Ne abbiamo parlato e riparlato, ma finché ci sarà da parlarne, se ne parlerà: Stranger Things è una delizia per occhi, mente e anima. Per quanto ci si possa impegnare, probabilmente le cose da dire non si esauriranno in questo pezzo. E meno male: cosa esistono a fare le Serie Tv se non dilettarci e fornirci argomenti di conversazione, riflessione? Cercheremo di approfondire alcuni punti nodali di Stranger Things, quelli da cui poi viene fuori quell’insieme di tormento ed estasi che è questa serie targata Netflix. Alcune saranno banalità, ma spesso si scade in cose scontate quando si vuole essere sinceri.
Gli anni ’80
È stato detto e ripetuto all’infinito: la forza maggiore di Stranger Things viene proprio dalla sua rievocazione degli anni ’80.
Chi l’avrebbe mai detto che anni in cui ci si vestiva in quel modo osceno sarebbero finiti per rappresentare una specie di Paradiso del ricordo nel quale l’anima può trovare ristoro? Oltre all’ambientazione, questa Serie Tv è infatti densa di citazioni. E allora ricordiamo un’altra volta quanti riferimenti cinematografici (e non solo) sono disseminati nel corso di queste sei puntate! Come può non scaldarsi il cuore quando ci troviamo di fronte al collage perfetto di opere quali: I Goonies, Stand by Me, E.T. L’extraterrestre, Predator, Alien, Poltergeist, Videodrome, Stati di allucinazione, Fenomeni paranormali incontrollabili, The Fog. Per non parlare infine di tutti richiami a meraviglie cinematografiche precedenti come Lo squalo, Blow-Up, Carrie…
La colonna sonora
Diciamolo, uno dei veri punti forza di Stranger Things è la colonna sonora, in una parola: SPAZIALE. Si passa da She Has Funny Cars e White Rabbit dei Jefferson Airplane, a Go Nowhere dei Reagan Youth, per poi passare dai The Beagles, David Bowie, ai Joy Division fino al vero leitmotiv della Serie: Should I Stay or Should I Go dei The Clash. UNA BOMBA!
L’amicizia
Ok, questo titolo rischia di far sembrare il pezzo denso di un patetismo che fa venire la pelle d’oca anche a chi lo sta scrivendo. Non siamo qui a scrivere di quanto l’amicizia sia importante, va bene essere scontati ma c’è modo e modo. “Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?“, dice un Gordie adulto nel finale di Stand by Me il film epico di Rob Reiner tratto dal meraviglioso racconto kinghiano The Body (contenuto nella raccolta Stagioni diverse). È una frase semplice, sicuramente il vecchio buon Re non ci sta dicendo nessuna verità trascendentale, eppure, quella semplice frase ci muove qualcosa nel petto.
L’amicizia che lega Dustin, Mike, Will, Lucas e, infine, anche Undici è proprio come quella descritta dallo scrittore del Maine. Non si può spiegarla molto diversamente, ma la conosciamo tutti o per vissuto personale o per l’immaginario cui ci hanno abituati il film di cui sopra e altre opere strepitose come I Goonies, ma anche molte altre. Questo fattore non è per nulla da sottovalutare, se si pensa a quanta presa emotiva ha sullo spettatore medio. La forza di Stranger Things sta proprio anche in questo: nel saper toccare quelle corde cui non sappiamo dare un nome, ma sappiamo collocare in quel luogo immaginario che diciamo anima.
Le luci
Sembrerà anche una sciocchezza, ma, un po’ per sentire personale, un po’ per aver sbirciato nel mondo virtuale, in questa Serie Tv viene fatta una scelta che permette l’unione di estetica e emozione e che ha una presa mica da scherzo. Queste due dimensioni assumono una forma precisa e meravigliosa: le luci. Ci si riferisce, in modo particolare, alle lucine di Natale che Joyce (un’impeccabile Winona Ryder) utilizza per comunicare con il figlio Will. Ci avete mai pensato alla poesia di comunicare mediante una colorata intermittenza luminosa? Quella luce si fa indizio della presenza del piccolo. Prova tangibile del suo esserci, seppur in un posto al contempo vicino e lontanissimo. Le immagini che ne derivano sono stupende.
The Upside Down
Tale Leibniz afferma che quello in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili. Tendenzialmente diffido di chi ha un nome con più consonanti che vocali, e questo caso non fa eccezione. Tuttavia, nella Serie Tv da noi presa in analisi, pare proprio essere così: siamo nella parte giusta della corda. C’è questa dimensione parallela alla nostra, infatti, dove tutto è uguale a qui, ma molto più freddo, più buio, più viscido e dove ci sono mostri tremendi pronti a farci fare la fine della Simmenthal.
L’attrattiva che questa invenzione può avere è duplice: da un lato abbiamo il fascino del macabro, dell’orrorifico (comunque sia la paura è un sentire primordiale che spesso cerchiamo nella narrazione); dall’altro lato, però, c’è qualcosa di più profondo e concettuale. L’upside down ci pone di fronte al rovescio della medaglia, di una medaglia non proprio felice nemmeno di fronte. Èla parte oscura, buia, gelida, viscida, mostruosa di tutto quel che siamo. C’è un’upside down in tutti noi.
Vasca di deprivazione sensoriale &
Progetto MKULTRA
Che siate avvezzi o meno alle questioni scientifiche più bizzarre, indubbiamente i due nomi del titoletto non possono non colpire la vostra attenzione e non si tratta di cose inventate, ma reali. Due informazioni raccolte nell’etere e via. A quanto si vocifera, un certo Dr. John Lilly, alla fine degli anni ’50 progetta la vasca di deprivazione sensoriale di isolamento. Il suo scopo era quello di studiare gli effetti che essa avesse sul cervello umano e sugli stati alterati della coscienza.
Il quesito cruciale era il seguente: il cervello funziona anche in assenza di stimoli sensoriali? Chiamata anche vasca di galleggiamento, essa conteneva acqua satura di solfato di magnesio e mantenuta a temperatura corporea, così che il corpo si trovasse a galleggiare in un liquido isotermico e la sensazione tattile fosse annullata totalmente. Il dottore provò su se stesso tale invenzione e scoprì che, non solo il cervello non smetteva di funzionare, ma anzi, l’attività cerebrale presentava peculiarità interessanti: caduto in un riposo profondissimo, il cervello si trovava in uno stato onirico e lo sperimentatore arrivava ad avere anche delle forti allucinazioni.
Sempre a quanto pare, e sempre negli stessi anni (anni ’50- anni ’60) vede la luce il progetto MKULTRA, un programma della CIA per il controllo mentale. Siamo nel periodo della Guerra Fredda e lo scopo è quello di contrastare le scoperte di russi, coreani e cinesi sul controllo della psiche. Molte persone furono cavie umane alla propria insaputa. Queste venivano sottoposte a differenti tecniche per manipolare la loro mente: ipnosi, onde elettromagnetiche e sonore, LSD, elettroshock, deprivazione sensoriale, sieri della verità, fino ad atrocità come lobotomia e tortura. In Stranger Things è così che ha ‘origine’ Undici.
Insomma, Stranger Things è un coacervo di bizzarrie, enigmi e misteri. Per quanto riguarda la prima stagione, il risultato è una meraviglia.
Un saluto agli amici di Serie Tv, la nostra droga, Seriamente Tv!