“But I promise you this
I’ll always look out for you” – Sparks, brano dei Coldplay
Sparks dei Coldplay parla di scintille. In questo caso Chris Martin non allude ad una minuta e fulminea particella incandescente, ma a quell’esplosione fortissima che nasce da un sentimento. La scintilla, in generale, si spegne rapidamente dopo la sua nascita, nell’attimo successivo allo sfregamento di metalli. Sparks, invece, parla di un’altra scintilla: del bagliore che non si spegne, dell’energia che non muore, la luce che rincorre i sentimenti. In una piccolissima parte del medesimo brano dei Coldplay si legge “Ma ti prometto questo: ti proteggerò sempre. Questo è quello che farò”. Eddie Munson aveva fatto più o meno la stessa promessa ai suoi amici: fare loro da scudo. Proteggerli. Nel sottosopra, il ragazzo che amava Dungeons & Dragons più di ogni altra cosa, ha scelto di essere una scintilla. Ma non una qualunque: era disposto a tutto pur di salvare chi gli aveva dato amore. Ed è proprio dall’amore che parte la promessa di Eddie Munson. Fino all’incontro con Dustin e gli altri piccoletti, Eddie non aveva conosciuto amore, se non da suo zio. E tutto quell’amore ricevuto doveva essere in qualche modo fatto tornare indietro come un boomerang: perché Eddie non era abituato al calore di quel sentimento e pensa sia solo qualcosa da dare, non scintilla che si possa ricevere – Tenere vicino al cuore.
Eddie Munson conosce solo le sue regole all’interno di un mondo, quello di Stranger Things, troppo fragile
Eddie non solo non conosceva amore ma il resto del mondo di Stranger Things lo etichettava come ‘lo strambo’ soltanto perché aveva scelto di non essere come loro. Ha scelto invece di diventare una scintilla che si è accesa in un attimo per poi spegnersi dopo aver conquistato tutti. Eddie si è costruito un mondo per contrastare i suoi demoni interiori e teneva le cuffie incollate all’orecchio in modo tale che la musica allontanasse ogni tipo di sottrazione. Il protagonista di Stranger Things ha visto sfuggire la vita di Chrissy dinanzi alle sue pupille e ha pensato che quel mostro potesse essere solo una pedina di D&D. Perché? Perché in questo modo si rifugiava da un contorno troppo assillante. Eddie Munson si sentiva al sicuro solo dentro un gioco mentale perché soltanto in quel luogo immaginario -non fisico- riusciva a sentire l’odore degli eroi.
Lui, che eroe non era mai stato e ancora lui che sentiva solo puzza di sconfitta, aveva voglia di combattere mostri e demoni in D&D perché troppo spesso gli era stato detto di essere un buono a nulla, uno di quelli che viene risucchiato dal mondo meschino, prima o poi. Per lui, nella vita di tutti i giorni, i mostri reali sono le persone, tutte quelle voci che ridevano ogni qual volta incrociavano i suoi occhi, e tutti quei rumori che irrompevano nella sua testa solo per fargli credere di essere uno svitato. Ma Eddie di Stranger Things non è uno svitato. Eddie è solo vittima di una serie di pregiudizi sociali e pettegolezzi infondati. Ma di quei pregiudizi Eddie se ne infischia come se non fosse mai successo nulla – come se fosse tutto un gioco in cui porsi sempre con il sorriso per guardare al di là del guado.
“It’s you that I hold on to” – Sparks
Sparks dei Coldplay ci sussurra con carezzevoli melodie di persone che si tengono strette e legate da fughe di passione. Eddie Munson si è legato a Dustin perché in lui ha riconosciuto il suo volto da bambino negli anni in cui i tormenti non erano legati a Vecna e non c’erano nemmeno pipistrelli da uccidere. Ma proprio mentre uccideva i pipistrelli ha capito che quello ‘era il suo anno’. Lo ha capito perché in quell’istante, per la prima volta, il mondo si era accorto di lui. Non il mondo di D&D ma Il mondo reale. Eddie Munson stava diventando una scintilla mentre sacrificava la sua stessa esistenza per un gruppo di persone a cui voleva bene e, dopo anni passati in trincea, finalmente si univa al plotone per sparare i colpi in prima fila. Mentre i colpi dei soldati nascono dalle armi, quelle di Eddie esplodono da Master of Puppets, la canzone dei Metallica che viene suonata in Stranger Things per tarpare le ali del terrore. Sapete una cosa? Eddie mi ha insegnato che ognuno scandisce il suo tempo come e quando vuole, che diplomarsi più tardi non annulla ogni altra aspettativa di vita e poi, ancora, che i nostri mondi non devono per forza combaciare con gli altri: siamo tutti costruzioni che scelgono con chi assemblare i propri prezzi.
Nel discorso di Dustin allo zio di Eddie la consacrazione dell’eroe passa attraverso parole cariche di affetto e stima, al di là di una percezione superficiale e patetica:
Vorrei che tutti lo conoscessero, Lo conoscessero davvero. Perché lo avrebbero amato, signor Munson. Lo avrebbero amato. Anche alla fine… non ha mai smesso di essere Eddie. Nonostante tutto. Non l’ho mai nemmeno visto arrabbiarsi. Avrebbe potuto correre. Avrebbe potuto salvarsi. Ma ha combattuto. Ha combattuto ed è morto per proteggere questa città. Questa città che… lo odiava. Non è solo innocente… Mr. Munson, è… è un eroe. Dustin, Stranger Thing
Stranger Things ha avuto una scintilla a cui far aggrappare i suoi protagonisti: Eddie Munson non è scappato dalla guerra ma l’ha combattuta con l’unica arma a disposizione: l’amore. E le ultime frasi pronunciate da Eddie verso Dustin riguardano ancora amore: “prenditi cura degli altri”. Come un boomerang. Come se fosse tutto scandito secondo il senso di protezione. Come una scintilla breve che ha lasciato un eterno bagliore.