Quando si parla di Stranger Things, forse il più grande successo di sempre di Netflix e fenomeno di culto quasi immediato, risulta difficile immaginare che vi siano ancora curiosità poco note, soprattutto se si considera l’immensa copertura mediatica che accompagna ogni volta l’uscita di una nuova stagione della serie. Sappiamo tutto della vita di Millie Bobby Brown, non ci sfugge niente dei riferimenti del cult Netflix ai grandi punti di riferimento della cultura pop anni Ottanta, non c’è fotogramma o dettaglio che non sia stato sviscerato dai fan della serie per avere risposte ai misteri che Stranger Things porta con sé. Eppure, sebbene sembrasse un’impresa impossibile, abbiamo trovato alcune curiosità sulla serie che, lungi dall’essere sconosciute, potrebbero risultare ancora poco note a una buona parte dei fan dell’opera dei fratelli Duffer.
Tra storie vere, omaggi nascosti e nomi segreti, ecco a voi 10 curiosità poco conosciute sulla serie simbolo di Netflix.
1) Il titolo originale di Stranger Things dove essere “Montauk”
Originariamente i fratelli Duffer avevano intenzione di chiamare la loro serie Montauk, un titolo che richiamava direttamente il Montauk Project. Infatti, sebbene non sia una cosa nota tra i fan, Stranger Things è vagamente ispirata a una presunta storia vera: negli anni Ottanta il governo statunitense è stato sospettato di aver rapito diversi bambini per sottoporli a una serie di esperimenti a Montauk, una cittadina situata a Long Island. I fratelli Duffer avevano inizialmente pianificato di ambientare e girare la loro serie proprio lì, ma il rigidissimo clima invernale in quell’area avrebbe reso molto complesso portare avanti le riprese e così, per ragioni più pratiche che altro, i creatori di Stranger Things hanno scelto di cambiare sia l’ambientazione che il luogo delle riprese della loro creazione (la serie è infatti girata prevalentemente nei dintorni di Atlanta, in Georgia, dove il clima è molto più mite).
Sebbene la fittizia cittadina di Hawkins non fosse la loro prima scelta come location per Stranger Things, i fratello Duffer hanno rivelato che in realtà il cambio di ambientazione è stato positivo, perché ha dato alla serie una sua identità e l’ha resa paradossalmente più autentica di quanto una ricostruzione di Montauk avrebbe mai potuto fare.
2) Più di mille bambini si sono presentati alle audizioni, dove hanno dovuto recitare battute di film classici degli anni Ottanta
Mettere insieme un gruppo di attori talentuosi, che lavorano bene insieme e che abbiano la giusta chimica tra di loro non è mai semplice, tanto meno se gli attori in questione devono avere al massimo dodici anni. L’impresa a cui si sono trovati davanti i produttori di Stranger Things non è stata affatto facile e ha richiesto un lavoro lunghissimo, che tuttavia ha portato alla selezione di alcuni dei migliori giovani attori che si siano mai visti a Hollywood.
Per trovare il cast di minori perfetto per la loro serie, i fratelli Duffer e il direttore dei casting Carmen Cuba hanno visionato più di mille audizioni: 906 per i ruoli maschili, 307 per la parte di Eleven. Ognuno degli aspiranti protagonisti ha dovuto leggere alcune scene del primo episodio di Stranger Things, ma anche diverse battute del film Stand by Me, che secondo Matt e Ross Duffer è l’opera nella quale si trovano quattro delle migliori performance mai portate in scena da giovani attori.
Il lungo processo di casting ha pagato alla perfezione: le interpretazioni di Millie Bobby Brown, Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Noah Schnapp e quindi di Sadie Sink e Priah Ferguson sono tutte di altissimo livello e hanno contribuito non poco a rendere la serie il successo straordinario che è diventata.
3) Il vero nome del Sottosopra
Il Sottosopra, l’altra dimensione che si nasconde sotto Hawkins, resta uno dei misteri centrali della serie creata dai fratelli Duffer, sebbene con la quarta stagione abbiamo iniziato ad avere alcune risposte importanti agli interrogativi che lo circondano. Quello che quasi nessuno sa, tanto che forse si tratta della curiosità meno nota di tutto Stranger Things, è che il Sottosopra non si chiama affatto così.
