“ Suburra – La Serie ”, è la prima produzione italiana di Netflix, realizzata da Cattleya (casa di produzione anche di “Gomorra – La Serie” e di “Romanzo Criminale – La Serie”) e Rai Fiction. Rilasciata interamente il 6 ottobre 2017 con la metodologia tipica del sito di streaming statunitense, nel 2018 sarà trasmessa in chiaro su Rai 2.
I primi due episodi, diretti da Michele Placido (gli otto successivi sono diretti da Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi), sono stati presentati alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia e sono stati accolti positivamente dalla critica. Tra l’altro il «padrino» era proprio Alessandro Borghi, interprete di Aureliano Adami, uno dei protagonisti della Serie. Suburra si propone come prequel dell’omonimo film del 2015 di Sollima (trovate un interessante confronto in questo articolo), prima trasposizione del romanzo del 2013 scritto a quattro mani da Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini .
Suburra cavalca l’onda del successo delle produzioni che la precedono, come la già citata Gomorra, e si inserisce con un buon risultato tra le Serie italiane destinate a un pubblico internazionale.
La Serie, così come il film, racconta le vicende di alcuni personaggi, politici, criminali e persone “comuni”, che sono coinvolti negli affari malavitosi della città di Roma. Composta di dieci episodi, questa prima stagione, le cui vicende sono ambientate tre anni prima del film, permette di analizzare più nel dettaglio gli esordi di alcuni dei personaggi principali. Impariamo a conoscere “Numero 8”, Aureliano Adami boss criminale della zona di Ostia; “Spadino”, Alberto Anacleti fratello minore di Manfredi, capo del clan zingaro; infine “Samurai”, burattinaio di tutti i traffici di Roma che mantiene l’ordine tra le diverse famiglie criminali ed è in contatto con la mafia siciliana.
La possibilità di sviluppare gli eventi in più episodi permette, inoltre, di inserire personaggi inediti che vanno ad arricchire la vicenda. Si inseriscono come veri e propri co-protagonisti “Lele”, Gabriele Marchilli, giovane della “Roma bene” che giocando col fuoco si trova invischiato in faccende che si riveleranno più grosse di lui; Amedeo Cinaglia, politico idealista che, però, in breve tempo si fa sedurre e corrompere dalle promesse di Samurai, e Sara Monaschi, donna intraprendente che, sfruttando il suo ruolo di primo piano in Vaticano, cerca di far fruttare i suoi interessi senza farsi scrupoli.
L’intreccio tra politica e malavita, è declinato su due livelli: quello “alto” rappresentato da Samurai e quello “basso” da Aureliano e Spadino. Da qui parte una serie di vicende interessanti e intriganti per l’esigente pubblico di oggi. Sono molte le caratteristiche che rendono Suburra un prodotto di qualità. È impossibile, infatti, non fare riferimento all’approfondimento psicologico dedicato personaggi che, a mio avviso, è la punta di diamante di una Serie che altrimenti non necessariamente emergerebbe nel panorama internazionale.
Non si può negare, però, che la Serie abbia un grande punto debole e che alcune cose sarebbero potute essere gestite diversamente.
Opinione condivisa è la lentezza dei primi due episodi. Questi mettono troppa carne a cuocere, con una fuga narrativa che presenta una lunga serie di personaggi in modo troppo frettoloso e scontato. L’intento è quello di dare il via all’azione ma questa scelta non permette allo spettatore di entrare nel vivo di nessuna delle storyline delineate. La ripresa si ha negli episodi successivi, perché, con l’intreccio ormai avviato, ci si è potuti concentrare sui protagonisti, la loro personalità e le loro interazioni.
Suburra è una Serie che ruota intorno ai suoi personaggi iconici, che, in poche puntate, conquistano gli spettatori, proprio come Gomorra – che ha fatto di Ciro l’immortale l’asse portante sin dal primo episodio.
