Che adrenalina, ragazzi. Queste ultime puntate di Suburra sono una corsa disperata verso il finale, un finale cupo, pieno di sangue e morte, proprio come ce lo aspettavamo. Le premesse c’erano tutte: la guerra aperta contro Samurai, la difficile situazione di Gabriele, i tumulti fra le bande fedeli agli Adami e gli Anacleti, la lotta tra Samurai e Cinaglia per il dominio sulla politica.
Gli ingredienti per il dramma finale ci sono tutti, e le squadre sono schierate. Resta solo vedere chi cadrà e chi resterà vincitore, a regnare sulle macerie di una Roma che è ancora territorio di conquista.
Ma sono davvero i nostri (anti)eroi a conquistare Roma, o non è piuttosto lei a conquistare loro?
Da 2000 anni la città è il regno dei furbi, dei politici spregiudicati, degli affaristi. E il nostro tempo ne è l’esempio principe: i soldi fatti sulle spalle della povera gente, gli appalti truccati, le elezioni poco pulite. Il pregio di questa seconda stagione di Suburra, l’avevamo detto, è che mette una mano all’interno dell’attualità , rimestando il marcio di cui è fatta.
Ora è il momento di rendere reale ciò di cui abbiamo letto sui giornali, e i nostri protagonisti sono pronti. Ma Suburra fa di più, ci mostra il sangue che non vediamo, la morte di cui veniamo a conoscenza da un semplice trafiletto di giornale. In queste due puntate il destino della capitale si decide a colpi di pistola, di manganello, a mani nude, lottando come bestie. Molti cadono, in queste due puntate.
E si formano nuove alleanze: Adriano, personaggio rivelazione di questa seconda stagione, passa da semplice telecronista di sport ad ammanicato vero, riprendendo un passato di militanza nera con Samurai, deciso a vendicarsi di lui. Adriano che prende il posto di Gabriele, per noi spettatori assume il significato del cerchio magico, della necessità di un terzo polo nella geografia del crimine.
La lezione che ci insegnano queste ultime puntate di Suburra è che non si salva nessuno, tutti, una volta toccati dal potere, vengono contagiati. E si cambia. Cambia Cinaglia, ormai spregiudicato e cinico politico rampante, che passa anche alle vie di fatto attentando alla vita di Adriano e complottando con Sara per far fuori la contessa. Cinaglia, da timido e modesto politico di second’ordine, diventa leader indiscusso di quella cupola magica che da Samurai si apre e copre tutta Roma.
E per avere qualcosa, nella Suburra, devi sacrificare tutto. Cinaglia sacrifica il suo rapporto con la moglie, che ora ha capito chi è. Spadino sacrifica il suo amante, per mantenere la leadership all’interno della famiglia. Gabriele, dopo un’incredibile escalation di tensione, decide che la sua strada è finita, al punto in cui è arrivato non c’è più salvezza.
E se un (anti)eroe se ne va, un (anti)eroe nasce. La terza stagione di Suburra vedrà probabilmente svilupparsi un equilibrio all’interno del nuovo terzetto, che ora ha una motivazione in più per prendersi Roma. Lo devono fare anche per Gabriele.
È proprio Gabriele a compiere il percorso evolutivo più interessante. Un percorso che già nella prima stagione l’aveva trasformato da pischello che si prende le pizze in faccia a giovane e rampante poliziotto, che crede di cancellare le macchie del passato mettendosi addosso la divisa. Il flashback su di lui (bellissimi tutti, ottima idea del regista Andrea Molaioli) è forse il più interessante perché ci mostra il seme di quella pazzia che Spadino intravede nel compagno.
Una follia che Gabriele non lascia che prenda il sopravvento, più per proteggere se stesso che gli altri. La sua scelta ci lascia attoniti, ma non disperati. Il suo personaggio non aveva speranze di uscire da un labirinto in cui lui stesso si era cacciato, e la sua evoluzione ormai era arrivata all’apice.
E nel momento in cui tutto, seppur dolorosamente, sembra prendere forma e le pedine iniziano ad allentare la tensione, ecco che arriva la botta finale. Manfredi si è svegliato. Il fratello di Spadino non è più fuori dai giochi, e questo rimette le carte in tavola per una terza stagione che, già lo immaginiamo, sarà ancora più cruenta, machiavellica, adrenalinica di questa.