È uscita oggi, dopo una spasmodica attesa, la seconda stagione di Suburra. Le porte di Roma si sono aperte, o per meglio dire quelle del mondo di mezzo all’interno di Roma. Un mondo dove i veri interessi della Capitale influenzano ogni scelta e grattano dal basso, come piccoli e allo stesso tempo enormi topi, impossibili da debellare. Tutto comincia come si era concluso e le prime due puntate non lasciano spazio a discussioni né a riflessioni, galoppano dritte al punto, senza esitare.
Ogni cellula della malavita è in cerca della sorella di Aureliano Adami. Sebbene gli interessi nel trovarla variano da caso a caso, il principio alla base è lo stesso: porre fine alle faccende in sospeso. In questo caso per Spadino il desiderio di prendersi il controllo della città insieme agli altri due ragazzi protagonisti. Per Samurai: la decisiva firma per ottenere i terreni di Ostia e avviare finalmente il suo traffico illegale, in collaborazione con la mafia. Aureliano Adami che, furente di rabbia, aveva concluso la sua avventura nella prima stagione, è pronto all’azione. Con quella stessa rabbia e il desiderio di uccidere la sorella e vendicare la morte della donna che amava.
Noi tre contro tutti, contro Samurai, e comannà finalmente sta città!
Non tutto però è così semplice e immediato in Suburra. Proprio come nella prima stagione, i rapporti tra le forze in gioco si fanno sempre più intricati e sbocciano in ramificazioni causate da ogni singolo gesto o decisione presa.
Samurai tiene ancora saldo il controllo sulla scacchiera e muove ogni pedina a suo piacimento. Sebbene la partita sia lontana dall’essere vinta, i suoi passi, sempre preventivati, si muovono più veloci di qualsiasi altro personaggio in cerca del suo piccolo angolo di potere. In questa prima puntata l’aspetto fondamentale, ma implicito, il quale scorre parallelo al ritrovamento di Livia Adami, è il ricongiungimento dei tre protagonisti. Tutte le carte in tavola si combinano in modo tale che presto il trio diventi nuovamente una cosa sola e sconfigga il titano che li manipola.
La strada è irta di ostacoli: risentimenti, interessi diversi, famiglie e colleghi. Nonostante ciò è chiaro come ogni pretesto narrativo sia finalizzato a questo epilogo. Un epilogo che porterà, probabilmente dalla terza puntata, a far decollare Suburra. Se questo però non stupisce, ciò che invece emoziona sono le variabili inaspettate di alcuni avvenimenti.
Il nuovo cardinale parrebbe essere un uomo incorruttibile che opera per la legalità. Lo stesso Amedeo Cinaglia, sebbene ormai completamente distrutto dal suo ego, trova il coraggio di affrontare a muso duro Samurai, l’unico a riuscirci finora. Per Spadino la carica di capo della famiglia Anacleti è più in bilico che mai. Una leadership, la sua, tacitamente non condivisa da quasi nessun familiare.
Tu che vuoi? Voglio esse libero
Tutti questi piccoli avvenimenti inaspettati portano inevitabilmente alla creazione di svariati colpi di scena, anche molto importanti, già solo nelle prime due puntate. Il desiderio di libertà è onnipresente nei tre protagonisti. Spadino vuole emanciparsi da una famiglia che odia ma al contempo che vuole guidare. Gabriele desidera lasciarsi alle spalle il mondo del crimine e Samurai, ma eventi più grandi di lui lo costringono nel continuare a percorrere quel sentiero. Un sentiero peraltro incentivato dalla sua nomina come vice ispettore al commissariato di Ostia. Aureliano Adami vuole avere il pieno controllo sullo spaccio senza interferenze esterne. Questi due primi episodi ci mostrano, ancora una volta, come questi desideri siano molto difficili da perseguire.
Il desiderio di libertà si manifesta in ogni sua forma e ottiene, talvolta nei modi più impensabili, il suo scopo. Livia Adami conquista la sua libertà: il perdono del fratello. Una benevolenza che avrà un prezzo da pagare. Un altro esempio lo abbiamo in Spadino che ha non pochi attriti con sua madre nella gestione degli affari e riguardo il suo desiderio di comandare Roma vicino ai suoi amici.
Interessante, per quanto concerne la famiglia Anacleti, il sospetto di un ruolo sempre più centrale della moglie di Spadino e di un nuovo personaggio, Alex. Uno spacciatore zingaro proveniente dall’Abruzzo. Inoltre, sempre parlando di nuovi personaggi, facciamo la conoscenza di uno speaker radiofonico dai misteriosi intenti, il quale sembra aver avuto in passato rapporti con Samurai.
Mo sì che t’ho tolto tutto, sei solo Aurelià e solo non vali più un c***o!
Oltre alla libertà, la seconda stagione di Suburra è dipinta di dolore. Un dolore immenso che si sparge in ogni direzione. Niente è stato dimenticato e ogni avvenimento della prima stagione brucia con immenso calore nei cuori dei protagonisti. Questo dolore li ha resi, almeno in apparenza, ancora più spietati. Il personaggio che più di tutti sembra voler gridare più forte il suo nome è proprio Gabriele.
Il dolore che ha subito e per quello che è stato costretto a fare l’ha cambiato a tal punto da diventare abile, determinato, dinamico e grintoso. Non più il ragazzino impaurito della prima stagione e, forse, non più l’ombra dei suoi due soci: Aureliano e Spadino. In questa seconda stagione di Suburra, potremmo assistere a un’evoluzione del suo personaggio che ci aspettavamo da tempo. Tuttavia è presto dirlo, anche se le premesse sono buone.
Suburra promette molto bene con queste due prime puntate e ci regala buoni motivi per appassionarci al prosieguo.
La serie tv, nella prima stagione caratterizzata dalle note di “7 vizi Capitale” di Piotta, si fa portatrice di una nuova colonna sonora. “Alti e bassi” dei Brokenspeakers in collaborazione con i Colle Der Fomento, famoso gruppo rap dell’underground romano.