Se qualcuno pensava che senza Logan Roy Succession non avrebbe retto, probabilmente non aveva capito appieno la potenza di fuoco di questa serie. Il pensiero era legittimo, sia chiaro: del resto Logan Roy è sempre stato un mattatore assoluto, re incontrastato di un universo in cui tutto intorno a lui si muoveva quasi esclusivamente per sua volontà, nei tempi e nei modi che decideva lui. Nel corso delle stagioni, però, attorno all’immenso protagonista della storia gli altri personaggi sono cresciuti esponenzialmente: e così il livello di difficoltà della Successione a capo dell’azienda miliardaria al centro delle vicende si sta rivelando inversamente proporzionale al livello di difficoltà della Successione su schermo. Mentre, infatti, sembra difficilissimo in queste prime puntate per i figli raccogliere l’eredità del padre dall’oggi al domani, lo stesso non possiamo dire dell’avvicendamento tra i protagonisti: Kendall, Roman e Shiv sono diventati negli anni dei personaggioni tranquillamente in grado di reggere la mastodontica portata di questa storia da soli, e avevano bisogno solo dell’occasione per dimostrarlo. Anche se al momento un protagonista assoluto non c’è, ma questo in realtà è un bene: la buona riuscita di questa stagione finale di Succession, la prima e unica senza quel mostro (in tutti i sensi) di Logan non può che passare dalla valorizzazione piena di tutti gli altri personaggi, nessuno escluso.
Ci sta provando Kendall, un po’ più degli altri, a essere protagonista. Della storia e dell’azienda. Ufficialmente al comando adesso sono in due, lui e Roman, ma è evidente chi sia tra i due quello con maggior piglio da leader e maggior potenziale per guidare la costosissima baracca. La puntata 4×05 è esattamente il tipo di puntata che ci aspetteremmo all’esatta metà della stagione: uno spartiacque. Una puntata in cui si muove tutto e non si muove niente, e che ci lascia sul ciglio di un dirupo, sospesi in un eccitante bilico che non sappiamo ancora dove ci porterà.
Più di tutti, è il concetto di cima a dominare questo episodio. In senso proprio e in senso figurato. Tutta la Waystar Royco che conta si muove in direzione Norvegia, dove ad aspettarla ci sono i Matsson, pronti a chiudere l’accordo per rilevare il conglomerato americano. In particolare c’è Lukas Matsson: eccentrico, problematico, ma anche un pezzo da novanta dell’economia mondiale che sa il fatto suo ed è famelico come era Logan Roy, e come forse non saranno mai i suoi figli. Matsson accoglie la grande squadra della Waystar in blocco, e per far capire subito chi comanda irride Kendall e Roman per essersi portati dietro 40 persone. Mentre lui, dice, non ha bisogno di nessun altro e può gestire benissimo le cose importanti da solo. La differenza in termini di abitudine a una così elevata altitudine tra Matsson e gli eredi Roy si vede tutta: Lukas è nel suo habitat naturale, è un lupo della finanza pronto a divorare qualsiasi cosa. Kendall prova a tenergli testa, ma è difficile. Non è suo padre, anche se vorrebbe terribilmente esserlo.
Più si va avanti coi negoziati, più si sale in cima anche a livello fisico: dopo le prime trattative, con Lukas pronto a fare jackpot prendendosi anche la ATN (che inizialmente non doveva essere parte dell’affare), lo svedese invita Kendall e Roman a salire ancora di un livello, attendendoli in cima a una montagna per la chiusura della trattativa. Matsson è giovane, ambizioso e competente, ma la sua fame nervosa di potere rischia di ritorcerglisi contro quando l’insistenza per avere anche lo storico e decadente gioiello della famiglia Roy si trasforma in pretesto scatenante per un repentino cambio di rotta di Kendall e Roman: perchè se è vero che l’essersi ritrovati improvvisamente in cima li rende più attaccabili e vulnerabili rispetto a chi a stare in cima è abituato (come Matsson, come Logan) è altrettanto vero il fatto che proprio questo stesso limite li rende sostanzialmente imprevedibili. E così, di botto, mentre tutti intorno (compresa Shiv) gli dicono di accettare l’offerta di Matsson, decidono di rifiutare provando a far saltare l’accordo.
Perchè più che in cima a una montagna di soldi, il loro sogno (soprattutto quello di Kendall) è sempre stato quello di stare in cima all’azienda multimiliardaria fondata dal padre, anche se in questa fase della storia sembrerebbe una scelta folle a chiunque quella di rifiutare. I due fratelli fanno squadra: Kendall più cinico tenta di interpretare la parte del padre, di quello duro e inscalfibile, Roman più malleabile e anche più istintivo e sincero. Il giovane Roy si sta molto umanizzando in questo finale di serie ed è quello che umanamente sembra più soffrire la morte del padre, del quale non accetta neanche che sia chiamato stronzo.
I fratelli Roy, però, sembrano anche confusi, forse perchè ancora frastornati dalla morte del padre e soprattutto da tutto quello che questa ha comportato: vogliono fare qualcosa di memorabile (soprattutto Kendall) ma non sanno esattamente cosa. Se vendere a cifre esorbitanti o guidare l’azienda verso altre vette inesplorate da Logan, quello che avevano sempre sognato. Sembrano propendere per la seconda. Ma in generale sono volubili e si fanno manipolare dai loro stessi sentimenti del momento. Va bene l’istinto per gli affari ma qua sembra esserci poca razionalità.
Chi di razionalità ne ha da vendere invece è Shiv, che si è rimessa subito in carreggiata dopo il crollo della scorsa puntata ed è diventata in quattro e quattr’otto La Regina degli Scacchi: messa ai margini della trattativa, la donna irretisce Matsson per manipolarlo, manipolare anche i suoi fratelli e così tenere tutti in un palmo di mano, anche se figurativamente è l’ultima ruota del carro.
La puntata si chiude con i Roy ancora una volta in cima, che svettano nell’alto dei cieli dall’alto del loro jet privato mentre tornano in America senza aver chiuso alcuna trattativa, ma la telefonata di Matsson non si fa attendere: 192 miliardi per tutta l’azienda, prendere o lasciare. Shiv sorride soddisfatta, sapendo di essere la regista dell’accordo all’insaputa dei fratelli che credono di comandare il gioco mentre è lei a muovere tutto, dai pedoni (alcuni dei quali finiti sulla kill-list) agli stessi Re. Dinnanzi a un’offerta così clamorosa tutti festeggiano e si complimentano con Roman e Kendall, ma i due fratelli sembrano disperati: a questo punto sono con le spalle al muro, e rifiutare una proposta del genere facendola passare per scelta razionale, sensata e lungimirante è praticamente impossibile. Sembra che i giochi stiano per chiudersi, dunque, ma sappiamo che non andrà a finire così: Kendall e Roman proveranno a inventarsi disperatamente qualcosa per tenersi ciò che era di loro padre, e che adesso è finalmente loro. Ma sarà dura, adesso, riprendere in mano il coltello dalla parte del manico: Matsson ha giocato con loro, ha accusato qualche colpo ma alla fine ha sferrato l’assalto finale e messo tutti i presupposti per lo scacco matto. Sarà dura, adesso, dimostrare di non essere solo una tribute band.
Vincenzo Galdieri