Nell’antica Roma veniva praticata una forma rituale di maledizione nota sotto il nome di defissione. Consisteva nello scrivere su una lamina di piombo il nome della persona che si voleva maledire e la disgrazia che gli si voleva augurare. La lamina veniva poi arrotolata, chiusa con un chiodo e sotterrata. Forse duemila e più anni dopo qualcuno deve aver compiuto lo stesso rito per quanto riguarda un personaggio della Roma moderna. Parliamo di Samurai, burattinaio del crimine in Suburra. In questa Serie Tv si intersecano fantasia e realtà, narrazione e inchiesta giudiziaria. Il romanzo da cui si ispirano le vicende di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo racconta la malavita e la corruzione nella città eterna. Il libro prima è diventato un film e poi una serie televisiva prodotta da Netflix.
Ma torniamo a Samurai. Questo è esplicitamente ispirato a Massimo Carminati, chiamato Il Cecato negli ambienti malavitosi romani. La sua storia e i suoi crimini, complici anche le sentenze di questi ultimi giorni, sono ormai noti a tutti. Il Nero di Romanzo Criminale (qui parliamo dei tre protagonisti), diventato Samurai in Suburra, è uno degli ultimi sopravvissuti alla guerra fratricida che ha coinvolto la Banda della Magliana. Nella serie prodotta da Netflix è ormai il padrone incontrastato della capitale. L’uomo è una sorta di eminenza oscura del crimine. Non succede nulla senza che lui lo sappia, è mediatore negli affari che contano, incute timore ed è rispettato da tutti. Viaggia da solo in scooter, si muove con disinvoltura tra parcheggi deserti, cantieri polverosi e stanze vaticane. Insomma un nuovo Re di Roma.
La maledizione del Samurai
Potreste pensare che si tratti di una leggenda, invece in questo articolo parleremo della realtà. Partendo da questo possiamo dire con certezza che il personaggio, sia nel film che nella Serie Tv, ha suscitato molte polemiche. Se provate a chiedere a qualsiasi persona che ha guardato la prima stagione della serie su Mafia Capitale quale sia il personaggio che ha odiato di più, sicuramente vi risponderebbe: Samurai. Perché? Certamente l’immagine che filtra da Suburra ce lo dipinge come un character che non resta nei cuori come può restare un Aureliano Adami. Non è un personaggio carismatico, non compie azioni coraggiose o scriteriate. Samurai è un uomo medio, che viaggia sul T-Max, porta gli occhiali e il cappotto pesante per non sentire freddo. Risulta essere uno dei tanti uomini comuni che affollano Roma.
Quello che viene quindi da chiedersi è: perché tutti noi pensiamo che il personaggio di Samurai sia odioso?
Samurai: un uomo comune nella realtà e nella finzione
L’interpretazione di Samurai, sia da parte di Amendola che da parte di Francesco Acquaroli, è pessima. Poche battute, tono di voce afono e senza picchi, espressività che rasenta lo zero. Tutto ciò può portarci a pensare che il personaggio sia solamente abbozzato, o comunque non approfondito. La sua recitazione, i suoi silenzi, i suoi modi goffi e lo sguardo assente portano lo spettatore a odiare il personaggio. E se fosse proprio questo il volere degli autori? E se Samurai sia scritto in maniera tale da sembrare volutamente recitato male? Da sembrare inopportuno? In questo caso non potremmo parlare di recitazione inadeguata ma di perfetta resa su scena da parte dei due attori. Risulta quindi complicato interpretare un personaggio del genere, perché risulta ancora più complesso capire cosa avevano in mente gli autori mentre scrivevano il Samurai cinematografico (qui trovate le prime immagini della seconda stagione).
Un aiuto può venire proprio dai reali verbali della polizia e dagli atti giudiziari. Samurai è descritto proprio come viene dipinto in Suburra. Estorsioni e usura per piccole cifre, prestiti a strozzo all’interno di una ristretta cerchia di persone provenienti tutte dal medesimo mondo, quello di mezzo appunto. Azioni di un cabotaggio criminale basso rispetto a quanto ci si aspetti. Molto più remunerativi gli affari condotti assieme al Mondo di Sopra e alle sue cooperative, ai suoi palazzi e chiese. Samurai, facendo convergere interessi e oliando gli ingranaggi a suon di benefit, versamenti e mazzette, ha creato una cupola capace di regnare su Roma.