Come rivelato da Millie Bobby Brown nello speciale Netflix Beyond Stranger Things, il vero nome dell’altra dimensione sarebbe Nether, ma fin dall’inizio delle riprese della prima stagione si era diffusa sul set l’abitudine di chiamarla il Sottosopra, tanto che a partire dalla seconda stagione persino sui copioni non vi era più nessun riferimento a Nether, ma solo e soltanto al Sottosopra. Lo stesso destino è stato quasi riservato anche al Mind Flayer, che sul set veniva chiamato solo e soltanto il Mostro Ombra, ma in questo caso l’idea originale dei fratelli Duffer è sopravvissuta alla dirompente forza dell’abitudine e il nome è arrivato fino al pubblico.
4) Millie Bobby Brown è stata “scoperta” da Stephen King
Millie Bobby Brown è senza dubbio la superstar di Stranger Things, che pur essendo una serie corale ha trovato nell’interprete di Eleven la sua punta di diamante. Del talento dell’attrice, della sua carriera e della sua vita privata si è parlato ininterrottamente fin dall’uscita della prima stagione, e sono ben poche le curiosità che la riguardano a non essere state rivelate al mondo intero. Tuttavia, quello che molti potrebbero non sapere, è che ben prima di Stranger Things una giovanissima Millie Bobby Brown aveva attirato l’attenzione di niente di meno che il re dell’horror Stephen King.
Nel 2014 Millie Bobby Brown è stata infatti tra i protagonisti della serie BBC Intruders, in quello che è stato uno dei suoi primissimi ruoli di attrice. King, dopo aver visto qualche episodio della dramma fantascientifico, sarebbe rimasto talmente colpito dal talento della giovane interpreta da twittare “Millie Bobby Brown, la bambina di Intruders, è straordinaria. È una mia impressione o gli attori-bambini oggi sono molto più talentuosi di un tempo?”.
5) L’omaggio di Hopper a Indiana Jones
Cosa sarebbe Stranger Things senza il suo sceriffo Jim Hopper? E cosa sarebbe la serie cult di Netflix senza l’immenso carisma e il talento fenomenale del suo interprete David Harbour? Non abbiamo una risposta pronta, ma fortunatamente non dovremo mai trovarla, perché Jim Hopper esiste e David Harbour lo ha portato in scena facendocene innamorare perdutamente. Il carismatico attore, amatissimo sul set, fin dall’inizio della serie avrebbe avuto le idee chiare su quale grande personaggio degli anni Ottanta avrebbe dovuto essere il modello di riferimento di Hopper: stiamo parlando di Indiana Jones, l’archeologo più noto della storia del cinema.
È proprio per omaggiare il famoso archeologo che Harbour avrebbe insistito con i fratelli Duffer per fare indossare a Hopper il caratteristico cappello che raramente abbandona nelle prime due stagioni della serie, un piccolo dettaglio che tuttavia non sarà sfuggito ai fan della saga cinematografica dedicata a Indiana Jones. Sebbene non sia mai stato accontentato, pare che David Harbour abbia anche richiesto che Hopper a un certo punto della serie fosse costretto a scappare a gambe levate da una masso rotolante che minacciava di schiacciarlo, proprio come successo all’archeologo. A oggi, né noi né i fratelli Duffer sappiamo se l’attore stesse scherzando o meno avanzando questa richiesta, ma ci sentiamo di suggerire che la scena venga inserita nella quinta stagione di Stranger Things, perché potrebbe essere davvero epica.
6) Ricreare l’atmosfera anni Ottanta in Stranger Things ha richiesto un enorme lavoro di analisi
Data l’immensa attenzione ai dettagli e la cura dell’ambientazione nella serie, non poteva mancare una curiosità poco nota riguardante l’immenso lavoro fatto dalla produzione per ricreare le atmosfere anni Ottanta in ogni episodio di Stranger Things. In particolare, per ottenere l’effetto vintage che caratterizza ogni inquadratura della serie, i fratelli Duffer si sarebbero affidati al colorista Skip Kimball, che fin dalla prima stagione ha lavorato a lungo per ottenere un risultato che fosse il più immediato e realistico possibile.
Tra i molti metodi impiegati di Kimball per far sì che le riprese avessero un effetto che richiamasse quello dei girati degli anni Ottanta, vi è stato quello di aggiungere uno strato di grana della pellicola ottenuto scannerizzando decine di ore di film anni del decennio di riferimento, un lavoro lunghissimo che tuttavia ha contribuito in grande parte a rendere l’atmosfera portata in scena in Stranger Things così incredibilmente fedele a quella dei suoi modelli.
