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Grazie, Shannen, per averci regalato Prue Halliwell

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Poco più di due settimane fa Shannen Doherty è morta dopo una lunga malattia. I giornali ne hanno parlato tanto, i social anche, e in tv la notizia ha avuto il suo spazio. Se ne è parlato e se ne parla ancora. All’inizio è stata dipinta come una guerriera, dando libero sfogo alla narrazione che vede il cancro più come un nemico che come una malattia. Subito dopo si è passati al racconto del suo essere una donna problematica, con tanto di cronistoria dei litigi – o presunti tali – con colleghi e produttori. Dopo ancora si è parlato delle ultime attività, del divorzio, addirittura della cifra che ha lasciato in banca. Come tutte le volte in cui a lasciarci è una persona famosa, si è detto di tutto. Ma ve lo dico già, questo pezzo non è niente di tutto ciò.

Come la stragrande maggioranza dei critici, dei giornalisti e degli utenti social che in questi giorni ne hanno parlato, io di Shannen Doherty non conosco niente più di quello che negli anni è trapelato di lei tra interviste, indiscrezioni e dichiarazioni. Mi sembra davvero poco per giudicare una persona. Ma so per certo che a Shannen Doherty mi sono sempre sentita legata. E questo perché ha dato vita a un personaggio che per me ha rappresentato e rappresenta tuttora il concetto stesso di serialità, il personaggio che per primo mi ha fatto capire che a una vita nata nel mondo dell’intrattenimento ci si può davvero affezionare. E da una vita nata nel mondo dell’intrattenimento si può davvero imparare. Sto parlando di Prue Halliwell, la primogenita tra le protagoniste di Streghe, la mia serie del cuore.

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Questo pezzo non è un plauso o una critica a Shannen Doherty, che l’ha interpretata, ma un puro e semplice ringraziamento alla donna che ha dato l’anima alla mia eroina d’infanzia e di tutta la vita.

Ero una bambina dell’età assolutamente non adatta quando ho guardato Streghe per la prima volta. Ero talmente piccola da non ricordarlo, e ancora oggi mi chiedo cosa sia passato per la testa di mia madre quando ha pensato che far vedere a una bambina di quattro o cinque anni una serie tv piena di demoni e stregoni fosse una scelta saggia. Non ne ho idea, anche se col senno di poi non si sbagliava, è andata benissimo così. Sono praticamente cresciuta a pane e Streghe. Ricordo come se fosse ieri la gioia che provavo il giorno della messa in onda, l’eccitazione e l’ansia che mi provocava la sigla. Conosco ancora a memoria un numero spropositato di incantesimi. Ho registrato episodi dei quali potrei recitare le battute su VHS che nel tempo sono diventati inutilizzabili, per quante volte li ho messi in play.

Holly Marie Combs, Shannen Doherty e Alyssa Milano, protagoniste delle prime tre stagioni di Streghe

Come tutte le cose che si introiettano da bambini, prima ancora di averne coscienza, ho fatto mia la forza della sorellanza, tanto da decidere una volta cresciuta di tatuarmi la triquetra – nella serie triscele – insieme alla mia, di sorella. Mi sono affezionata alla serie e ovviamente, insieme a lei, alle sue protagoniste. L’ho fatto con una profondità che è cresciuta nel tempo, ma con la forza che solo l’ammirazione infantile può creare. E ho scelto senza scegliere – perché si tratta di puro istinto – quale delle sorelle Halliwell fosse il mio punto di riferimento. E se mia sorella, più grande di me di cinque anni e quindi all’epoca adolescente o quasi, si è subito fiondata sulla giovane, libera e ribelle Phoebe, anche io non ho mai avuto dubbi: la mia strega del cuore era la decisa e responsabile Prue.

All’inizio la guardavo come si guarda un obiettivo.

Prue era bella e forte, adulta ma non tanto da risultare vecchia ai miei occhi di bambina. Era come aspiravo a diventare, grande e fiera. Ma nel tempo il mio attaccamento a lei si è fatto più composito. È diventato frutto misto dei suoi tratti che rivedevo in me e di quelli che mai avrei sviluppato, e che per questo ho sempre bramato. Perché Shannen Doherty ha interpretato un personaggio umano, complesso e ricco di sfaccettature, alcune delle quali si colgono pienamente solo da adulti.

