**ALLERTA SPOILER: attenzione, seguono spoiler sulle prime tre stagioni di Succession, la dark comedy di HBO**
Ricordate quella storiella in cui il brutto anatroccolo diventa un cigno? Quella in cui una pallina di piume spelacchiata si trasforma nella migliore versione di sé stessa, diventando una creatura nobile e sicura di sé che risplende come un diamante nell’oscurità? Ecco, questo non è il caso di Greg Hirsch. La sua parabola somiglia piuttosto al corso di un’infiammazione purulenta che non guarisce mai, secerne pus provocando fastidio e imbarazzo. La sua è una storia di sopravvivenza e sopraffazione all’interno della catena alimentare in cui lotta per diventare un predatore, pur sapendo di essere una preda. Perché Greg sa di essere una gazzella, eppure inizia a correre insieme ai leoni. In realtà la sua attitudine sembra più quella di un parassita che all’improvviso ricorda di essere imparentato con una famiglia di leoni bianchi. Quindi, facendo appello alla genetica, si convince di poter diventare come loro. Succession ci ha insegnato che non sempre servono gli effetti speciali per dare vita a un capolavoro. La satirical black comedy-drama di HBO, che ha saputo trasformare Dynasty in una squisita opera shakespeariana contemporanea, è il ritratto più tragico che comico di una famiglia potentissima e ricchissima, di denaro e di teste di c***o. Nata da un sodalizio di satiri, Jesse Armstrong insieme ai produttori Adam McKay e Will Ferrell, il suo punto di forza è la scrittura dei personaggi. Dai protagonisti alle comparse, si tratta di personalità complesse che sfuggono a qualunque regola narrativa e che, per questo, percepiamo come esseri umani reali. Sono stati creati a partire da modelli reali, poi sono stati riversati in scena come fossero un gruppetto di allegri batteri impazienti di fagocitarsi a vicenda. E il cugino Greg non è da meno. Sebbene faccia il suo ingresso nelle vesti di un imbranato personaggio di contorno, finirà per rivelarsi fondamentale nello sviluppo stesso della trama. È l’arma segreta, come lo ha definito il New Yorker. Per metà Roy, Greg ucciderà l’altra metà Hirsch e si trasformerà in una sagoma tanto fastidiosa e rivoltante quanto è fenomenale e talentuoso Nicholas Braun, il suo interprete.
Tutti abbiamo un “cugino Greg”
Abbiamo già detto che se Succession fosse una persona, sarebbe lo zio alcolizzato che dà scandalo ai pranzi di Natale, vomitando sull’arrosto incrollabili certezze. Dunque, se Greg fosse un parente invitato (o imbucato!) a quel pranzo, si precipiterebbe a raccogliere a mani nude il vomito solo per ingraziarsi lo zio beone. Ricordate il giorno in cui lo abbiamo conosciuto? Era là, strafatto, nel parco a tema del suo prozio Logan a vomitarsi l’anima nel costume da cane gigante. Chi non ha provato tenerezza per quello spilungone impacciato che viene aggredito da un gruppetto di ragazzini drogati di zucchero filato? Forse abbiamo addirittura pensato che potesse essere lui la mela sana di un cesto di frutta in putrefazione.
Probabilmente ci aspettavamo che il suo avvicinamento al magnate della Waystar RoyCo avrebbe portato un po’ di bontà in famiglia. Ma ci sbagliavamo. E di grosso! In fondo ci siamo sbagliati su ogni singolo personaggio di Succession. Prima Greg si è trasformato in un punchball su cui anche il Dalai Lama sfogherebbe le sue frustrazioni. Poi, in un bonario mentecatto, arrivista e scioccamente scaltro. E così anche noi ci siamo uniti al Dalai Lama per sferrare qualche pugno. Perché Greg non è né un eroe solitario né una vittima. Greg è l’eccezione che conferma la regola. Una regola che la dramedy pluripremiata firmata HBO illustra con sapienza, quella secondo la quale siamo tutti allo stesso tempo vittime e carnefici.
Greg ha imparato subito la lezione: frega per primo, se non vuoi essere fregato.
In poco tempo, ha svestito i panni del bamboccione e ha iniziato a vestirsi come loro; parlare come loro; mangiare come loro, anche quei disgustosi pennuti gourmet. Greg è diventato uno di loro. E non certo perché è stato plagiato da un maestro sopraffino quale sua scorrettezza reale Tom Wambsgans (Matthew Macfadyen). Greg lo ha sempre voluto. È stato programmato così da sua madre: Marianne Roy, cioè la figlia di Ewan Roy, il fratello di Re Logan. Sarà proprio la mamma a costringerlo ad andare alla festa di compleanno del suo prozio per elemosinare un futuro più roseo. Da quel momento, però, la responsabilità delle sue azioni è solo del ragazzo.
