Suburra è appena andata in onda con la seconda stagione. Un’ottima seconda stagione, va detto. Certo, ci sono ancora dei difetti strutturali, come la poca credibilità di alcuni personaggi (Samurai, sebbene sia migliorato, e i mafiosi siciliani su tutti) e alcuni risvolti di trama troppo scontati. Tuttavia i miglioramenti rispetto alla prima sono stati palesi, anche grazie a una sceneggiatura complessivamente più solida e alla notevole caratura dei personaggi principali (oltre che dei rispettivi attori).
Aureliano e Spadino hanno avuto un’evoluzione particolarmente significativa e continuano a essere interpretati magistralmente da Borghi e Ferrara; il percorso di Lele e Cinaglia è stato delineato in maniera più funzionale e la chiusura del primo, tutto sommato, ci sta; l’introduzione del personaggio di Adriano, il figlio (?) di Samurai, rappresenta una delle note più liete. In generale prevale il messaggio di una Roma avvolta in una bolla di corruzione e deflagrazione che contagia chiunque, anche il suo figlio più insospettabile.
Eppure proprio uno dei maggiori punti di forza di Suburra potrebbe rivelarsi un boomerang, se non viene chiarita quanto prima la natura della serie: il rapporto tra Aureliano e Spadino.
Prima di arrivare a questo occorre fare una precisazione. Suburra – La Serie è stata presentata come un prequel del film diretto da Stefano Sollima nel 2015. Wikipedia la definisce come “un prequel dell’omonimo film”. Anche alcuni magazine italiani hanno utilizzato la stessa espressione sia al tempo della sua uscita, sia recentemente, in occasione del suo debutto su Rai2. Lo stesso abbiamo fatto noi di Hall of Series, in un confronto tra film serie tv, parlando apertamente di prequel in base alle informazioni in nostro possesso.
E in ultima analisi va anche considerato il fatto che la serie è ambientata effettivamente qualche anno prima del film, come testimoniano anche i numerosi riferimenti di cronaca e la tecnologia tutt’altro che all’ultimo grido (i cellulari sono la testimonianza che siamo in un’epoca pre-smartphone e pre-touch). Insomma, ad oggi, per quanto ne sappiamo tutti, gli eventi di Suburra – La Serie confluiranno in quelli del film. Non è come accade in Gomorra, in cui film e adattamento seriale sono due universi distinti e separati. E qui nasce il problema.
Se non avete visto il film di Suburra potreste incappare in alcuni SPOILER.
Se ricordate ciò che accade nel film, le strade di Spadino e Aureliano/Numero 8 si incontrano brevemente, nel momento in cui il secondo pugnala a morte il primo, per metterlo a tacere. Lo “zingaro” infatti aveva aiutato una sua amica escort a disfarsi del corpo di una collega, morta di overdose in un festino a base di coca con un politico. I due, in quell’occasione, danno l’impressione di conoscersi effettivamente, ma mai nell’intimo. Mai danno la sensazione di aver condiviso quel che la serie ci ha mostrato. Neanche per un attimo.
Logico, d’altra parte. Quando Stefano Sollima ha scritto e diretto la pellicola non si pensava a un adattamento seriale del romanzo di De Cataldo che fosse collegato al film. Non che sia passato molto tempo dato che verso la fine del 2015, ancora prima dell’effettivo debutto di Netflix in Italia, era già stata annunciata ufficialmente la lavorazione della serie. E ad ogni modo è nella logica dei prequel, spesso, nascere in un secondo momento per approfondire (gli hater diranno “spremere”) un dato universo narrativo.
Basti pensare alla saga di Star Wars o, per restare in tema di serie tv, a Better Call Saul (che da spin-off è diventata a tutti gli effetti una storia che ha anticipato gli eventi di Breaking Bad).
Queste opere hanno comunque sviluppato le storie con coerenza narrativa, consapevoli che quegli eventi sarebbe poi dovuti andare a compensare una parte di racconto preesistente. Esagerare con alcune trovate avrebbe comportato il rischio di alterare quella stessa storia. Nel film di Suburra non c’era l’esigenza di andare a sviluppare più di tanto il rapporto tra Aureliano e Spadino. Erano solo due criminali, appartenenti a famiglie diverse, che si conoscevano come tali. Nè l’espressione di Spadino indicava che un tempo fosse stato innamorato di Numero 8, nè Aureliano ha mostrato quel minimo di esitazione di chi sta ammazzando un suo ex amico.
La serie, fin dalle sue prime battute, ha rivisitato in lungo e in largo il loro rapporto. Raccontandone la genesi, raccontandone le evoluzioni. Ne è nato un legame più profondo di quel che potessimo immaginare. Per Spadino si tratta di amore, per Aureliano si è tramutato nell’unico rapporto stabile e costante della sua vita. Spadino rappresenta il suo unico vero amico. Se nella prima stagione, per quanto i due fossero più che alleati, si era lasciato intendere a un progressivo allontanamento che sarebbe potuto diventare, col tempo, indifferenza, la seconda stagione ha rimescolato le carte. Aureliano e Spadino sono stati di nuovo, da subito, alleati e amici. E il discorso di Aureliano all’altro, in seguito alla morte di Lele, è una vera e propria dichiarazione di fratellanza.
Ed eccoci arrivati all’equivoco narrativo: come si può arrivare da questa situazione al contesto di più totale indifferenza trasmessoci dal film?
Chiariamoci: in un contesto come quello criminale è totalmente credibile che uno uccida l’altro. Il problema è il modo. Stando così le cose, Aureliano e Spadino potrebbero allontanarsi solo tramite una rottura traumatica dei loro affari e della loro amicizia. Rottura traumatica che non scatena nessuna conseguenza fino a che gli eventi del film non lo richiedano? A questo diventa davvero difficile credere. Ed è qui che nasce il problema. La sensazione è che Suburra abbia esagerato col calcare la mano. Ha osato troppo e non è detto che non sia stata una buona idea. In fondo stiamo parlando dei personaggi meglio sviluppati della serie ed è sempre più interessante cercare di capire dove andranno a parare.
Per risolvere la questione definitivamente basterebbe mutare i piani in corsa, o chiarire l’equivoco una volta per tutte. A conti fatti l’etichetta di prequel per Suburra – La Serie costituisce più un limite che altro. E quando saremo arrivati agli eventi del film diventerà un fastidio e nulla più. Tanto varrebbe sviluppare la storia in totale autonomia rispetto alla pellicola, riprenderne alcuni aspetti ma riscriverne totalmente degli altri. In fondo anche la versione cinematografica e quella televisiva di Romanzo Criminale hanno raccontato la stessa storia in due modi diversi. Perché non può farlo anche Suburra?
Netflix, pensaci molto bene.