Il fatto che Prue sia la più grande del trio le mette in mano fin dal primo episodio le redini di una situazione enorme, con la vita che cambia da un giorno all’altro in modo radicale, inaspettato e – soprattutto – soprannaturale. Il giorno prima lei e le sue sorelle sono tre giovani donne appena tornate a vivere nella vecchia casa di famiglia, con i loro problemi e non sempre in ottimi rapporti tra loro. Il giorno dopo sono le responsabili del Bene nel mondo. Bella m**da. È chiaro che tra le tre qualcuno debba prendere il toro per le corna e cominciare a capire come funziona il gioco, e va da sé che a farlo sia la più grande, quella che ha già dato prova di responsabilità, quella sulle cui spalle tanti pesi si sono già poggiati con successo.

La Prue che conosciamo nei primi episodi è quindi la Prue risoluta, che non ne lascia passare una a Phoebe e riesce a coniugare un lavoro stabile e impegnativo con l’impiego non retribuito come salvatrice del mondo. Pian piano però cominciamo a vedere di lei altri lati, che mai cancellano il primo ma gli si uniscono andando a creare il personaggio incredibile che Prue Halliwell è.

Scopriamo la donna sofferente che si nasconde dietro la facciata sicura.

La donna cresciuta con il vuoto lasciato dai genitori, mai colmato e incolmabile. La vediamo rimpiangere l’ingenuità e la libertà che le sono sempre state negate, presa da doveri e responsabilità. Torna adolescente e si proietta nei suoi stessi sogni sfasciando il matrimonio di Piper. Fa di tutto per tenere dentro la parte più profonda di sé che però, scalciando, pian piano esce fuori. Combatte contro le sue stesse emozioni.

Shannen Doherty in Streghe

Dopo tanti anni fa ancora fatica ad affrontare il dolore per la perdita della madre e il trauma di averla vista morire. In alcune occasioni neanche riesce ad ammettere di provarlo, questo dolore, relegato a una debolezza che non è. Prova ancora parecchio rancore nei confronti del padre, ma anche paura all’idea che il suo ritorno sia solo una chimera. Ha difficoltà nel fare una cosa semplice come dire Ti voglio bene alle sue sorelle, per non parlare di quella ad aprirsi con Andy. Cerca di nascondere tutto sotto un lenzuolo che puntata dopo puntata diventa sempre più sottile, dando a noi spettatori l’opportunità di vedere Prue nella sua totalità e a se stessa quella di affrontare i suoi, di demoni.

E in tutto ciò non perde mai la capacità di cavarsela, né la forza per andare avanti. Più umana e contemporaneamente strega più potente, Prue resta sempre la persona alla quale le sorelle si affidano. Il suo istinto non la tradisce, anche quando si tratta di dover litigare con Phoebe per il suo rapporto con Cole. Continua a trovare la soluzione giusta nelle situazioni più improbabili, anche se a volte le viene dato un aiutino, perché le Halliwell del passato non lasciano mai solo il Potere del Trio.

Affronta tutto con lo sguardo forte e fiero ma anche dolce e amorevole che era di Shannen Doherty.

Lo sguardo che per tre stagioni da bambina mi ha cullata, perché se nel mondo esistevano persone come Prue io potevo avere meno paura. Vi lascio immaginare quale sia stata la mia reazione all’abbandono del cast di Streghe da parte di Shannen Doherty e alla conseguente morte di Prue. Anzi, no, ve lo dico: ho pianto tutte le mie lacrime. Ho sentito la mancanza di una persona mai conosciuta, mai esistita ma alla quale mi ero comunque affezionata.

Nel tempo ho fatto pace con questa trama e anche con Paige, così diversa dalla mia beniamina. Ma il mio amore per Prue non si è mai ridotto, e le puntate di Streghe che vedono Shannen Doherty protagonista sono ancora le mie preferite, quelle che rivedo più spesso e più volentieri. Perché per quanto Piper, Phoebe e Paige ci abbiano regalato cinque stagioni incredibili, trame importanti e anche un bel po’ di commozione, Prue non si batte.

Shannen Doherty nella terza stagione di Streghe

A Prue ho già scritto una lettera, oggi mi tocca ringraziare chi l’ha interpretata. E quindi grazie mille Shannen, per il talento e per la sensibilità che hai avuto nel creare la donna che ho sempre aspirato a essere. Grazie per non averla mai dimenticata o rinnegata, per averla condivisa con i fan fino all’ultimo, ricordando in ogni incontro quanto fosse stata importante per te e sottolineandone ogni volta lati nuovi e nuove motivazioni che magari a noi, a volte disattenti, a volte bambini, erano ancora oscure. Grazie per aver interpretato uno dei personaggi più femministi che la serialità abbia visto prima ancora che si cercasse di crearne uno. E, per quello che vale, grazie perché se non fosse stato anche per te, oggi non sarei qui a scrivere di serie tv.