Squid Game non solo è stata la serie evento del 2021, ma ha anche aperto le danze ad un vero e proprio terremoto tra le piattaforme. Visto il potenziale di viralità dei prodotti sudcoreani, Netflix in primis ma non solo, ha deciso di investire abbondantemente in chiave asiatica. Inoltre, è verosimile pensare che ci sia un prima e un dopo Squid Game, perché dal rilascio della serie a oggi, sembra quasi che tutto sia stato ancora più frenetico di prima: cambiamenti, nuovi provider e nuove tipologie di pubblico, e tutto questo comporta una sempre maggiore attenzione ai trend e alla poliedricità delle piattaforme, oltre che a un continuo e vertiginoso aumento, in generale, della produzione. Squid Game è una serie tv sudcoreana ideata, creata e scritta dal regista Hwang Dong-hyuk, prodotta dalla casa di produzione Siren Pictures e distribuita a livello globale da Netflix. La serie venne distribuita il 17 settembre 2021, dopo anni e anni di lavoro sulla trama e sulla struttura complessiva, ripagando sicuramente il lavoro di Hwang e, bisogna riconoscerlo, riscrivendo la storia delle serie a livello internazionale, bruciando ogni record d’ascolto precedente.
Ma da dove arriva Squid Game?
Come ogni grande idea da un milione di dollari, anche nel caso di Squid Game l’idea comincia a balenare molti anni prima nella mente di Hwang Dong-hyuk, che trae diretta ispirazione da una miriade di prodotti appartenenti alla cultura giapponese e alla letteratura distopica, oltre che, in un certo senso, alla sua diretta esperienza di vita. Procediamo per gradi: innanzitutto, Hwang racconta che l’idea gli venne durante un periodo buio della sua vita segnato dall’instabilità economica, in cui viveva con sua madre e sua nonna, dopo che si vide costretto a vendere il suo computer per 500 won per riuscire a sopravvivere. Hwang sostiene di aver passato la maggior parte del suo tempo, in quel periodo, a bere caffè e leggere manga e libri giapponesi, con lo scopo di incrementare il proprio bagaglio culturale ai fini della realizzazione di Squid Game. Questo denota il fatto che l’autore avesse già in mente il percorso che la sua serie avrebbe dovuto seguire, solo serviva spaziare il più possibile tra le varie “fonti”, per restituire uno stile il più possibile originale al prodotto. A primo impatto, il pubblico ha notato una forte somiglianza con il film Hunger Games, ma rispetto alle altre similitudini di cui è stato “accusato”, Hwang si è sempre difeso sostenendo di aver partorito il concept iniziale di Squid Game nel lontano 2008, ben quattro anni prima rispetto al film di Gary Ross. Ciò che invece risulta palese, ed è stato confermato a più riprese dall’autore, è che la serie ha tratto diretta ispirazione da capolavori della cultura pop giapponese come il film Battle Royale e il manga Liar Game.
Il legame con la sfera infantile
Hwang è stato geniale nell’individuare un punto di congiunzione ideale tra la sua esperienza di vita diretta e gli esempi di cultura giapponese sopracitati: la sfera dell’infanzia. Innanzitutto, è un espediente che riesce a far virare la referenzialità della serie sulla tradizione sudcoreana, in secondo luogo, l’infanzia è un tema di immediata comprensione e successo, come insegna, per esempio, Stringer Things, perché permette al pubblico direttamente tirato in causa, in questo caso quello sudcoreano, di riconoscere un punto di riferimento solido nei canoni della serie, al di là del fatto che la trama piaccia o meno. Hwang ha commentato le reference di Squid Game alla sfera infantile sostenendo di aver sempre avuto in mente di scrivere una storia che potesse dare l’idea di un’allegoria del passato, rivisitando lo schema di una favola in chiave moderna, con particolare riferimento alla società capitalista. Nella mente di Hwang sono sempre stati in piedi questi due poli opposti: da una parte l’attaccamento alla cultura popolare del proprio paese, d’altro canto la volontà di esprimere una critica il più possibile estrema alla società in evoluzione. Da qui nasce l’idea della competizione in Squid Game, che estremizza la competitività generata dal capitalismo occidentale. Per quanto riguarda l’esperienza diretta, l’autore afferma di aver puntato ad utilizzare personaggi comuni, abituati alla povertà e a dover fronteggiare problemi economici nel quotidiano, ma il più possibile lontani dalla violenza espressa all’interno del gioco.
Ed in effetti il risultato è proprio questo: in Squid Game i personaggi sono già addestrati, in un certo senso, alla sopravvivenza, ma per poter vincere l’ambito premio devono adattarsi alle condizioni estreme del gioco, ma nonostante tutto decidono di non abbandonarlo. D’altro canto, per evitare di complicare inutilmente il senso della serie, Hwang sostiene di essersi servito dei tipici giochi coreani proprio per la loro semplicità e immediatezza, e la vera arma in più è stata il riuscire ad adattarli a condizioni estreme, per renderli più credibili, ma dal punto di vista dell’intrattenimento, lo spettatore non dovrà deconcentrarsi nemmeno per un secondo per comprendere le regole del gioco.
Squid Game: un miracolo dopo mille difficoltà
Dopo aver scritto una prima versione cinematografica di Squid Game, Hwang ha avuto più di qualche difficoltà nel riuscire a vendere il suo progetto a una casa di produzione. Inizialmente il regista puntò tutto sull’ambito local, sicuro di essere riuscito a mettere insieme il giusto mix culturale/critico per convincere qualche casa di produzione sudcoreana a investire sul progetto. Ma non fu affatto così. Per diversi anni, Hwang propose il progetto alle principali emittenti televisive in Corea del Sud, trovando continuamente risposte negative per via della natura violenta e controversa della trama. La vera svolta arrivò quando Hwang decise di convertire l’intero concept a un formato per una serie televisiva, andando dunque sia a diversificare la struttura, rispetto per esempio a film come Battle Royale e Hunger Games, appunto, sia a “ammorbidire” l’esibizione della violenza, che in un film sarebbe stata troppo concentrata, mentre in una serie deve necessariamente lasciare spazio allo sviluppo dei personaggi e delle loro storie. Dopo non molto tempo, la casa di produzione Siren Pictures decise di sostenere il progetto, presentandolo a Netflix e riuscendo facilmente a convincere il colosso americano a distribuire la serie. Il successo è stato immediato, una volta realizzato il concept definitivo, ma la strada percorsa da Squid Game è stata molto più impervia di quanto si pensi. Netflix ha riconosciuto il potenziale della serie di Hwang vedendola molto bene su scala internazionale, individuando proprio nella estrema critica al capitalismo un punto d’incontro perfetto per il pubblico di tutto il mondo. Squid Game ha così raggiunto il successo partendo da un’idea, un’idea folle, ma talmente forte da non fermarsi mai di fronte a nessun ostacolo.