Che il ritorno di Suburra fosse in grande stile lo avevamo capito fin da subito. È bastato guardare Aureliano, completamente trasformato fisicamente e interiormente dall’uccisione della sua donna da parte della sorella. E ora che Samurai gli ha tolto veramente tutto, Aureliano è solo. Il re della Suburra è solo come un cane. Il dolore lo sprofonda in un abisso dal quale solo la vendetta può toglierlo. E Aureliano cerca la vendetta, ma per perseguirla, perché non sia solo una fantasia, ha bisogno dei suoi vecchi amici.
E di farsene di nuovi.
Perché così funziona a Roma: non ci sono amici veri, ma per ottenere qualcosa non puoi prescindere dalle amicizie. Si creano nuove alleanze, in queste puntate di mezzo, ma non marginali. Servono a costruire l’impalcatura di questa seconda stagione, a edificare lo stato dentro lo Stato che Aureliano e i suoi amici sognano.
Uno stato che soddisfi tutte le loro fantasie: vendetta, potere, libertà, denaro. Per ottenerle non si risparmia niente: anche le tragedie degli ultimi, dei dimenticati, dei profughi che diventano merce di scambio, terreno di trattativa. Samurai vuole che siano sgomberati da Ostia per costruire il suo porto, Cinaglia cavalca l’onda dell’insoddisfazione e balla prima con la sinistra e poi con la destra, Aureliano vuole vedere Samurai distrutto, Spadino lotta per avere credibilità nella sua famiglia, Gabriele oscilla tra responsabilità e corruzione.
Mette radici molto profonde nella nostra attualità, questa seconda stagione di Suburra. Va a toccare nervi scoperti, ferite ancora aperte, e ci getta sale sopra, impedendo al sangue di fermarsi.
Crollano vecchi idoli, nascono nuovi eroi e antieroi. Cristiana, nuova anima pura di Suburra, dopo che quella di Cinaglia aveva resistito poco agli schizzi di fango della corruzione, incarna il senso di responsabilità che ancora persiste in quella fascia dello Stato che non ci sta a farsi piegare. Cinaglia non ha ancora imparato a ballare il valzer della politica, e passa un gran brutto quarto d’ora quando i siciliani gli fanno capire che non ci si può improvvisare ballerini.
Livia, dopo essere stata risparmiata dal fratello in una scena di magistrale intensità recitativa, incontra il suo destino dopo aver consegnato i terreni di Ostia a Samurai, perdendo ogni utilità per quest’ultimo. Ed è proprio questa la molla che trasforma Aureliano, da confusionario ragazzo terribile di borgata, a leader serio, implacabile, che tira su una carneficina per vendicare la sorella e riprendersi quello che Samurai gli ha tolto.
Non la sorella, non la fidanzata: quelle sono cose che non si possono riavere indietro. Ma l’onore, il rispetto, quelli forse sì.
I nostri antieroi imparano che, per fronteggiare un nemico comune, devono mettersi insieme. Soprattutto se quel nemico è Samurai, un villain che da solo vale quanto decine di antagonisti visti negli ultimi anni. Queste sono puntate di preparazione, certo, nulla è ancora accaduto: eppure le premesse per un’esplosione in grande stile ci sono tutti. E questa inaspettata tavola rotonda finale fra Sara, Cinaglia, Spadino, Aureliano e Gabriele ci dimostra che le pedine si stanno muovendo per rovesciare il re.
Suburra ci dipinge, come nella sua prima stagione, un ritratto impietoso e accurato della nostra società, e di quella variopinta pattumiera che è la città di Roma, popolata da furbetti, ladri e assassini. Una città che è sempre uguale, eppure che cambia di continuo. E in questa seconda stagione, se le premesse verranno mantenute, vedremo fino a che punto può davvero spingersi il cambiamento. Vedremo se davvero Suburra ha il coraggio di osare, e di presentarci davanti uno specchio di ciò che siamo.
Non spenderemo mai abbastanza complimenti per lodare Alessandro Borghi e la sua intensità e bravura assoluta. In questa seconda stagione incarna un Aureliano trasformato, nel quale il dolore ha acceso una sete di sangue che sta imparando a indirizzare. Spendiamo due parole anche per ringraziare Barbara Chichiarelli per la sua Livia, personaggio che avrebbe potuto dare di più, ma che è uscito di scena a testa alta, in un toccante commiato che ricorda molto la scena finale di Dexter.
Un’ultima nota a margine sul ruolo che stanno avendo le donne in questa seconda stagione. Il vuoto che lascerà Livia sarà forse incolmabile, ma possiamo consolarci con la leadership di ferro della madre di Spadino, con Cristiana, integerrima tutrice della legge, con Angelica, impavida protettrice del marito.