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10 lezioni di vita che abbiamo imparato da Strappare lungo i bordi

Strappare Lungo i Bordi
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Strappare lungo i bordi non è soltanto la serie animata scritta e diretta dal fumettista Zerocalcare. Strappare lungo i bordi è un’esperienza complessa di lucida autoanalisi che passa direttamente dall’autore allo spettatore, è un insieme di eventi condivisi, di pensieri comuni, patrimonio di cognizioni e consapevolezze acquisite, filo invisibile che unisce tutti gli individui alle prese con l’interrogativo più scomodo dell’esistenza umana: cosa voglio fare nella vita?

Arriva per tutti il momento in cui si iniziano a tirare le somme, che potremmo definire metaforicamente il 31 dicembre della vita e che, tanto quanto il capodanno, ci lascia un’unica indelebile sensazione: l’ansia. Cosa abbiamo fatto della nostra vita fino a questo momento? Stiamo andando nella direzione giusta? Riusciremo a trovare il nostro posto nel mondo? Il 31 dicembre della vita corrisponde più o meno ai 30 anni, età di mezzo che rappresenta la fine di qualcosa che dà spazio all’inizio di qualcos’altro, presumibilmente alla vita adulta che immaginavamo da bambini, che però ha la forma opposta a quella delle nostre fantasie infantili. E Strappare lungo i bordi vuole dimostrarci proprio questo, è normale non avere la forma che ci saremmo aspettati da noi stessi o che la società si aspetta da noi. Ma l’insegnamento fondamentale che ne deriva è la consapevolezza di non esser soli, e che la battaglia che crediamo di combattere con noi stessi è una guerra comune, quindi facciamoci forza l’un l’altro e annamose e pijà un gelato (non prima però di aver letto la nostra recensione della serie).

Quant’altro ci ha lasciato Zerocalcare, però, ve lo vogliamo ricordare con le sue parole, per questo abbiamo deciso di raccogliere le 10 fondamentali lezioni di vita che abbiamo imparato da Strappare lungo i bordi

C’è qualcosa di incredibilmente rasserenante nell’essere solo un filo d’erba che non fa la differenza per nessuno e non ha la responsabilità di tutti i mali del mondo

Che poi sta cosa delle scelte è crudele perché più si va avanti nella vita e più diminuiscono, quindi per la stessa legge che meno avocado ci stanno al mondo e più te li fanno pagà, qualsiasi decisione diventa più solenne man mano che gli anni passano perché potrebbe sempre essere l’ultima

– Le nostre vite si basano su assunti traballanti

È meglio conoscere l’ignoto col rischio che sia un accollo o rimané nell’ignoranza dove nessuno te caca il cazzo?

Strappare lungo i bordi

Non posso trova fuori quello che me manca dentro

Per un sacco di tempo ho pensato che se non strappavo più un cazzo, se tenevo tutte le bocce ferme immobili, almeno non facevo altri danni. Solo che non funziona così, perché se tu tieni lo stesso foglietto de carta in mano per dieci anni, pure se non lo strappi quello se ciancica, e dieci anni dopo in mano c’hai comunque una cartaccia da buttà pure se hai giocato a fa a statuetta de cera

– Meglio invecchiare con un viso pieno di cicatrici piuttosto che con il viso di una bambola sempre uguale

– Non è che quando te ricuciono smette de fatte male, però è lì che smetti de sanguinà e si forma la cicatrice

Siamo pure stupidi perché se impuntamo a fa il confronto con le vite degli altri che a noi ci sembrano tutte perfettamente ritagliate, impilate e ordinate, e magari so così perfette solo perché noi le guardiamo da lontano, invece sotto l’occhi c’abbiamo solo ste cartacce senza senso che so proprio distanti dalla forma che avevamo pensato, però se potemo strigne attorno al fuoco e ricordasse che tanto, alla fine, tutti i pezzi de carta so buoni per scaldasse. E certa volte quel fuoco te basta. E altre volte no.

La cicatrice non passa. È come una battaglia che nessuno ti può portare via, che ti ricorda che hai vissuto, che hai fatto tante avventure. È una cosa che fa paura ma è anche una cosa bella: è la vita.

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