troppo, ma di farlo in maniera superficiale, senza alcun particolare approfondimento. Qualcuno potrebbe obiettare che una sitcom non dovrebbe sempre avere la pretesa di esser profonda, che dovrebbe far ridere e non pensare. D’accordo, però il tutto avrebbe dovuto essere strutturato in maniera differente.

Un esempio, per dare un’idea. La questione politica presente non soltanto con i riferimenti palesi, seppure non vengano mai nominati apertamente, alla coppia presidenziale Donald e Melania Trump ma anche con la caratterizzazione di alcuni esponenti di spicco della Camera come la deputata più giovane mai eletta, Alexandra Ocasio-Cortez o la Speaker, Nancy Pelosi. Se inizialmente si ha l’impressione che Space Force possa avere una vena satirica e il dente avvelenato verso la classe dirigente del Paese, essere una critica contro il militarismo e la forsennata spesa per la corsa agli armamenti, e le riunioni dei Capi di Stato Maggiore riuniti delle sei forze armate statunitensi sono abbastanza esplicite in merito e sembrano voler proprio andare in quella direzione, man mano che le puntate passano questa impressione passa lasciando spazio, per esempio, ai problemi di natura sessuale del Generale Naird.
Oppure il visto e rivisto rapporto genitoriale tra lo stesso Naird e la figlia, adolescente ribelle, in cerca di se stessa che smania di fare da sola ma non appena si trova di fronte alle conseguenze delle proprie scelte chiama papà che corra a salvarla.
O ancora il rapporto tra il generale a quattro stelle e il suo scienziato capo, un rapporto conflittuale all’inizio di ogni puntata che però si risolve al termine con uno che impara qualcosa di nuovo dal mondo dell’altro (solitamente il generale che impara a essere meno rigido e a cercare di aggirare i regolamenti per un bene superiore).

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Gli esempi, che potrebbero proseguire su questa falsariga, denotano quasi una sensazione di stanchezza. O forse una mancanza di brillantezza. Praticamente la stessa cosa anche se vista da due prospettive differenti.
Si è cercato di fare qualcosa di nuovo e di più moderno utilizzando scenografie e CGI di livello superiore, decisamente sopra la media. Eppure il risultato è come una spina di pesce ferma nel gargarozzo, impossibilitata ad andare giù né tanto meno a tornare su.
Space Force ci prova, indubbiamente, a essere di un’altra categoria. Ma non ci riesce. Non è carne né pesce risultando se non proprio indigesta incapace di spiccare come un piatto eccellente in un vasto menù come quello seriale. Il paragone con The Office è ingiusto e soprattutto fuori tempo perché quindici anni sono un’era geologica nel mondo della tivù.
Eppure, come detto, le aspettative erano dannatamente alte. Se nella prima stagione le cose potevano sembra quasi un esperimento nella seconda ci sarebbe aspettata una correzione di rotta che non è avvenuta. Dando a tratti, anzi, l’impressione di essere piuttosto confusa.

Con tutto quello che porta con sé, cast, regia, musiche e sceneggiatura, Space Force doveva dare di più e non limitarsi al compitino scolastico striminzito da “è intelligente ma non si applica, potrebbe fare di più“.

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