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Cosa aspettarsi da Suburra, la prima Serie Tv italiana prodotta da Netflix

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Ci siamo. Manca pochissimo e poi, finalmente, potremo ammirare la prima Serie Tv made in Italy prodotta da Netflix. Il 6 ottobre, infatti, sulla piattaforma di streaming verrà rilasciata l’intera prima stagione di Suburra. L’opera, tratta dal film omonimo ispirata al romanzo, sempre omonimo, di Giancarlo De Cataldo, vuole raccontare la storia criminale dell’ultimo decennio romano e i relativi intrecci con la politica e la Chiesa.

Non si può certo considerare il tema dello show un territorio poco battuto sul panorama italiano, tenendo presente che le due Serie Tv più acclamate dalla critica, Romanzo Criminale e Gomorra, seguano il medesimo filone. Romanzo Criminale, peraltro, oltre a condividere con Suburra l’ambientazione romana, è a sua volta la trasposizione di un romanzo di De Cataldo e di una pellicola omonima.

Notevole anche il chiasmo che si viene a creare tra due figure di spicco del cinema nostrano: il film di Suburra è diretto da Sollima, mentre la Serie beneficerà (anche) della regia, oltre che della supervisione di Michele Placido; il franchise di Romanzo Criminale segue il percorso inverso, con Placido regista del lungometraggio e Sollima creatore della Serie.

Tutto questo basta e avanza a fare di Suburra uno degli eventi seriali più attesi del 2017 in Italia. Oltretutto l’hype è accentuato da una gestazione durata più di due anni (basti pensare che Netflix non era ancora approdata nel nostro paese quando fu annunciata la lavorazione del primo original italiano). Ma cosa realmente possiamo aspettarci dalla Serie?

suburra numero 8

Per prima cosa sarebbe opportuno dare una rinfrescata al film di cui la Serie rappresenta un prequel. Non una rielaborazione dei contenuti, come è stato per gli altri due crime sopra citati, dunque, ma un vero e proprio prologo degli eventi che porteranno all’Apocalisse (e chi ha visto la pellicola, presente nel catalogo Netflix, avrà colto il riferimento).

Suburra – La Serie, infatti, ha deciso di voler raccontare ancora più nel dettaglio gli intrecci che politica e malaffare hanno prodotto negli ultimi anni e sfociati nello scandalo di Mafia Capitale. I contenuti, inevitabilmente romanzati, beneficeranno per forza di cose di una significativa componente di realismo, attingendo, come il libro d’altronde, a piene mani da fatti realmente accaduti. Il cuore pulsante dell’opera, tuttavia, in pieno stile Netflix, sarà rappresentato dai personaggi.

Tra questi spicca la presenza di Alessandro Borghi che torna a interpretare un Numero 8 più giovane e non ancora completamente corrotto dall’ambiente circostante. È questo quello che sembrano suggerire anche le immagini del trailer, in cui il look da naziskin del film lascia spazio a un biondo ossigenato che ricorda tantissimo il Sickboy di Trainspotting.

Accanto a lui proveranno a “prendersi Roma” (licenza poetica, concedetemela) i personaggi interpretati da Giacomo Ferrara e Eduardo Valdarnini. Il primo torna a vestire i panni di Spadino, appartenente al clan degli Zingari, una figura grottesca e ammaliante, tra le migliori rivelazioni della pellicola; il secondo interpreterà un personaggio inedito, Gabriele, esponente della Roma bene in procinto di essere inghiottito dalla suburra. Destano curiosit anche i ruoli di Claudia Gerini e Filippo Nigro, rappresentanti rispettivamente degli “intrallazzi” del Vaticano e della politica.

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Il senso di dare vita a una Serie Tv del genere è racchiuso proprio dietro questa suggestiva frase del trailer. Il male di Roma, lo stesso male, torna in maniera ciclica, sotto altre spoglie, altri loschi personaggi. Le dinamiche tra Mafia, Stato e Chiesa hanno qui l’occasione di essere raccontate in maniera minuziosa, progressiva, anche se forse con meno solennità di quanto fatto da Sollima all’interno della pellicola.

Ciò che più interessa, in ogni caso, è il livello qualitativo che quest’opera riuscirà a raggiungere. A prescindere dal tema, senza dubbio inflazionato ma necessario per approcciarsi al mercato, e dalle scelte narrative e stilistiche, infatti, è auspicabile che questo esperimento targato Netflix funzioni. Mai come in questo caso occorre scomodare i paragoni con i nostri capisaldi del genere, Romanzo Criminale e Gomorra.

Questo, d’altra parte, è anche l’obiettivo che si propone di raggiungere Netflix. Suburra rappresenta un’occasione unica per portare la serialità italiana su un nuovo tracciato, quello già scovato da alcuni prodotti, ma che resta l’eccezione e non la regola. E noi non vediamo l’ora di potervela raccontare dettaglio per dettaglio, con le recensioni di tutti gli episodi, qui su Hall of Series.

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