Stranger Things può essere definito veramente il fenomeno di questa seconda parte di 2016. Ha conquistato inaspettatamente tantissimi ammiratori, che adesso non vedono l’ora che arrivi la seconda stagione: nel caso fosse necessario, l’ennesimo esempio di come Netflix trasformi in oro tutto quello che tocca. Ma quello di cui voglio parlare è la mente anzi, le menti, dietro questa serie: i fratelli Duffer. In particolare, mi soffermerò su come e quanto registi come Spielberg e JJ Abrams abbiano avuto un’influenza sui fratelli, in situazioni in cui il confine fra influenza e omaggio è molto sottile.
I fratelli Duffer sono nati a metà degli anni Ottanta, dunque c’è una prima importante precisazione da fare: non sono cresciuti con i film di Spielberg di quell’epoca (si pensi per esempio che nel 1975 era uscito Lo Squalo e nel 1982 E.T. L’extraterrestre). Piuttosto, appartengono ad una generazione che è cresciuta negli anni Novanta, e su molti aspetti sono dunque molto più vicini a JJ Abrams. La sensazione è perciò quella che nei confronti di Spielberg ci sia più una sorta di omaggio/venerazione, piuttosto che una vera e propria influenza diretta. Ma comunque come anticipato, il confine è molto complesso da individuare. I film sottoposti ad analisi verranno inquadrati nell’ottica e in funzione di Stranger Things: quanto questi film hanno avuto un ruolo nella serie Netflix? Le pellicole in questione sono E.T. L’extraterrestre di Spielberg e Super 8 di JJ Abrams.
Partendo dal capolavoro di Spielberg, datato 1982, il primo aspetto che va sottolineato è una differenza sostanziale di tono rispetto a Stranger Things: infatti generalmente nel film emerge un’innocenza quasi completamente pura; Spielberg è famoso per avere spesso e volentieri inserito dei bambini come protagonisti delle proprie pellicole, elemento condiviso con Stranger Things ma, nella serie, viene esplorato il territorio dell’amore adolescenziale che a Spielberg non serve e probabilmente non interessa. Sottolineato dunque l’aspetto generico dell’innocenza e della presenza di bambini, rispettivamente una differenza e un elemento comune fra le due opere, è doveroso entrare più nello specifico, con il confine omaggio/influenza che si assottiglia sempre di più. Ma è bene spiegarlo: l’omaggio è l’inserimento di elementi (più e meno espliciti) nella propria opera che ne richiamano precisamente un’altra (si pensi ad un poster-locandina di un film); l’influenza è invece l’arricchimento che il regista ricava dallo studio, dalla visione o dal lavorare con un suo collega, cosa che si traduce nello stile, nella trama e nella scelta del cast. Dunque, i fratelli Duffer con Stranger Things sono decisamente vicini a E.T. nel collocare la storia negli anni ’80 e nell’individuare il nemico più pericoloso nell’uomo, in particolare gli uomini di laboratorio. Anni Ottanta significano anche giochi da tavola e mostriciattoli-giocattolo, presenti sia nella serie che nel film. Inoltre, la contestualizzazione è molto simile: ambiente di provincia americana, di conseguenza ragazzini che si spostano solo in bicicletta (assolutamente identiche le scene della fuga dalla NASA in E.T. e dagli uomini del laboratorio di Hawkins in Stranger Things). Per non dilungarsi troppo, è importante evidenziare un simpatico ed interessante parallelismo: Eleven ed E.T. hanno molti comportamenti comuni. Si pensi per esempio ai poteri, all’immagine della ragazzina davanti alla televisione (identica a quella dell’alieno), al modo in cui entrambi vengono vestiti (soprattutto la parrucca bionda), con una notevole differenza: sempre nell’ottica dell’innocenza, in E.T. mancano quegli elementi macabri e pericolosi che caratterizzano i poteri di Eleven. Non c’è, invece, alcuna possibilità di associare il piccolo alieno al mostruoso Demogorgone di Stranger Things.
Veniamo invece al film di JJ Abrams, Super 8 (di cui Spielberg è produttore). Uscito nel 2011, è tuttavia ambientato nel 1979: questo ci dice già molto sulle intenzioni del regista. Sempre partendo dal generale per poi entrare nel particolare, il tono del film è molto cupo, proprio come quello della Serie Tv. I fratelli Duffer utilizzano le tecniche di creazione di suspense tipiche dell’horror in Stranger Things, esattamente come fa Abrams in molte scene del suo film: improvvise impennate sonore, comparizioni inaspettate e inquietanti silenzi creano la giusta atmosfera di tensione; rientra in queste tecniche anche lo stesso espediente dei problemi di elettricità quando il mostro è nelle vicinanze, proprio come nella serie. Nonostante questo, i protagonisti anche in questo caso sono bambini con le biciclette (o, se usano le macchine, lo fanno senza patente, come in E.T.), a causa dell’ambientazione di provincia americana. Bambini che vivono un incontro generazionale intenso, che ci fa interrogare sulla vicinanza dell’innocenza al modello Spielberg o a quello di Stranger Things: sembra una via di mezzo, visto che il tema dell’amore fra ragazzini è toccato, ma non raggiunge i livelli della serie dei fratelli Duffer, che hanno tuttavia decisamente seguito l’impostazione di Abrams più che quella di Spielberg. Entrando anche in questo caso nello specifico, i punti di contatto non mancano (e, come prima, non mi propongo di sottolinearli tutti): l’utilizzo dei walkie-talkie, i mostri-giocattolo, il tema della scuola usata di notte quando deserta. Ma ciò che preme sottolineare è ben altro: anche in questo caso sono “uomini dell’esercito” (Air Force) i nemici, gli antagonisti della storia, mentre la creatura, l’alieno, segue un percorso di “Telefono-Casa” più crudele e macabro di quello seguito da E.T. Questo ci porta ad un’altra riflessione: Eleven in questo caso è a buon diritto associabile al professor Woodward, che entra in contatto fisico con la creatura e riesce in un certo senso a comunicare con essa. Anche la ragazzina, infatti, quando si trova nell’Upside-Down psichico trova il Demogorgone e, toccandolo, entra in contatto con esso. Anche l’idea che l’alieno di Super 8 rapisca le sue vittime e le porti sottoterra viene sicuramente ritrovato in Stranger Things, in cui il mostro rapisce le vittime portandole nel Sotto-Sopra. Sarà compito della seconda stagione spiegare quali siano le regole che governano il Sotto-Sopra, perchè nella prima alcune domande rimangono irrisolte (per esempio perchè il Demogorgone riesce a vedere Eleven in quello spazio psichico, mentre il generale russo no? E comunque, perchè il mostro è lì? Cos’è quello spazio in cui viene inviata la ragazzina? È un limbo o è già il Sotto-Sopra?).
Quello che dunque emerge è soprattutto che Stranger Things condivide nello stile generale molto più influenze da Super 8 e da Abrams, mentre verso Spielberg è evidente più un tentativo di omaggio dei fratelli Duffer. L’esito? Stranger Things è a buon diritto la serie del momento e forse sarà la serie dell’anno, per l’accuratezza con cui ogni suo elemento è inserito nella giusta casella: l’auspicio è la creazione di più serie di questo livello che abbiano l’umiltà di ispirarsi a qualcosa di grande e caratterizzarlo con le proprie intuizioni.