Quando si tratta di temerarietà, nessuno (o quasi) può battere la famiglia Gallagher. Undici stagioni di Shameless ce l’hanno insegnato: che si tratti di rubare un’ambulanza, entrare nel traffico di droga o semplicemente prendere una scatoletta di tonno in più al supermercato senza essere visti, i Gallagher non si fermano davanti a niente. O quasi. Chi ha visto Shameless sa che, alla fine, la nostra amata famiglia ce l’ha fatta, in un modo o nell’altro.
Oggi però non siamo qui a bearcene, tutt’altro: nel nostro personalissimo universo Frank Gallagher e i suoi figli sono alla canna del gas. Che più in basso di così si muore. E quale modo migliore per dare una volta alla propria vita se non attraverso un gioco? A tutti piace giocare, in fondo, e se c’è una cosa che abbiamo imparato è che la famiglia Gallagher sa divertirsi. Così, un po’ a caso e un po’ senza pensarci, i Gallagher tentano di svoltare partecipando ad una gara dove non vince il migliore, ma quello che non si ferma davanti a nulla: una nuova edizione di Squid Game. Così, de botto, senza senso. O meglio, il senso c’è. Vediamo un po’ cosa combinano.
Anche se un po’ malconci, stanchi e acciaccati dalla vita i Gallagher ci sono tutti. Solo Franny e Liam sono stati lasciati a casa: un po’ perché l’aereo costa (un viaggio in Corea del Sud non è proprio economico) un po’ perché non si sa mai con loro. Chi assicura ai Gallagher che la piccola Franny non decida all’ultimo di mettersi a giocare con le formine? O peggio, si mangi un biscotto a forma di stella? E se da una parte è divertente immaginare scenari alternativi (come una Squid Game doppiata in romanesco) dall’altra Franny non si tocca. La loro principessa preferita amerà anche tenere in mano una pistola, ma rimane una principessa.
Solo Mickey ha qualche dubbio. Non ha neanche tentato di capire dove si trovi effettivamente il luogo in cui si stanno recando, sarebbe inutile: per lui Chicago è il mondo intero. Al di fuori, non c’è niente. Eppure non è convinto fino in fondo, anche se ringrazia il cielo di non essere stato costretto a portarsi dietro il padre. Fosse dipeso da Terry avrebbero già vinto. Due pugni a destra, due a sinistra, e squillano le trombe. Almeno, così se lo immagina. Ma i soldi servono sempre (per quanto faccia un po’ fatica a fare il cambio valuta), soprattutto ora che non è più da solo. Ben venga qualche giochino, pensa. Tornerà a casa con le tasche ricolme e la pancia piena di tteokbokki, qualunque cosa sia. Ian, Debbie e Liam sono più pragmatici. Sanno che, teoricamente, solo una persona può vincere. Si sentono fin troppo svantaggiati, limitati, reclusi per tutta una vita in un macroverso che appartiene solo a loro: catapultati in un mondo che non conoscono si sentono persi. Ma ai Gallagher perdere, in qualsiasi ambito della vita, non piace. E soprattutto una cosa è ben chiara: non si lascia indietro nessuno. Se dovranno radere il luogo alle fondamenta per uscirne incolumi, lo faranno senza battere ciglio.
Frank è preoccupato. Si mangia il fegato (o quello che rimane al suo posto). Non ha paura per sé, tantomeno per la sua famiglia. Sappiamo molto bene che Frank non è il miglior padre del mondo. Si gratta la fronte con la mano che trema e pensa, rimugina ma non arriva da nessuna parte: dove la trova una birra in tutto questo casino? Ce l’hanno l’alcol in Corea? Frank non lo sa, ma se lo augura. Se fosse costretto a corrompere una guardia per ottenere qualcosa da bere, lo farebbe (auguri a riconoscerla, Frank). Lip, dal canto suo, non sa nemmeno da che parte girarsi. Vorrebbe una sigaretta ma all’interno non si può fumare. In altre circostanze non gli importerebbe, ma chissà come qualcosa lo fa desistere. Saranno le tute identiche, i colori accesi o l’atmosfera apparentemente tranquilla. In ogni caso a Lip il silenzio non piace. Vuole il rumore, il fumo, la corsa. Forse, pensa, se si tratta di sistemare la marmitta di qualche moto potrebbe anche farcela.
La verità nuda e cruda è che i Gallagher non sanno proprio niente. Per loro la Corea del Sud è sinonimo di qualcosa di esotico, misterioso e totalmente irrilevante: cosa importa, pensa la povera Debbie, quando si deve portare il cibo in tavola? E soprattutto, dove diamine sono finiti? E’ tutto troppo pulito, spazioso e in ordine. I Gallagher in questo sono come topi: cercano gli angoli, gli anfratti dove infilarsi velocemente e senza dare troppo nell’occhio. Il problema è che qua dentro non importa che cosa tu faccia, sembra di essere costantemente osservati. Quanto vorrebbero che ci fossero Kevin e Veronica, anche solo per tirare un po’ su tutti di morale. E invece c’è silenzio, interrotto solamente da Frank che sproloquia su come la comunità asiatica stia tentando di conquistare il mondo. Si sa, ormai non lo ascoltano più.
E poi, cosa vuol dire giochi per bambini? La cavallina, nascondino, una gara di velocità? Fiona ha insegnato ai fratelli un pò di tutto, dal far funzionare una lavatrice senza sportello al racimolare soldi per “aiutare i bambini più bisognosi”, ma niente che possa servire in una situazione del genere. Squid Game, il gioco del calamaro. Se si tratta di sparare al mollusco, pensa Carl, allora hanno qualche speranza.
In men che non si dica sono davanti a una porta chiusa. Non sanno cosa c’è dall’altra parte, eppure non interessa: sanno che qualsiasi cosa dovranno affrontare, sarà sempre meglio di ciò che li aspetta a casa. Quasi quasi sentono di potercela fare: perché un po’ di manualità, unita alla mente geniale di Lip e all’inesauribile ottimismo di Ian, non dovrebbe giocare a loro favore? Si sentono dei rumori meccanici, uno spiraglio di luce dall’entrata. Ecco, ci siamo. In qualunque modo finisca, saranno insieme. Un attimo, solo un attimo…
Per l’amore del cielo, Frank, stacca la bocca dalla bottiglia e vieni a darci una mano!