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Cosa non ha funzionato nella terza stagione di Stranger Things

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Lo scorso luglio Netflix ha rilasciato l’attesissima terza stagione di Stranger Things: la punta di diamante della produzione Netflix, la serie dei record. Ma quest’ultima stagione ci ha davvero convinti?

Partiamo dal presupposto che da un lato le aspettative erano molto alte, dall’altro ci siamo approcciati a questa terza stagione con un caustico senso critico, ben memori del fatto che il secondo capitolo della serie non era stato al livello del primo.

Presupposti a parte, dobbiamo fare i conti anche con il fatto che quei bambini, edulcorati dalla tenerezza e dall’incoscienza dell’infanzia, sono ormai cresciuti. Ora abbiamo a che fare con adolescenti che perdono attenzione per i giochi da tavolo e vengono attratti come calamite da nuovi interessi e da una concezione dell’amore e della tenerezza che non è più quella delle favole per bambini.

È per accentuare questo aspetto che, nella prima parte di questa terza stagione, ci si focalizza sulle dolci storie d’amore che sbocciano nel gruppo di ragazzini.

mike ed eleven

I fratelli Duffer puntano l’occhio di bue soprattutto sul fidanzamento in erba tra Mike ad Eleven, intrecciando quest’ultimo con le preoccupazioni e la gelosia di Hopper che, come tanti genitori, si ritrova a dover gestire due adolescenti innamorati. Tutto ciò viene spinto agli estremi e, talvolta, con sfumature grottesche che appesantiscono e annoiano lo spettatore (soprattutto chi adolescente non lo è più).

Diretta conseguenza dei mutati interessi dei personaggi è il fatto che quel gruppo di amici affiatato e unito a cui eravamo abituati e tanto affezionati perde un po’ della sua forza, complice il sempre più coeso duo Dustin-Steve. Con molta probabilità questa scelta è stata dettata del grande successo riscosso dalla strampalata coppia di amici che ha, di sicuro, un forte impatto sul pubblico e che funziona sotto molti aspetti.

Ma era davvero necessario forzare la mano così tanto da stravolgere tutti gli equilibri di Stranger Things?

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Per la quasi intera durata della stagione assistiamo a una netta bipartizione tra il gruppo originario (con l’aggiunta di Max) e questo nuovo gruppetto costituito da Dustin, Steve, Robin ed Erica. Certo, non tutti i mali vengon per nuocere. Bisogna ammettere che Erica ha strappato una risata a tutti e non possiamo lamentarci del fatto che i fratelli Duffer abbiano deciso di approfondire maggiormente questo personaggio, che già in precedenza aveva sortito la simpatia del pubblico.

I protagonisti del quartetto si improvvisano investigatori segreti in seguito alla fortuita intercettazione di radiocomunicazioni russe da parte di Dustin. In questo contesto, lo Steve che ricordavamo come un ragazzo popolare e attento allo stile si riduce a un infantile ragazzetto incapace di conquistare nuove ragazze ed è costretto in una ridicola divisa da gelataio. Questa versione del personaggio, ancorato al mondo adolescenziale, stride fortemente con la speculare immagine della coppia formata da Nancy e Jonathan che, proiettati nel mondo degli adulti, si confrontano con le sue brutture e i suoi problemi. Indelebile, infatti, l’immagine di Nancy in lacrime a causa dei continui soprusi subiti sul posto di lavoro e le conseguenti difficoltà di una giovane donna che intende essere accettata in un mondo maschilista.

Parlando di personaggi e della loro evoluzione, è difficile non analizzare anche la figura di Hopper.

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Hopper è uno dei cardini di Stranger Things, il punto fisso verso cui convergono tutti gli altri, l’orso bruno dal cuore d’oro. In questa terza stagione, come previamente accennato, viene trascinato nel tumultuoso mondo adolescenziale e ne viene travolto. Lo ritroviamo più trasandato e rozzo del solito, incapace di gestire i suoi istinti e incapace di esprimere i suoi sentimenti per far capire alla figlia che non è una scelta saggia rintanarsi in una relazione sentimentale e chiudere le porte al mondo a soli quattordici anni, è sempre necessario mantenerle aperte, di dieci centimetri almeno.

Eppure, una spiegazione a tutto sembra fornircela proprio Hopper nella sua commovente lettera a Eleven. Quello stesso Jim dal bicchiere facile e dal broncio perenne, ci ricorda quanto sia difficile fronteggiare i cambiamenti: vorremmo tutti accoccolarci in un nostro momento felice e sperare che il tempo non passi e non lo stravolga, ma non possiamo, bisogna avere la forza di affrontare tutto anche quando l’ago della bilancia si sposta.

Così, anche noi appassionati di serie tv che ci siamo affezionati alla Stranger Things dell’amicizia infantile e dei misteri paranormali, dobbiamo fare i conti con i cambiamenti e con il passare del tempo. Magari qualcosa non avrà funzionato in questa terza stagione ma ne abbiamo sicuramente tratto qualche insegnamento. Ora non ci resta che aspettare la prossima per assistere alle ulteriori evoluzioni del nostro manipolo di personaggi.

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