Dopo tanta attesa finalmente Stranger Things è tornata con una splendida seconda stagione. Il 27 ottobre sembra ormai lontano e sicuramente la maggior parte dei Serie Tv addicted avrà già divorato tutti e 9 gli episodi. Come riportano le statistiche infatti (per quanto Netflix non rilasci questo tipo di dati e quindi non possono ritenersi ufficiali) hanno mostrato che la seconda stagione è stata vista già da 14 milioni di spettatori, e ben 361 mila utenti l’hanno vista nel giro di 24 ore.
Un successo che in realtà era abbastanza prevedibile, visto l’hype che Stranger Things è riuscito a creare durante la lunga attesa.
Una seconda stagione che, a detta di molti, è stata anche migliore della prima, risultato per niente facile. Se la season pilota ci ha fatto innamorare dei ragazzini con una trama super affascinante ma comunque abbastanza semplice, la seconda amplia gli orizzonti e fa capire bene come Stranger Things possa davvero raggiungere grandissimi livelli.
Merito di questo successo va anche all’innovazione. Infatti questa volta non abbiamo assistito ai quattro ragazzini tutti uniti per l’intera durata della stagione, ma a vai gruppetti.
L’approfondimento di oggi va a due personaggi che, in un modo o nell’altro, hanno aiutato alla causa, che grazie alla loro intelligenza sono riusciti a essere molto più che utili. Continuando i soliti paragoni con il mondo di D&D, possiamo definire questi due personaggi i Master di Stranger Things, d’altronde Mike lo è davvero anche nella Serie Tv. stiamo Parlando quindi di Mike e Bob. Un bambino e un uomo, che sono risultati essere tra i protagonisti di questa stagione grazie alle loro intuizioni.
Il primo lo ritroviamo fin da subito diverso rispetto alla prima stagione. Ha perso Eleven, e non si dà pace. È quasi passato un anno, cerca di mettersi in contatto con lei per bene 353 giorni (3+5+3=11 nulla è dato al caso in ST) ma nulla, purtroppo Hopper impedisce alla ragazzina di far scoprire al suo amico che è viva e vegeta.
È un Mike diverso, quasi smarrito, che trova la sua ancora in Will, che come lui si ritrova in un momento difficile. I due infatti, la notte di Halloween, decidono di attraversare insieme questo periodo complicato. Ecco allora che i due legano ancora di più. Le tre coppie si sono così formate. Mike e Will, Lucas e la nuova ragazza Max, e Dustin con un nuovo Steve (una delle sorprese di questa seconda stagione). Ma come, Mike, è stato importante per l’evoluzione dei fatti?
La risposta in realtà è molto semplice. Sono le sue intuizioni che hanno portato, in alcuni casi, a superare degli ostacoli quasi insormontabili. È lui, per esempio, che dà la definizione di “ricordi del presente”, per sottolineare che ciò che Will vede è tutto vero. È sempre lui che si rende conto della “spia”. Anche se non proprio in tempo, infatti, Mike capisce che è il mostro dentro al suo amico sta sfruttando il ragazzino come esca, o meglio come spia.
Ma è in un altro momento che Mike risulta essere decisivo. Dopo essere riuscito ad abbracciare nuovamente Eleven, l’ometto farà di tutto perché questo succeda di nuovo, nonostante l’eroina stia andando a salvare Hawkins e chiudere “la porta”. Ma come può Mike, insieme a coloro che sono rimasti in casa, aiutare la sua amica?
Ecco allora che il ragazzo ha un’idea geniale: fare da esca. È infatti lui che ha in mente di andare laggiù a distrare i demodogs. Un’intuizione brillante, che di sicuro ha aiutato a distanza Eleven, che è riuscita a chiudere l’entrata del sottosopra con più facilità, se così si può dire.
Anche se non proprio alla luce del sole quindi, Mike è stato comunque molto importante in questa stagione, grazie alla sua incredibile intelligenza.
L’altro “master” come detto, è Bob, la dolce sorpresa della seconda stagione di Stranger Things.
Si presenta a noi come un uomo abbastanza imbranato, ma molto buono, tanto da aver conquistato il cuore di Joyce, che dopo le vicissitudini della prima stagione, aveva bisogno solo di tanto amore.
Di certo Bob ci ha conquistato fin dal primo minuto solo per l’attore che lo interpreta. Sean Astin infatti, noto a tutti come il Sam de “Il Signore degli anelli” e il Mickey de I Goonies non poteva che sposare benissimo il progetto Stranger Things e tutti i suoi fan nerd.
Tralasciando questo piccolo particolare, Bob è cresciuto episodio dopo episodio, diventando sempre più importante. L’amore per Joyce è talmente grande che non fa domande su Will e su tutto ciò che gli sta succedendo intorno. Un eroe particolare, un uomo normale che grazie alla sua intelligenza (e al suo essere nerd diciamolo) è riuscito a salvare più di una volta la situazione.
Anche per il nostro Sam, ehm Bob, sono due i momenti chiave nella seconda stagione. Nel primo studia la mappa disegnata da Will e messa in ordine da Joyce. Un momento davvero clou di Stranger Things, grazie a Bob infatti riusciamo a scoprire dove si trovare Hopper, e a salvarlo fortunatamente, arrivando in tempo. Senza di lui probabilmente il poliziotto non ce l’avrebbe mai fatta.
Il secondo momento è nel laboratorio, quando prende tutto il coraggio che ha e si dirige verso la stanza di controllo. Un gesto davvero nobile, per un semplice uomo, che però si concluderà con la sua morte. Di sicuro la sua scomparsa ci ha colpito molto, un personaggio come lui sarebbe stato importante anche per una prossima stagione.