Ultimamente si sente parlare quasi solo di Stranger Things. Prodotta da Netflix, che ha rilasciato tutte le otto puntate venerdì 15 luglio, è la serie rivelazione dell’anno 2016.
Il plauso ricevuto dalla critica e dal pubblico ha fatto sì che, in tempo di record, sia già stata ordinata una seconda stagione, nonostante gli showrunner, i fratelli Duffer – Matt e Ross – abbiano dichiarato che la serie era pensata come autoconclusiva e che quindi la prossima stagione sarà più un sequel, in cui verrà meglio esplorata la mitologia della serie.
E proprio i fratelli Duffer sono gli autori di questa meraviglia, che punta su una certa nostalgia degli anni ’80 con la sua letteratura e cinematografia dell’orrore e del fantascientifico. Chiari infatti sono i riferimenti ai migliori romanzi di Stephen King, tanto che lo stesso scrittore – che ha visto la serie – ha apprezzato il paragone. Non mancano ovviamente le citazioni ai film di Steven Spielberg, in modo particolare a ET: basti pensare che il rapporto tra Eleven e Mike all’inizio ricorda molto da vicino quello tra l’alieno ed Elliot. Senza nominare il fatto che l’attrice protagonista, Winona Ryder, è stata un’icona degli anni ’80 e ’90.
Ma com’è nata Stranger Things? L’idea è venuta di una serie che richiamasse gli anni ’80 è venuta proprio ai due gemelli Duffer. Appassionati da sempre di cinema e letteratura di quel periodo, i due giovani filmmakers erano già noti per aver scritto e diretto Hidden, un thriller con protagonista l’attore svedese Alexander Skarsgård (il vampiro Eric Northman in True Blood per intenderci) nel 2015. Per questa nuova avventura hanno invece messo su una squadra di ottimi sceneggiatori e registi, tra cui figurano Shawn Levy (Una notte al museo) e Dan Cohen (The Spectacular Now).
Originariamente la serie è stata presentata a Netflix con il titolo provvisorio di Montauk, dall’omonima cittadina nei pressi di East Hampton, sulla costa meridionale di Long Island nello stato di New York, in cui doveva essere ambientata, anche se in realtà poi si è optato per una cittadina nell’Indiana (ma è stata girata nei dintorni di Jackson in Georgia). Utilizzando Montauk come location speravano di ricreare un’atmosfera simile a quella dell’isola di Amity de Lo squalo.
Netflix ha subito apprezzato il potenziale di un’idea così precisa che aveva tutti i requisiti per avere il successo che ha effettivamente avuto: la nostalgia, il mistero, l’horror, la suspense… e poco splatter. Insomma, è una serie per tutti, anche i bambini possono vederla (del resto proprio dei bambini ne sono protagonisti), nonostante punti a un pubblico adulto, quel pubblico che ha vissuto gli anni ’80 o che ne ha vissuto il culto (la generazione di fine anni ‘80-inizi anni ’90 per intenderci).
Inoltre, Dan Cohen ha affermato in un’intervista che i Duffer Brothers (come sono conosciuti nell’ambiente) sono degli ottimi venditori e che già al primo incontro i dirigenti di Netflix avevano già letto la sceneggiatura e visto Hidden. Erano entusiasti anche se cauti e le domande che muovevano agli autori erano da appassionati.
Insomma, anche la rete è stata conquistata subito da Stranger Things al tempo stesso così innovativa e conservativa (sembra un’antitesi, lo so, ma se la guarderete, capirete a cosa mi riferisco) e ci ha scommesso praticamente fin da subito. Scommessa vinta, senza ombra di dubbio.