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La Classifica di tutti gli 11 film di Star Wars, dal peggiore al migliore

L'iconico villain della saga di Star Wars Darth Vader
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“A long time ago in a galaxy dar, far away…”. Un incipit che ha dato vita a una storia incredibile. Era il 1977 quando, per la prima volta, gli spettatori venivano introdotti a questa galassia lontana lontana, che sarebbe divenuta una delle più amate delle storie del cinema. Da quel momento sono passati quasi 50 anni, e il franchise di Star Wars rimane uno dei più vivi, e più seguiti, dell’intero mondo dell’intrattenimento. Col tempo la produzione si è espansa: dal grande schermo alla carta, fino alla televisione e ai videogiochi. Oggi quello di Star Wars è un universo complesso (della cui situazione attuale qui potete trovare un bilancio), con una storia che, tra alti e bassi, è estremamente ricca e vivace.

Proviamo, dunque, a fare un po’ di ordine all’interno della vastissima produzione legata al franchise nato dal genio di George Lucas. Nel dettaglio, tenteremo di avventurarci nell’ardua impresa di stilare una classifica relativa ai soli film di Star Wars. Dalle tre trilogie che compongono il canone principale agli spin-off che offrono delle side stories davvero interessanti. Lasciamo fuori le serie tv, oggi comparto principale della produzione del franchise, considerando che la presenza al cinema manca dal 2019. Un compito per nulla semplice, ma ci piacciono le sfide complicate. Cominciamo, dunque, questo viaggio nella meravigliosa galassia lontana lontana che da quasi cinquanta anni ci ha rubato il cuore. Vi proponiamo, in aggiunta, anche le 15 citazioni più iconiche dell’intero franchise.

11. Ultimo posto per l’ultimo film di Star Wars: L’ascesa di Skywalker

Billie Lourd recita al fianco di sua madre Carrie Fisher
credits: Lucasfilm

Cominciamo dalla fine. Da quello che, ad oggi, è l’ultimo film del franchise uscito nelle saghe cinematografiche. E forse ciò spiega molto del sentimento attuale dei fan verso l’universo espanso creato da George Lucas. Al netto delle serie tv, che si sono alternate tra troppo frequenti alti e bassi, è chiaro che i lungometraggi costituiscano un po’ il cuore dell’intero franchise, e L’ascesa di Skywalker ha messo la parola fine all’ultima trilogia (che comunque ha regalato momenti molto interessanti) in modo un po’ sbadato.

Una chiusura che non è piaciuta a molti. Sul banco degli imputati è finita soprattutto la sceneggiatura, piena di rimpasti da dinamiche già viste in passato che hanno privato il film di una sua piena identità. La delusione riguarda principalmente questo aspetto, anche perché esteticamente Star Wars: L’ascesa di Skywalker è davvero un gran bel film. D’altronde, l’aspetto visivo non è mai strato un gran problema per la saga, specialmente oggi che i prodotti godono di enormi budget per la loro realizzazione. Come detto, però, le problematiche sono legate specialmente alla scrittura, e a una conclusione che avrebbe dovuto dare maggiore lustro a una trilogia sicuramente controversa e non priva di criticità, ma che nei due capitoli precedenti è riuscita a brillare maggiormente.

10. L’anello debole della seconda trilogia: L’attacco dei cloni

L'iconico Obi-Wan Kenobi interpretato da Ewan McGregor
credits: Lucasfilm

Andiamo avanti e cambiamo trilogia. Prima di Star Wars: L’ascesa di Skywalker, e quindi per parecchio tempo, L’attacco dei cloni è stato a larga maggioranza considerato il film più debole del franchise. E in realtà il giudizio su questo secondo capitolo della seconda trilogia (la prima nella linea temporale dell’universo narrativo, ma noi useremo i riferimenti relativi agli anni di uscita dei film) è molto vicino a quello espresso nel paragrafo precedente. Con una sottile, ma decisiva, differenza che ne giustifica la posizione più in alto in classifica. L’ascesa di Skywalker ha avuto il demerito di chiudere male la propria trilogia di riferimento. L’attacco dei cloni, invece, ha avuto la fortuna di essere un secondo capitolo, parzialmente riscattato da La vendetta dei Sith, che ne ha sicuramente migliorato il ricordo con gli anni.

Anche qui troviamo una situazione simile a quella de L’ascesa di Skywalker. E che si ritrova, sostanzialmente, in tutti i film deludenti di Star Wars. Confezionata bene, la pellicola mostra il fianco dal punto di vista narrativo. Qui aleggia, più che altro, una certa confusione, dovuta anche al ruolo transitorio del racconto, che ha il compito di proiettarci verso il terzo capitolo e la tanto attesa conversione di Anakin al lato oscuro della Forza. Ne L’attacco dei cloni, dunque, si riprendono le fila del tessuto tracciato con La minaccia fantasma e si poggiano le fondamenta per La vendetta dei Sith. Questa dimensione di passaggio, però, pesa sul singolo film, che sicuramente assume tutta un’altra dimensione se considerato nell’ottica globale della trilogia, ma quando preso singolarmente mostra una debolezza difficile da ignorare.

9. Uno spin-off che non convince a pieno: Solo: A Star Wars Story

Un giovane Han Solo in Solo: A Star Wars Story
credits: Lucasfilm

Nel 2016 il franchise di Star Wars si è aperto ai film spin-off, inaugurando quella che sembrava poter essere una tendenza vincente. In effetti, il primo progetto di questo nuovo filone, Rogue One, fu un successo incredibile. Due anni dopo, dunque, l’attesa per il secondo “A Star Wars Story” era alle stelle. Non solo perché il dolce ricordo di Rogue One era ancora ben nitido. Ma anche, e soprattutto, perché al centro della storia c’era uno dei personaggi più amati di sempre della storia: Han Solo. Come ben sapete, però, non tutto è andato secondo i piani.

Solo: A Star Wars Story, si è rivelato un film abbastanza deludente. Hanno pesato, sicuramente, le alte aspettative della vigilia. Un elemento che, quando si parla di Star Wars, suona come una condanna: basti pensare a Obi-Wan Kenobi e The Book of Fett. Il film in sé, però, ci ha messo del suo, perché è vero che rispettare le altissime aspettative della vigilia era oggettivamente difficile, ma è altrettanto vero che si poteva fare molto meglio. Soprattutto dal momento che l’elemento più complicato, ovvero il casting del protagonista, era stato azzeccato.

Alden Ehrenreich se la cava benissimo in un ruolo estremamente ingombrante, dando vita a un Han Solo molto credibile e godibile. Il problema maggiore del film è, ancora una volta, sul versante narrativo. La storia regge moltissimo sul suo protagonista, ma consuma il pur enorme credito di Solo, non riuscendo così a mantenere costante la tensione. Non rimane granché della visione di Solo: A Star Wars Story e, a differenza di quanto accaduto con Rogue One, lo spin-off non riesce a impreziosire la saga, fallendo, dunque, nel suo scopo principale. Da qui, dunque, la delusione per quello che, ad oggi, è l’ultima side story cinematografica dell’universo di Star Wars. Aspettando l’atteso film conclusivo di The Mandalorian.

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