7) L’audizione di Dacre Montgomery per Stranger Things
Visto il successo della prima stagione di Stranger Things, quando si è trattato di fare le audizioni per alcuni nuovi personaggi presenti nel secondo capitolo la produzione è stata sommersa da migliaia di video di attori che desideravano entrare a far parte del successo Netflix. Eppure, tra queste centinaia e centinaia di audizioni, ve n’è stata solo una che si è distinta come la “più fuori di testa” di sempre (parola dei fratelli Duffer): quella di Dacre Montgomery, che avrebbe poi ottenuto la parte di Billy Hargrove.
Nel nastro inviato alla produzione di Stranger Things, si vede Dacre Montgomery che danza sulle note di “Come on Eileen” indossando soltanto un perizoma, una scelta che sarebbe potuta sembrare assurda e invece ha pagato. L’attore ha rivelato che mandando quel video ha pensato: “O non lavorerò mai più, oppure otterrò la parte”. Fortunatamente la follia di Montgomery si è dimostrata una scelta vincente e abbiamo potuto ammirarlo nei panni di Billy per diverse stagioni.
8) I fratelli Duffer hanno chiesto il permesso al regista di Ghostbusters per omaggiare il film
Una delle caratteristiche distintive di Stranger Things è il suo essere una lunga e meravigliosa lettera d’amore alla cultura degli anni Ottanta. I costanti riferimenti alla cultura pop del decennio sono presenti in ogni episodio della serie e spesso sotto forma di ostentato omaggio, come nel caso dei costumi di Ghostbusters indossati da Mike, Dustin, Lucas e Will nella seconda stagione del cult Netflix. Un travestimento di Halloween che i fratelli Duffer hanno fortemente voluto, tanto da chiedere il permesso di portarlo in scena a niente di meno che il regista del film Ivan Reitman.
Matt e Ross Duffer hanno rivelato di aver chiamato Reitman che, per tutta la durata della telefonata, sembrava scettico ma molto interessato alle ragioni della scelta di Ghostbusters come tema del travestimento di Halloween dei protagonisti. I fratelli hanno allora parlato a cuore aperto con il regista, raccontandogli del loro amore per il film e di quanto significava per loro, finendo non soltanto per convincere Reitman, ma anche per venire ringraziati dallo stesso per aver condiviso con lui la loro passione.
9) Sean Astin voleva una morte violenta per Bob
Il dolce, amorevole, ingenuo e coraggioso Bob Newby è stato presente in Stranger Things per una sola stagione, ma proprio come è accaduto anche con Alexei e Eddie, tanto è bastato per farci innamorare di lui perdutamente. Il fidanzato di Joyce, interpretato dal Sam de Il Signore degli Anelli Sean Astin, muore da eroe nel settimo episodio nella seconda stagione della serie, quando si sacrifica per l’amata venendo divorato da un demogorgone.
La morte di Bob, così straziante e violenta, è stata fortemente voluta dallo stesso Sean Astin, che consapevole di dover morire ha tormentato i fratelli Duffer per tutta la durata delle riprese continuando a parlare della morte di Quint ne “Lo squalo” e di quanto fosse stata epica. I fratelli Duffer si sono lasciati convincere dall’attore e hanno deciso di regalare a Bob una morte violenta ma memorabile, che straziasse il cuore dei fan e consacrasse il destino di eroe del personaggio.
10) Stranger Things è stata rifiutata almeno 15 volte prima di essere realizzata da Netflix
In un’intervista a Rolling Stone tenuta poco dopo l’uscita della primissima stagione delle serie, che fin dal suo esordio si è rivelata il cavallo vincente di Netflix, i fratelli Duffer hanno rivelato che prima di riuscire a vendere l’idea al colosso dello streaming hanno provato a proporla praticamente a chiunque. Il risultato? Tra i quindici e i venti rifiuti, secondo le stime di Matt e Ross Duffer. Nessuno sembrava infatti interessato a portare avanti un progetto il cui target era un pubblico adulto, ma con protagonista un gruppo di bambini. Tutti i maggiori network avrebbero chiesto di trasformare il progetto o in uno show per bambini, oppure di incentrarlo sullo sceriffo Hopper e sulle sue avventure con il paranormale, snaturando quindi l’identità di Stranger Things.
Sfiduciati, i fratelli si sono infine rivolti a Netflix, che avevano inizialmente scartato pensando che la piattaforma non avesse grandi intenzioni di lanciarsi sulla fantascienza. Il resto, come sapete, è storia: Stranger Things è diventata un cult istantaneo, Millie Bobby Brown una delle più grandi star a livello globale, la serie il simbolo del successo di Netflix nel mondo.