Stranger Things è ormai un fenomeno pop sotto tutti i punti di vista. Con le sue vibes anni ’80 e i vari richiami a una cultura che non ha mai smesso di essere popolare, anche tra chi quegli anni non li ha mai vissuti in prima persona. La serie dei fratelli Duffer ha infranto tantissimi record e ha davvero conquistato tutti.
Ma uno dei tratti distintivi di Stranger Things è proprio la commistione intensa tra immagini e musica, come in tutte le serie tv che oggi possiamo considerare cult. La colonna sonora, infatti, non è un semplice background alle vicende narrate, ma diventa quasi un personaggio a sè stante che ci ipnotizza e rapisce.
Così è successo già con la prima stagione, grazie all’iconica Should I Stay or Should I Go dei The Clash, e più di recente con Running Up That Hill di Kate Bush, che ha scalato le classifiche di tutto il mondo. In questo modo la serie si cala nella nostra vita di tutti i giorni, e il nostro legame con quel mondo immaginario continua anche dopo la visione. Sentiamo addosso le vibrazioni di Stranger Things mentre camminiamo da soli per strada, o mentre aspettiamo il bus con le cuffiette nelle orecchie. Ci fa compagnia mentre ci facciamo la doccia, e quando ci perdiamo nei nostri pensieri prima di andare a dormire.
Ma con questa quarta stagione di Stranger Things i fratelli Duffer hanno confezionato una meravigliosa doppietta, regalandoci una scena a dir poco epica sulle note di Master of Puppets dei Metallica.
Che Master of Puppets sia un capolavoro senza tempo dell’heavy metal non dipende da Stranger Things, ma la scelta non è stata casuale e la canzone si inserisce perfettamente nella narrazione.
Il brano dei Metallica festeggia proprio quest’anno il suo 36esimo compleanno. Master of Puppets tratta la spinosa tematica delle droghe, e di come queste consumino la vita di chi cade nel tunnel della dipendenza. Per citare Boris, come nelle nostre pazze Pagelle (che potete leggere qui), potremmo dire “Ragazzi, non drogatevi! Ho perso la corsa della vita a causa di quella robaccia“. Scherzi a parte, il brano è un crudo ritratto di un burattinaio oscuro che tratta le sue vittime come dei pupazzi da manovrare.
Taste me you will see
more is all you need
you’re dedicated to
how I’m killing you
In Stranger Things i nostri paladini non combattono contro i mostri della droga, ma contro qualcos’altro che segue lo stesso modus operandi. Vecna striscia tra le ombre della città alla ricerca di anime fragili, indebolite dalle ferite della vita. La mente delle sue vittime è una porta facile da sfondare. Proprio come la droga, Vecna si insinua tra i pensieri delle persone e le distrugge dall’interno, fin quando non riescono più a ribellarsi e vengono prosciugati della loro linfa vitale. La morte diventa un mezzo per farsi strada nel mondo, una via di passaggio per stabilire il suo dominio.
Master of puppets I’m pulling your strings
Twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can’t see a thing
Just call my name, ’cause I’ll hear you scream
Vecna in Stranger Things è un burattinaio sadico e scaltro, che si nutre delle debolezze altrui e ne fa un’arma da usare a loro discapito.
Se la scena con Running Up That Hill vede protagonista Max, Master of Puppets non poteva avere una star diversa da Eddie Munson, interpretato da uno straordinario Joseph Quinn.
Il personaggio di Eddie ci ha accompagnato per una sola stagione, ma non ha tardato a fare breccia nei nostri cuori. Dalla prima all’ultima puntata in cui appare ha un’evoluzione incredibile. Lo conosciamo come il ragazzo cattivo ed emarginato che si diverte a fare il bulletto nella sua cricca di nerd, e nel mentre spaccia droga. Il tipo di persona che i tuoi genitori non vorrebbero che frequentassi.
Proprio attraverso la droga entra in contatto con Chrissy, la cheerleader che per prima rimane intrappolata nella trappola di Vecna.
Chrissy ricerca la droga come via di fuga da quelle visioni terribili che la perseguitano. Pensa di essere completamente pazza e vuole qualcosa che la distragga dalla realtà, ma non sa che la sua mente è soggiogata da quel burattinaio viscido che vuole prendersi la sua vita. Così succede, proprio mentre Eddie è intento a procurarle la droga. Il ragazzo vede davanti ai suoi occhi la potenza del mostro e scappa lontano, si nasconde dagli altri e da se stesso.
Ma Master of Puppets vuole essere anche un messaggio di speranza. Un monito che funga da via di fuga. Così Eddie smette di scappare e Max trova la forza di appigliarsi ai suoi ricordi felici.
Perchè la dipendenza ti prosciuga di qualsiasi barlume di speranza, ti fa annegare in quel mare di pensieri e ricordi negativi che ti rendono cieco e dolente. Ti convinci di non valere niente, di essere spregevole e amato da nessuno. Ma c’è sempre una speranza, si può sempre tentare di tagliare quel filo che fa capo al burattinaio.
Eddie imbraccia la sua chitarra e ci regala questa perla tutt’altro che priva di significato. È il suo manifesto, la sua attestazione di speranza. In questo trova la forza di smettere di scappare. Si sacrifica per quella stessa città che non ha esitato un secondo a condannarlo, e che per tutta la sua vita ha apposto un’etichetta meschina sulla sua persona.
Eddie non è quell’etichetta, lo ha capito quando ha trovato quello scalmanato gruppo di amici che lo amano profondamente, senza bugie. Le corde della sua chitarra vibrano come tuoni nel cielo, e la sua vendetta contro un mondo ingiusto si conclude con un riff graffiante che è un’attestazione di forza.
Insieme corriamo fino in cima alla collina e non c’è minaccia che possa fermarci, non c’è oscurità da cui non si possa uscire o ricordo spiacevole di cui non ci si possa dimenticare. Il passato e ciò che ci ha ferito è solo un taglio sulla pelle a cui dobbiamo permettere di cicatrizzare. Così torneremo a vivere e a vedere la luce con la facilità con cui si segue un suono in lontananza. E, se siamo fortunati, quel suono sarà proprio la nostra canzone preferita.