Neanche il tempo di metabolizzare il finale di Strappare lungo i bordi che già sale dentro di noi quel sinistro ma compiaciuto bisogno di fare rewatch. ‘Alla fine è come vedere un film’, ci ripetiamo mentre riviviamo per ormai la quarta volta la storia di Zero e Alice, di Sarah e di Secco, tanto da veder improvvisamente spuntare un armadillo alle nostre spalle. – Ok, forse è giunto il momento di uscire da questa cosa. I post si affollano su Hall of Series – Comunità di recupero (serie tv), l’immagine di Zero seduto sullo schienale di una panchina insieme ad Alice è senza dubbio diventata un’icona pari alle raffigurazioni cristiane, posta come solo incipitaria di una domanda che in questi giorni non fa che impazzare in ogni social esistente: che serie tv mi consigliate simile a Strappare lungo i bordi?
Non c’è giorno al mondo, da ormai una settimana, in cui un un utente – da Biella a Roma – non stiracchi le braccia domandandosi: Cosa posso vedere dopo Strappare lungo i bordi? Ragazzi, il giorno della rivelazione è finalmente giunto: quel giorno è oggi. Rizzate bene le orecchie e aprite le vostre menti: abbiamo cercato di fare il possibile e siamo sicuri che le cinque serie tv che abbiamo scelto, per i motivi che a breve andremo a esporvi, risulteranno un ottimo palliativo dopo la fine di Strappare lungo i bordi, e fidatevi non solo.
1) BoJack Horseman
Chiedendo letteralmente a chiunque consigli su cosa vedere dopo Strappare lungo i bordi la prima risposta sarà al 98,8 % proprio BoJack Horseman. Una serie animata dissacrante che con ironia sa affrontare e raccontare tematiche differenti con diversi registri di comprensione, da quello più comico e scanzonato a uno più profondo. BoJack è una ex star di Hollywoo(d) che vive con fatica il confronto con se stesso e con l’ideale che si era immaginato per la sua esistenza. Rebibbia e Los Angeles non sono mai stati così vicini sotto lo stesso cielo di autocommiserazione che accomuna i due protagonisti delle due serie tv animate. In un saliscendi emotivo ci ritroviamo a specchiarci negli occhi di BoJack come in quelli di Zero: due vite differenti ma che hanno in comune il più umano e ostico dei sentimenti: la paura.
2) After Life
A vincere il premio come miglior cantautore della tristezza troviamo Tony Johnson, il protagonista di After Life. Un uomo distrutto, a pezzi per il lutto con cui si trova a dover suo malgrado convivere ma che nonostante tutto non riesce a smettere di emozionarci e talvolta pure farci ridere nel racconto del suo dolore. Vi ricorda forse qualcuno? Caduto in depressione dopo la perdita della moglie, Tony decide di attuare ciò che da sempre non ha mai avuto il coraggio di fare: vivere come se non gliene importasse affatto. ‘Mal che vada mi ammazzo‘, come stile di vita e come leitmotiv di una serie di avventure divertenti e scabrose in cui noi e Tony veniamo continuamente coinvolti riuscendo così ad aggiungere giorni buoni a una lista considerevolmente lunga di giorni pessimi, premendo con tutte le nostre forze per riuscire a vincere nel bilancio. Vita e sopravvivenza alla morte si mischiano in una dramedy in cui riuscirete difficilmente a trattenere lacrime risate.
3) Fleabag
Di trentenni afflitti dalla precarietà umana dell’esistenza ne è pieno l’universo seriale e non – provate a lanciare uno sguardo dietro queste tastiere – ma solo in pochi sono riusciti a sostenere il discorso così abilmente quanto la nostra Fleabag. Con sguardo rivolto alla telecamera e anima allineata ai nostri costanti sentimenti di fallimento, Fleabag muove i passi in mondo, il suo che appare molto simile a quello di chi ha la fortuna di osservarla. In piedi, come di fronte a tutta la classe, Fleabag snocciola le pagine più succoso e taglienti del suo diario segreto accogliendoci nella sua inadeguatezza e nei suoi tanti rimorsi. Muoversi al passo con la vita degli altri è probabilmente uno degli sforzi più faticosi e inutile che si possano mai commettere e lo sanno bene Fleabag e Zero, ogni qual volta si sono dimenticati che in fondo siamo come fili d’erba. Un lutto insuperabile e la voglia costante di provare ancora qualcosa quando il mondo sembra averci messo alla porta e i sentimenti non hanno fatto altro che sbatterla con maggior vigore, sono solo alcuni dei focus su cui la narrazione di Fleabag prende forma per diventare, puntata dopo puntata, anche la nostra voce interiore.
4) F is for Family
Forse la più insospettabile tra le serie tv proposte per colmare quel vuoto lasciato da Strappare lungo i bordi, F is for Family non ci metterà molto a farvi ricredere e lo farà a modo suo. Frank Murphy, così come Zero preferirebbe qualsiasi tortura pur di evitare un confronto a cuore aperto con chi ama. Emotivamente assiderato il protagonista di F is for Family, farebbe qualsiasi cosa per i suoi cari, anche fiondarsi a casa di un amico in difficoltà alle due di notte armato di gelato e ennesimo rewatch di Una mamma per amica, tutto. Purché non li venga chiesto il conto di ciò che prova perché sappiatelo, se mai glielo doveste chiedere la sua risposta sarà un conciso ‘ma vai al diavolo’. Di frasi lasciate a fior di labbra, di treni persi, di occasioni mai scoccate, Frank e Zero ne sanno molto più di qualcosa, pur vivendo in decadi molto distanti fra loro come gli anni 70 e i primi anni 2000. I discorsi, in fondo, sono sempre quelli, e l’atavica paura di non farcela e di sbagliare anche una volta in cui la si faccia, rimangono i sentori di un’esistenza che fa fatica a viversi, anche se raccontata con grande ironia.
5) Love
Ma dove li hanno presi quei due? E’ sicuramente la prima esclamazione che vi verrà spontanea una volta conosciuti Gus e Mickey, due che l’uno con l’altra non ci azzeccano proprio niente ma che, nonostante tutto non vogliono smettere di provarci. Avete presente quando l’amico saggio vi dice che ‘prima di mettersi con qualcuno è meglio mettersi a posto con se stessi’? Ecco. Gus e Mickey a questo punto sembrano non avere altri amici se non i pensieri autodistruttivi che li guidano in ogni loro scelta: amorosa, sociale, lavorativa che sia. Due trentenni tipicissimi che passano le giornate a fare a pugni con l’amore e con la vita e che, una volta stanchi e tumefatti si accoccolano su loro stessi fuggendo ancora una volta dai loro problemi e da tutte quelle mille domande dalle quali non fanno altro che nascondersi. Inconclusi e inconcludenti, figli dell’incertezza dei nostri anni, figliastri di chissà chi li abbia mai insegnato a buttarla in caciara per scappare dalle responsabilità. In Love le opzioni sono due: se nono conoscete nessuno come Gus e Mickey forse quel qualcuno siete proprio voi.