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Suburraeterna, un buon ritorno e qualche riserva – Recensione dello spin-off di Suburra, ora su Netflix

Suburraeterna
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla prima stagione di Suburraeterna e sulle tre stagioni di Suburra

Uno dei più importanti prodotti della serialità italiana degli ultimi anni ha fatto il proprio ritorno su Netflix. Suburraeterna arriva sulla piattaforma streaming tre anni dopo la fine di Suburra e, benché sia stata ampiamente presentata come una nuova serie, né un sequel né uno spin-off, mantiene dei legami molto profondi con quella che è a tutti gli effetti la serie originaria, tanto che la visione di Suburraeterna può risultare incompleta senza quella precedente di Suburra. Si riparte, infatti, con un salto temporale che prende formalmente le distanze dalla narrazione precedente, ma i fantasmi del passato tornano immediatamente a farsi vivi, sebbene la storia sviluppata sia, quella sì, completamente nuova.

Suburraeterna oscilla, dunque, tra un passato che non riesce, e forse non vuole, completamente a scrollarsi di dosso, e un presente costellato di nuovi personaggi, che si mescolano ai vecchi andando a comporre il nuovo groviglio di trame e intrighi che caratterizza la narrazione. Si profila una nuova guerra per Roma, con protagonisti inediti e vecchi cavalli di ritorno (su tutti, chiaramente, l’attesissimo Spadino di cui parleremo più diffusamente in seguito), ma mantenendo quegli schemi che hanno garantito il successo di Suburra. Nè sequel né spin-off, dunque, ma ciò che sicuramente non cambia rispetto al passato è la resa finale, decisamente convincente in Suburraeterna così come lo è stata per Suburra. A questo punto, entriamo più nel dettaglio dell’analisi di questo attesissimo ritorno, andando a soppesare pregi e difetti di una serie che, a prescindere dai legami con la narrazione originale, risulta molto convincente.

Damiano e Angelica (640×360)

Una nuova guerra per Roma in Suburraeterna

Nella volontà di distaccarsi dai tre capitoli del racconto precedente, Suburraeterna pone immediatamente le basi per una trama tutta nuova, che ruota intorno a due punti cardine: il progetto stadio voluto da Cinaglia e conteso da Ercole Bonatesta, ambizioso politico che ricorda molto il nuovo re del crimine romano, e la vendetta della famiglia Luciani, appoggiata proprio da Ercole, contro gli Anacleti. Subito, però, s’innescano su questo racconto i fantasmi del passato, perché uno dei fratelli Luciani, Damiano, è il marito Angelica e perché la morte degli Anacleti, su tutte quella di Adelaide, perpetrata proprio dai Luciani, riporta a Roma un inedito Spadino, che, inizialmente restio, si convince a vendicare la propria famiglia e a ridargli un luogo in cui vivere.

Da questo momento, parte il delicato gioco di intrighi, continui cambi di fazione, fragili alleanze e vendette personali. Gli assi portanti della narrazione sono tre: il mondo del crimine, dominato dalla faida tra gli Anacleti e i Luciani, quello della politica, col dualismo tra Cinaglia ed Ercole, e la Chiesa, con lo scontro tra Nascari e Tronto. Come vediamo, questo gioco delle coppie è un costrutto importante per Suburraeterna, che rimarca a fondo questo dualismo, divertendosi ad accoppiare e scoppiare i contendenti, mischiando continuamente le carte per sorprendere gli spettatori. L’intreccio viene costruito a dovere, mantiene alta l’attenzione e non si perde tra i giochi di potere, mostrando una freschezza che cancella i tre anni di distanza dalla fine di Suburra.

Questi intrighi conducono direttamente al finale, dove si consuma un vero e proprio cambio della guardia. I vincitori di questa prima stagione di Suburraeterna sono Tronto ed Ercole, firmatari delle carte per il progetto stadio e padroni del flusso di denaro per finanziare il progetto. Proprio Bonatesta è l’artefice dell’inganno finale, mettendo contro Alberto e Cinaglia, che perdono così la loro alleanza, e tradendo i Luciani, che pagano la loro scarsa abitudine ai giochi di potere. Il politico, infine, suggella il proprio trionfo con l’omicidio del nonno, sporcandosi per la prima volta le mani e accettando il suo retaggio. Si chiude qui la nuova guerra per Roma, che però sembra essere solo al primo atto, perché se la risposta del pubblico sarà positiva, non c’è dubbio che Netflix possa proseguire il racconto.

