C’è una scena in Stranger Things 3 che ci ha fatto emozionare. In mezzo a mostri, poteri telecinetici, malvagità e mood anni ’80, c’è stato un qualcosa che ci ha regalato un nuovo modo di vedere e di considerare un personaggio. Stranger Things ci ha abituato sempre bene. La prima stagione è stata una sorpresa, la seconda una conferma, la terza un’evoluzione delle due precedenti. I bambini sono cresciuti, i bei tempi di Dungeons & Dragons sono ormai passati. Adesso ci sono gli amori, le notti insonni passate a pensare al sorriso di lei e di lui. Gli adulti invece sembrano tornare indietro, sembrano cercare dentro di loro quella parte fanciullesca che hanno perso ormai da tempo.
Hopper, Joyce e tutti gli over 30 sembrano esser tornati bambini. Un magnetismo che porta grandi e piccolini a una congiunzione e che li attira in una fascia di età adolescenziale. I più maturi sembrano essere i personaggi che attraversano quell’età di mezzo tra l’essere grandi ed essere piccoli. Coloro che sono troppo grandi per sognare e troppo piccoli per smettere. Personaggi come Steve Harrington e Robin, personaggi come Billy Hargrove. Si parlava di sogni e di realtà, di maturità e di quanto costi crescere. Billy sembra aver pagato più di ogni altro.
Da quando era bambino aveva un’anima nera che rincorreva i suoi sogni adolescenziali e azzurri come il mare, come una spiaggia sognata, come una madre che lo guarda mentre corre con la tavola da surf.
Il nero dell’anima di Billy in Stranger Things
Poi però all’orizzonte si accumulano le nuvole che si fanno sempre più scure. Il mare e l’estate sono belli, ma spesso arrivano temporali improvvisi e tremendi. Quello che aspetta il giovane Billy è uno di questi, anzi, è peggiore, perché le nuvole non se andranno più.
Diventeranno sempre più scure e la pioggia sarà sempre più violenta, i fulmini più frequenti e i tuoni sempre più forti.
Il maltempo della vita di Billy è portato da un padre violento con lui e con sua madre, gli schiaffi cadono come i fulmini, le lacrime come la pioggia. Il tuono assordante del silenzio dall’altra parte della cornetta, quando il bambino chiama la madre, le nuvole che offuscano la sua mente quando il padre gli presenta la sorellina avuta da un’altra donna.
Da quel momento Billy non è più il bambino sorridente con la tavola da surf.
Da allora inizia a essere violento, a farsi rispettare attraverso la forza, non per le sue qualità nascoste, che non verranno mai più fuori.
O meglio, non le farà intravedere fino alla fine dell’ultima stagione di Stranger Things.
L’azzurro del suo ricordo più bello
Billy è la persona più dura e per un rapporto di causa/effetto è anche quella più vulnerabile al male. L’essenza del mostro, del Mind Flayer, ha trovato terreno fertile per attecchire dentro Billy.
In Stranger Things 3 questa malvagità porta il nero dell’anima del giovane verso un tunnel senza uscita. C’è solo un piccolo foro da cui entra la luce, un minuscolo buco di spillo da cui filtra un raggio azzurro, l’azzurro di un ricordo. Quello di sua madre, quel ricordo che nel momento in cui il Mind Flayer sta per vincere gli viene ricordato da Undici (lei stessa protagonista di mille vite drammatiche) La bambina ricorda come era vestita sua madre, il suo sorriso e quell’onda alta due metri.
Da lì in poi Billy torna il bambino che è sempre stato, nascosto dietro al nero della violenza, e decide di sacrificarsi per salvare i bambini di Stranger Things e il mondo intero.
Del resto cosa volete che sia un Mind Flayer? Billy da piccolo aveva cavalcato un’onda di due metri mentre sua mamma lo guardava sorridendo. I ricordi hanno fatto breccia in quel piccolo foro e hanno scavato un tunnel da cui la luce è entrata prepotentemente.
La luce azzurra di un ricordo che sconfigge il nero dell’anima.