C’è una puntata, nella serie di Zerocalcare per Netflix Strappare lungo i bordi, che ci ha autenticamente ribaltato. Non solo perché questa serie animata è oggettivamente stupenda, ma perché ha saputo toccare corde che solo la nostra generazione (e quella di Zero) sanno far vibrare.
Sono le corde dell’inadeguatezza sociale, dell’insicurezza del futuro, dell’ingenua convinzione che rimanendo immobili e aggrappati al pensiero “c’è tempo” sarebbe andato tutto bene.
Ma non è così, non può essere così e Strappare lungo i bordi ce lo schiaffa in faccia come le “pizze” che abbiamo preso tutti, almeno una volta.
Nella penultima puntata della serie Zero ripercorre la storia della sua amicizia con Alice, la presenza che aleggia, sfuggente ed enigmatica, su tutta la storia. Ancora non sappiamo esattamente cosa le sia successo, solo che i suoi amici stanno viaggiando alla volta della sua città, uniti dal pensiero di lei. Un viaggio semiserio che, tra un imprevisto e l’altro, serve a Zero per raccontare gli anni che legano lui, Secco, Sara e Alice in un’amicizia indissolubile.
Alice è, fin dall’inizio, il sogno impossibile di Zero: non perché ci siano oggettivi impedimenti al concretizzarsi della loro storia, ma perché nessuno dei due ha il coraggio di fare la prima mossa. Certo, come Zero ricorda all’inizio della puntata, sia lui che Alice avevano il “talento” di fidanzarsi contemporaneamente, rendendo impossibile una frequentazione e lasciando il rapporto al livello “amici”. Ma sappiamo che è una scusa, una delle tante che Zero accampa nel corso della serie, e che saranno puntualmente smascherate dalla sua coscienza-armadillo.
Zero vorrebbe stare con Alice, ma non fa assolutamente niente per realizzare un desiderio che ha spinto talmente in profondità da non esserne più pienamente consapevole. Come tanti altri capitoli della sua vita, Zero si limita a osservare, a vivere in maniera meccanica e sicuramente super efficiente ma mai “viva”, pulsante.
Alice è rimasta per anni in una situazione paludosa, insidiosa e probabilmente tossica e lui non poteva (né voleva) intervenire. La situazione sembra sbloccarsi quando finalmente, una notte qualsiasi, lei lo chiama in lacrime per annunciargli che è finita, questa volta per sempre. E anche se quella frase l’aveva detta già altre volte, Zero capisce che quella volta fa sul serio. Si veste, attraversa la città di notte per presentarsi alla porta dell’amica distrutta col gelato e le migliori intenzioni, e che succede?
Cosa può succedere, quando due che si sono sempre sfiorati senza mai toccarsi davvero si ritrovano abbracciati una sera, col cuore scoperto?
E perché è esattamente quello che non succede in Strappare lungo i bordi?
In qualunque altra serie tv, questa situazione sarebbe stata gestita dagli sceneggiatori in un solo e unico modo (molto alla Dawson’s Creek, per richiamare una citazione di questa puntata). Due persone che si sono sempre volute di nascosto si trovano nella situazione in cui possono finalmente concretizzare il loro desiderio. Si abbracciano, si confidano, si scambiano finalmente le parole d’amore che da anni hanno incastrate in gola e, finalmente, si scambiano un bacio appassionato e liberatorio con in sottofondo una colonna sonora da spezzare il cuore.
Ma non succede questo in Strappare lungo i bordi. Zero ha l’occasione per stare finalmente con Alice, per approfondire quel rapporto impantanato da troppi anni a un livello non pienamente soddisfacente, e se lo lascia sfuggire.
E perché lo fa? Perché non è in grado di “esserci veramente”, di vivere appieno i momenti, di stare semplicemente abbracciato a una ragazza senza pensare a nient’altro che a starle vicino in un momento di debolezza. Perché l’estrema intelligenza di Zero non serve a nulla se non lo rende capace di affrontare la vita.
“Per me non è importante che tu ci sia sempre, ma devo sapere che quando tu sei con me ci sei davvero. Lo capisci?”
