Eccoci qua, ancora una volta a parlare di Zerocalcare e della sua Strappare lungo i bordi. La serie tv realizzata dal fumettista made in Rebibbia ci ha stregati, e con noi ha stregato pure svariate centinaia di migliaia di italiani. Strappare lungo i bordi è la produzione più vista nella nostra penisola e ha superato quell’Everest televisivo di Squid Game. Insomma, una apoteosi. Non è questo l’articolo in cui vogliamo analizzare i perché e i per come del successo nazionale della serie tv di Michele Rech, oggi vogliamo parlare della musica di Strappare lungo i bordi. Vogliamo raccontarvi di quelle tante melodie contenute in quella frenetica e scanzonata cassa armonica ideata da Zerocalcare, di quelle canzoni che ci hanno portato via un pezzo di cuore. E di parole, di musica, ce ne sono tante da analizzare. Potremmo parlarvi di ferite, di tagli, di sgambetti oppure di pezzi di carta ciancicata. Tanti piccoli brandelli di cuore che la produzione animata ci ha asportato con un bisturi tagliente quanto le parole pronunciate dai personaggi della serie tv.
I sei episodi ruotano attorno ad un viaggio che Zerocalcare e i suoi due amici di sempre, Sarah e Secco, devono affrontare: la storia è fortemente autobiografica, come tutti i lavori del fumettista. La musica gioca un ruolo centrale nella storia, come aveva già anticipato lo stesso Zerocalcare in alcune interviste prima che la serie tv sbarcasse su Netflix. I brani che compongono la colonna sonora svariano dal punk rock fino al cantautorato italiano, passando per la new wave francese. La soundtrack originale porta invece la firma di un amico di vecchia data di Zerocalcare: Giancane. Se quindi, come noi, dopo aver visto Strappare lungo i bordi siete andati su qualche piattaforma musicale a cercare la playlist della serie tv questo articolo fa al caso vostro. Lo stiamo scrivendo con il sorriso sulla bocca, lo stiamo scrivendo per dirvi che anche noi ci siamo emozionati con le musiche della produzione, lo stiamo scrivendo per dirvi: “Non siete soli!”.
La colonna sonora che diventa parte integrante di Strappare lungo i bordi.
Come vi dicevamo, non siete i soli ad ascoltare sotto la doccia le canzoni della colonna sonora di Strappare lungo i bordi. Ma perché tutto questo successo? In realtà va di pari passo con le tematiche toccate dalla serie tv. Se infatti la produzione animata ideata da Zerocalcare colpisce con un gancio destro e manda al tappeto tutti coloro che sono nati tra gli ’80 e i ’90, lo stesso discorso vale per la sua colonna sonora. Questa infatti è densa delle sonorità con cui sono cresciuti quelli nati in quella generazione. E c’è di più, anche le canzoni più recenti rientrano nel target delle canzoni moderne che ascoltano quelli tra i 25 e i 40. Per quale motivo? Semplicemente perché anche Zerocalcare, come spesso si autodefinisce, è un neo-boomer rispetto alla generazione successiva fatta di money-money, autotune, scooteroni e Tesla. Quindi, per osmosi, il caro Michele Rech è un coetaneo delle persone a cui la serie tv è dedicata: i non pacificati, quelli non omologati, che sono nati in quel periodo storico che li porterà a cercare lavoro tra una delle più grandi crisi finanziarie da quando è nata la finanza o una delle peggiori crisi pandemiche mai palesatesi nel pianeta azzurro.
Da Giancane, il cantautore che ha composto l’omonima intro di Strappare lungo i bordi, passando per Manu Chao, Tiziano Ferro e Ron, la serie tv ha una accuratissima scelta musicale per una colonna sonora che ci porta anche in territori meno noti. Haut les coeurs di Fauve è la canzone francese che accompagna un momento di svolta del racconto ed è una delle più cercate sulle piattaforme di streaming musicale. Lo stesso vale per The Funeral dei Band of Horses che fa da tappeto musicale al notevole episodio conclusivo. Questa ha fatto tornare in auge il gruppo in Italia a tal punto da spingerlo a fare una data nello stivale per la presentazione del nuovo album. Altrettanto azzeccate le scelte de Gli Ultimi con Un battito ancora o di Max Brodie con For the Better. Perfetti anche gli inserimenti del classico synth pop Smalltown Boy dei Bronski Beat o di Dancing with Myself, pezzo scritto da Billy Idol e dal bassista Tony James, entrambi fanno infatti da colonna sonora a spostamenti in treno o in autobus del gruppo di amici. Infine la chicca che non ti aspetti è Black Water di Apparat che, gira che ti rigira, è un brano dall’anima emo.
Una immersione totale nella storia autobiografica di Zerocalcare e nella nostra vita.
Questo è il compito fondamentale delle musiche di Strappare lungo i bordi. Ovvero quello di farci toccare con mano il contesto socio-culturale in cui si muove e si è mosso Zerocalcare per tutta la sua giovane esistenza. Un contesto in cui esiste la matematica certezza che ognuno di noi ha una guerra quotidiana da combattere, una battaglia che non lo pone né più avanti in trincea né meno indietro alla barricata. Ognuno cammina lungo una corda ormai logora tra due grattacieli, in equilibrio precario, e ognuno combatte con il lavoro, l’amore, con gli amici, la famiglia, con i ricordi o con i lutti da elaborare. Ognuno ha il proprio tempo di reazione, di attesa e di rinascita. Tutti, però, dovremmo ricordarci più spesso d’essere quel filo d’erba di quel prato descritto da Sarah e tanto amato da Zerocalcare.
Ogni uomo o donna dovrebbe lasciarsi dondolare da un brano caro che faccia da colonna sonora della nostra vita. Una di quelle canzoni che ascolti e riascolti, perché ti ricorda un momento illuminante, triste, struggente o felice. Una di quelle canzoni che hanno per un attimo ci ha dato la forza e il coraggio di capire come vadano affrontate le difficoltà che la vita ci pone innanzi: con indomita leggerezza, con smisurata gentilezza e con una improbabile resilienza alle avversità. In fondo, in un mondo come il nostro, ormai arido e brullo di sentimenti, ridere, piangere e farsi travolgere per un attimo dalla nostalgia con pezzi che hanno segnato la nostra adolescenza o un momento felice, è una cosa piccola. E come tutte le cose piccole contano poco, ma mai niente. E non pensate nemmeno lontanamente che tutto questo sia riservato agli uomini e alle donne deboli. Si tratta piuttosto di uomini capaci di essere ancora umani, ancora coraggiosi. Si tratta di essere empatici eroi del quotidiano che non hanno paura di ritrovare, in un brano, la via che li riporti lungo quei bordi da strappare.