Da Spadino ad Alberto

Il protagonista assoluto di Suburraeterna è Alberto Anacleti, che si presenta in una veste molto diversa da quella che gli abbiamo visto indossare in Suburra. Cupo e tormentato, il personaggio interpretato da Giacomo Ferrara torna a Roma dopo essere fuggito a Berlino, lontano da quella vita che gli ha causato tanta sofferenza. Nonostante la riluttanza finale, Alberto si fa immediatamente trascinare nei giochi di potere della Capitale, deciso a vendicare la propria famiglia dopo l’assalto dei Luciani. Qui lo vediamo collaborare con Cinaglia e cimentarsi in un ruolo, quello di capofamiglia, che ha sempre evitato, ma che ha subito saputo vestire alla perfezione, diventando una guida specialmente per Victor, il figlio di suo fratello Manfredi.

Proprio quello tra Alberto e Victor è il rapporto più interessante di questa prima stagione di Suburraeterna. Spadino capisce di poter diventare per suo nipote quella guida che suo fratello Manfredi, per lui, non è mai stato. Si rispecchia negli occhi, pieni d’ammirazione, del piacere giovane, coglie la sua voglia di appoggiarsi a qualcuno, quella che probabilmente ha provato anche lui, trovandosi però contro un muro inscalfibile. Nel cuore di Alberto c’è, probabilmente, anche un po’ di senso di colpa per la morte di Manfredi, non in quanto suo fratello ma come padre di Victor, e tutte queste motivazioni lo spingono a tornare in azione, ad abbracciare il suo passato e la sua famiglia.

Nella prima stagione di Suburraeterna Spadino compie un percorso di maturazione che affossa le radici direttamente in Suburra. Quell’identità, che gli è sempre stata negata, finalmente viene accettata ed è lo stesso Alberto a conciliarla con quella della sua famiglia, quanto mai lontana, ma bisognosa di una guida. Spadino accetta il suo ruolo e nell’ultima puntata si completa la sua metamorfosi, che passa per la riscoperta delle sue radici, ma anche per l’accettazione del suo presente. Abbiamo, in Suburraeterna, un nuovo Spadino, diventato, finalmente, Alberto Anacleti, e che con questa parabola si conferma personaggio interessantissimo, grazie anche alla splendida interpretazione, come al solito, di Giacomo Ferrara.

Suburraeterna
Spadino e Cinaglia (640×360)

Nuovi volti e vecchie storie

Intorno ad Alberto Anacleti ruotano tutta una serie di personaggi, vecchi e nuovi, che mettono in piedi il complesso universo creato da Suburraeterna. L’innesto più interessante è sicuramente quello di Ercole Bonatesta, machiavellico e cinico, vero burattinaio di questa stagione della serie Netflix. Lui muove costantemente i fili della narrazione, sintesi perfetta del mondo criminale e della politica, che spesso s’ignorano e si sottovalutano, ma che poche volte si rendono conto della reciproca necessità. Ercole invece intende alla perfezione questo meccanismo, si fa criminale e politico quando serve, e alla fine si dimostra il più pronto a mettere le mani su Roma. Armando Tronto rappresenta l’esatto contraltare di Nascari, un ecclesiastico all’apparenza più idealista, che però non si fa problemi a sporcarsi le mani per raggiungere i suoi scopi. I Luciani, invece, sono la nuova famiglia introdotta in questa stagione di Suburraeterna, vecchi alleati, traditi e trucidati, degli Anacleti, e nuovi padroni della malavita di Ostia, ma decisamente poco inclini al gioco politico che serve per dominare la città di Roma.

Tra i vecchi volti troviamo quelli di Angelica e Nadia, due presenze in realtà sotto tono, relegate a contorno, e nel caso di Nadia vittime, dei nuovi giochi di potere. Sempre magistrale, invece, il personaggio di Cinaglia, sconfitto dai suoi stessi giochi, incapace di conservare quella posizione conquistata con tanta fatica. D’altronde, il problema non è conquistare il trono, ma mantenerlo. Nuove storie, in Suburraeterna, si imperniano su quelle vecchie, perché tutto parte dai fantasmi del passato, dalla strage perpetrata dagli Anacleti, dal potere di Cinaglia e dalla morte di Aureliano Adami, di cui innegabilmente, almeno un po’, si sente la mancanza. Il risultato finale è decisamente valido, come lo era stato per Suburra, e la speranza, ora, è di vedere come andrà avanti questa guerra.

Nel complesso, dunque, Suburraeterna supera la prova del ritorno, con un piccolo equivoco, però, da chiarire. È impossibile considerare la serie di Netflix un prodotto del tutto nuovo, perché i legami con Suburra sono evidenti e profondi. Chiamatelo spin-off, sequel o come vi pare, resta il fatto che il rapporto con la serie madre è inscindibile e non può essere ignorato. Appurato ciò, restano tutti i pregi di cui abbiamo parlato: una trama costruita a dovere, un buon lavoro sui personaggi, un ritmo narrativo sempre costante. Ottimo ritorno per Spadino e per tutti i volti vecchi di Suburraeterna, così come ottimo è l’esordio di tutti gli innesti: la guerra per Roma è tornata, e la sensazione è che siamo solo alla prima battaglia.