Zero spiega con incredibile lucidità quali sono le ragioni della sua inadeguatezza. Sembra perfettamente consapevole di quale sia il suo problema eppure non riesce a impedirsi di compiere gli stessi errori. Allo stesso tempo, però, è anche troppo facile capirlo e ritrovarsi a provare empatia per lui. I sentimenti degli altri, così come i nostri, a volte sono così grandi che diventano ingestibili e ci fanno paura. Allora noi, persone razionali e pianificatrici, dimostriamo il nostro amore compensando sul piano pratico ed empirico ciò che non sappiamo dire:
“E non abbiam bisogno di parole
Per spiegare quello che è nascosto in fondo al nostro cuore”
Zero c’è e ci sarà sempre per Alice. Quella sera, però, si porta a casa il peso di aver perso la prima e forse l’unica occasione di esserci davvero, anima e corpo, anche con le parole se necessario. Perché le parole servono. Le parole possono fare la differenza, Zero se ne accorgerà nella puntata conclusiva, quando il peso di ciò che poteva fare e non ha fatto diventerà, per un attimo, insostenibile.
Quella sensazione di incompiuto, di aver semplicemente osservato una situazione dall’esterno, aleggiando come un fantasma sulla propria vita invece di viverla (una bellissima metafora grafica di Zerocalcare) diventa un macigno di verità una volta a casa. La sua coscienza gli fa metabolizzare ciò che è accaduto nel modo peggiore, com’è sua consuetudine, “a pizze in faccia”:
“Sei cintura nera de come se schiva la vita”.
Chi non ha mai vissuto un momento come quello raccontato in questa scena di Strappare lungo i bordi? La generazione di Zerocalcare e quella immediatamente successiva è stata cresciuta in una società in cui la necessità di sgomitare per sopravvivere in un mondo con risorse limitate va di pari passo all’assenza di “anticorpi alla vita”. Vogliamo tutto ma non sappiamo come ottenerlo (e non è neanche del tutto colpa nostra).
La tattica di Zero per riuscire a passare indenne nei garbugli della vita è fare l’opossum: restare immobile, fingersi morto, per paura dei cambiamenti. Peccato che chi finge di essere morto, prima o poi non dovrà più sforzarsi neanche di fingere: la vita finirà comunque, non prima di averlo travolto con la consapevolezza di non aver mai vissuto davvero.
Lo vediamo nella scena successiva, se possibile ancora più difficile da digerire di quella con Alice, perché ci parla di una realtà troppo attuale, troppo dolorosa per non toccarci profondamente. Perché non abbiamo la vita che sognavamo? Che cosa abbiamo sbagliato? Dovevamo muoverci incessantemente, come ci impone la società, o rimanere immobili, come ci sussurra la voce che abbiamo dentro e che ci dice che niente potrà andare male se resteremo fermi?
Le persone compiono scelte che condizionano la loro esistenza, nel bene e nel male. Per quanto possa farci male, confrontarci con la vita degli altri ci può servire a capire se stiamo sbagliando qualcosa. Per Zero è necessario un semplice incontro casuale con una delle sue ex alunne per fargli realizzare che rimanere a bocce ferme non è la soluzione. Il confronto con gli altri può essere impietoso e può condurre in un abisso senza ritorno. L’abisso in cui è finita Alice, anche se in questa puntata ancora non lo sappiamo.
La penultima puntata di Strappare lungo i bordi è più emotivamente devastante dell’ultima, al netto della portata emotiva della scena del funerale con tutto ciò che ne consegue. I rimorsi di Zero sono meno strazianti del rimpianto che ci viene mostrato in questa 1×05, quando aveva la possibilità di imprimere una svolta alla sua vita e ha preferito schivarla.
Ma è proprio sul finire della puntata, quando già eravamo a pezzi, che Strappare lungo i bordi infierisce. La realtà della morte di Alice, che già immaginavamo da un pezzo, entra con prepotenza, a gamba tesa, a pizze in faccia. È una realtà con la quale non si può non fare i conti e non serve nascondersi: non a caso a dire come stanno le cose è il personaggio più diretto della serie, Secco.
In poco più di venti minuti Zerocalcare ci denuda emotivamente, scopre i nostri lati più sensibili e li mette in scena in una puntata che fonde alla perfezione ironia e dramma. Ma non ci lascia completamente senza speranza: pur nella sua inadeguatezza, nonostante lo scarso coraggio dimostrato fino a quel momento nell’affrontare la vita, Zero conclude che non tutto è perduto. Bisogna trovare qualcosa di positivo a cui aggrapparsi per non finire strappati a metà, fracichi, ciancicati come un foglietto tenuto in tasca per troppo tempo.
“Sei stato bravo, sei stato bravo. Me lo ripeto cento volte perché me servono pensieri belli a cui aggrappamme”.
Giulia Vanda Zennaro
La puntata 1×05 di Strappare lungo i bordi sarà raccontata, approfondita e analizzata anche giovdì sera 30 Marzo alle 21.00 sul nostro canale Twitch: ci trovate sotto il nome hallofseries_com. Vi aspettiamo!