Le parti più deboli, con problemi più evidenti, sono quelle relative agli affari loschi legati alla politica e al Vaticano. Qui, infatti, il tipo di narrazione diventa banale, le scene sono noiose e a volte ripetitive. I personaggi più “adulti e impostati” non sono carismatici come i giovani protagonisti e, dal momento in cui la trama non è poi così intrigante, senza caratterizzazioni forti, gli episodi incentrati sulla “Roma bene” ne risentono. Nel momento in cui l’azione entra nel vivo, con l’intervento diretto di Aureliano, Spadino e Lele, allora anche queste scene guadagnano ritmo e pathos.
Ci sono dunque due Suburra: quella del Vaticano e della politica, fatta di minacce velate, pianificazione di intrighi e sotterfugi, che è specchio delle derive della moderna criminalità romana; la seconda è quella sanguigna delle famiglie degli Adami e degli Anacleti, che è sicuramente più coinvolgente. La loro prospettiva è parecchio intrigante sia dal punto di vista della trama, che mette infatti in scena uomini alla deriva di loro stessi con i loro turbamenti e tormenti, sia da quello della scrittura che, moderna e audace, è capace di rappresentare al meglio e in maniera entusiasmante queste problematiche.
In conclusione, i difetti della Serie potrebbero essere racchiusi in un unico punto debole: il tempo.
Tempo declinato come ritmo di scrittura (infatti, le parti degli intrighi in Vaticano, degli scambi tra Cinaglia e i colleghi, sono piuttosto deboli) e il tempo come vero e proprio tempo della storia.
La Serie, infatti, copre un arco temporale di soli venti giorni. Ricordiamo che le vicende iniziano il giorno in cui il sindaco di Roma dà le dimissioni, che diventano effettive, appunto, in venti giorni. Questo è il tempo che hanno Samurai, la Monaschi e, in seguito, Aureliano per far approvare un piano regolatore in cui sono in ballo interessi urbanistici per impossessarsi dei terreni edificabili del lungomare di Ostia.
Sorvolando sulla questione puramente politica, a fine Serie, quando si tirano le somme di tutto ciò che si è visto, appare un po’ surreale che in soli venti giorni siano successe così tante cose. Certo, sono stati giorni impegnativi e densi ma alcuni fatti sarebbero potuti essere trattati diversamente.
Ad esempio, è poco realistico che Aureliano si innamori e vada addirittura a convivere con Isabel, prostituta cui risparmia la vita nel secondo episodio, nel giro di venti giorni. Far salvare Isabel è stata una mossa molto importante per la caratterizzazione di Aureliano, che fin da subito si dimostra un libero pensatore che pur di non seguire gli ordini di nessuno causa parecchi problemi, soprattutto a se stesso. Andare, però, così oltre e sviluppare una “storia d’amore” di questa intensità in così breve tempo non è stata una mossa vincente.
Ha più senso, dal punto di vista della scrittura della Serie, l’infatuazione di Spadino per Aureliano.
In primis, gli spettatori conoscono Spadino e sanno che sta vivendo una situazione di forte pressione a causa della famiglia, che l’ha spinto ad attaccarsi a una figura forte e carismatica come Aureliano. In secondo luogo, i due ragazzi hanno passato molto tempo assieme, condividendo anche situazioni pericolose e emotivamente intense. La loro relazione ha ragione di esistere, è stata scritta correttamente e coerentemente è vissuta dagli spettatori. La relazione tra Aureliano e Isabel no. Avviene off screen ed è presentata come un “dato di fatto”.
Stessa problematica si ripresenta, in maniera leggermente diversa, anche con Cinaglia, che da uomo tutto d’un pezzo, idealista e incorruttibile, nel giro di pochi giorni si trasforma in un politico ambizioso e pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Forse è idealistico sperare che nella vita reale non sia così semplice avvelenare l’animo umano, ma sognare non costa nulla.
E voi cosa ne pensate? Siete anche voi idealisti come me? Concordate con quelli che ho ritenuto i punti deboli di questa Serie (che nonostante i problemi spero sia presto riconfermata ufficialmente)?
Fatemelo sapere nei commenti!