“Stranger Things” si candida ad essere una delle migliori Serie Tv di questa decade, ma nonostante questo (forse) presenta un punto debole.
Patti chiari e amicizia lunga: a chi vi scrive, “Stranger Things” è piaciuto tantissimo.
Le vicende di questi pargoli simili ai Goonies, un cast perfettamente selezionato, la colonna sonora elettronica, il tema fantascientifico rivisitato in maniera brillante (cosa che non accadeva da un po’) l’ambientazione anni ’80: per questi e altri mille motivi la creatura dei gemelli Duffer è da inserire di diritto nella categoria dei capolavori di quest’epoca d’oro della serialità, con ottime probabilità di candidarsi a posizioni importanti delle classifiche all time redatte dai vari siti di nerd/esaltati/NOI che ogni tanto si dilettano nel tentare di stabilire il sesso degli angeli.
Un prodotto attraente e fresco che, a prescindere dalle non-vittorie ai Golden Globe e ai Grammy, è stato subito capace di fidelizzare un pubblico che sembrava aspettare questo show da tutta la vita, che ha avuto la sensazione di conoscere in anticipo ogni battuta di Dustin e che non vede l’ora di calarsi nuovamente nel sottosopra insieme ai suoi beniamini…eppure oggi ci tocca criticarlo!
Si perché, come in ogni storia d’amore che si rispetti, deve necessariamente arrivare una fase di critica, dove l’oggettività prende il centro della scena e si tenta di analizzare qualcosa/qualcuno apparentemente privo di difetti (e in effetti quest’ennesimo gioiellino targato Netflix si avvicina molto alla perfezione), ma che, se lo si guardasse con maggiore attenzione, potrebbe rivelare un punto debole.
Oggi Hall of Series vi parlerà proprio del punto debole di Stranger Things, ma prima di brandire torce e forconi sappiate che: a) se non siete d’accordo, noi vi promettiamo che andremo a dormire tranquilli; b) è stato veramente complesso trovarlo; c) critiche e opinioni sono sempre ben accette, ma insulti feroci con orribili “H” finali e numeri a caso inseriti al posto dei punti esclamativi NO; d) se non volete qualche SPOILER, è meglio interrompere qui la lettura.
E se vi dicessimo che questo Demogorgone ci è sembrato un po’ troppo morbido?
Parliamo di un mostro che è stato privato in partenza della possibilità di dialogare e che non sembra disporre di un intelletto da Stephen Hawking, perciò ogni possibile sfaccettatura introspettiva non è percorribile e tocca aggrapparsi solo ai freddi e crudi comportamenti: per quanto spaventosa, pericolosa e perfettamente rappresentata dagli ottimi effetti speciali, questa bestia assetata di sangue sembra tutto sommato piuttosto facile da contenere.
Una volta afferrato il concetto che l’elettricità è il suo biglietto da visita, è un gioco da ragazzi per dei semplici cittadini della parte più rurale dell’Indiana attrezzarsi per contrastare l’appetito di questo mostro venuto da chissà dove come ben dimostra la scena della “caccia” ideata da Jonahan Byers con tanto di tagliole e armi di fortuna a rendere ancora più improbabile il tutto.
E della vista vogliamo parlarne? Sembrava quasi di essere tornati ai primi “Jurassic Park“, dove al cospetto di un Tyrannosaurus Rex bastava semplicemente stare immobili o non fare movimenti bruschi per sfuggire alla belva! Non sarebbe stata una cattiva idea concedere a questo predatore una vista sopraffina in grado di proiettarlo sulla cima della catena alimentare, ma evidentemente gli ideatori hanno fatto altre scelte.
Per carità, nonostante ciò il Demogorgone fa effettivamente una certa paura e soprattutto ci viene mostrato come sia in grado di annichilire un’intera squadra di uomini perfettamente equipaggiati, però sul più bello…
Se andiamo a vedere, gli unici a far le spese della visitina in questa dimensione del mostro sono Barb e il dottor Brenner.
La prima è la classica amica un po’ sfigatella e timida ancorata a un esemplare di più pregevole fattura nella penosa speranza di una scalata sociale, che, nonostante i buoni principi che porta in dote e una qual certa pignoleria che ci viene sottilmente suggerita, ha la sfiga cosmica di sbronzarsi su un trampolino nel più sbagliato tra i momenti meno opportuni. Spiace, ma sopravviveremo.
Il secondo, interpretato da un cavallo da corsa come Matthew Modine, non lascia grandi ricordi a parte un quantitativo oltre misura di crudeltà e cinismo nei confronti della povera “Undici” e qualche battutina cinica che ti fa venir voglia di odiarlo e che soprattutto provoca poi un’esultanza simile a quella di Tardelli nel momento in cui la bestia se lo pappa in un sol boccone.
Queste sono le vittime d’impatto del Demogorgone: un bottino un po’ scadente, non credete? Intendiamoci, siamo tutti felici e contenti che tutti quanti i ragazzini siano sopravvissuti, che Hopper non si sia fatto nemmeno un graffio e che Winona Ryder possa tornare nella seconda attesissima stagione (di cui vi abbiamo accennato qui) per emettere qualche urlo stridulo, ma il nostro cattivo poteva fare molto meglio/peggio a seconda di come la vogliate vedere.
Che dite? Siamo stati troppo duri? Non guardateci male, siamo pronti a giurare sulla parrucca di Undi che adoriamo questa Serie tanto quanto voi, però quanto è bello vedere il proprio amore subire delle critiche, resistere e poi (ri)rivelarsi meritevole dei vostri sentimenti?