Forse è stato Greg stesso a scegliere Tom come suo mentore. “Greg The Egg” ci viene presentato come l’idiota di turno. Come il trastullo di Tom. Accettarlo nella loro cerchia ristretta è stato un atto caritatevole. I Roy non lo sopportano, ma lo tollerano come si fa con un cortigiano che regala un lezioso divertissement. Invece impareremo a conoscere la sua pericolosità. In tre stagioni, di soppiatto, Greg si è fatto strada tra i grandi senza avere mai un piano. L’unica certezza era che preferiva essere chiamato “Gregory”.
Greg è una brava o una cattiva persona?
“Yes, if it is to be said, so it be, so it is.”
Succession, Cousin Greg
Non staremo qui a capire cosa renda una persona buona o cattiva. Certamente nessuno è interamente l’una o l’altra cosa. Siamo il prodotto del contesto sociale in cui viviamo, delle influenze esterne, della genetica e di altre migliaia di variabili. Succession, infatti, ha saputo portare in scena esattamente questa rappresentazione amorale della realtà. In cui non ci sono confini percepibili. Senza aggiungere cinismo. La vita reale è già selvaggia di suo: mangi o sei mangiato. E Greg è il prodotto di questa dinamica sociale. È vittima delle circostanze, ma è la mancanza di una bussola morale ed etica che lo spinge a compiere una serie di azioni cattive. Ogni tanto fa qualcosa di buono, certo, ma anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno!
Gregory gira come una banderuola ubriaca priva di coscienza. Il problema del cugino Hirsch è piuttosto la nostra percezione. Esiste una lunga tradizione narrativa che ci spinge a considerare “il più debole” come “il più buono”. In fondo ogni personaggio di Succession incarna inizialmente un archetipo. C’è lo spietato patriarca, che invece si rivelerà avere più anima rispetto ai figli che ha corrotto. L’ambiziosa e idealista Shiv, che invece si rivelerà una serpe come il resto dei suoi simili, e così via. Per questo, nonostante i segnali, ci abbiamo messo più tempo a capire che Greg è feccia, come gli altri. Non è il goffo cugino, stupido sì, ma inoffensivo. Non è un outsider. E non è nemmeno il banalissimo yes-man di Tom. In uno show satirico che scandaglia le basi della disuguaglianza socio-economica, Greg sembrerebbe essere un sollievo comico. Invece è il personaggio più raccapricciante. Nel momento in cui comprendiamo la vera natura del cugino idiota, gli ums, uhm e ogni altro malapropismo di Greg smettono di divertirci.
Il passaggio al “lato oscuro” è iniziato quando ha smesso di ascoltare il suo lato Hirsch e ha liberato il lato Roy.
Ha completato la sua metamorfosi in sofisticato c****e nella terza stagione. Ma la trasformazione ha preso il via quando ha iniziato a preferire i Rolex e i costosi tagli di capelli; a chiamare i camerieri “Hobbit-y”, a disprezzare le uova strapazzate e le sue adorate linguine di pollo Cajun. All’inizio sembrava il cosiddetto “Good Guy”. Con quel faccino rassicurante e lo sguardo sperduto. È facile stare dalla sua parte essendo il più “umano”, cioè provenendo dal ramo “più povero” di una famiglia di divinità dell’Olimpo. Ci siamo lasciati guidare dal pregiudizio perché sembrava un tipo a posto. Credevamo di stare per assistere all’ascesa di un ragazzo goffo, ma buono, intenzionato a ritagliarsi il suo posto nel mondo. I problemi sono iniziati quando ha capito di non voler essere più “uno di noi”. Sfortunatamente là c’era Tom pronto a mostrargli la via. È bastata una stagione per capire che Greg the Egg è un’altra testa di c***o che sgomita, tradisce e ferisce per non essere ferita. La sua ambizione è diventata sorseggiare con aria snob del rosé sugli yacht o avere un “Greg” personale da tormentare, come lo ha Tom. Non vuole pagaiare con la propria canoa, come suggerisce nonno Ewan. A Greg basta attaccarsi a quelle degli altri e lasciarsi trasportare da una corrente di dolce inconsapevolezza.
Se fosse stato scaltro, e interessato ai soldi o al successo, non avrebbe certo mandato in fumo la proposta del nonno. In poco tempo, infatti, avrebbe potuto ricevere un’eredità di milioni di dollari. Greg non è una brutta persona, eppure fa sempre la cosa sbagliata, succhiando il sangue del suo ospite. Mente, lo fa dalla prima puntata, cioè quando racconta alla madre la sua personalissima versione dei fatti dietro il licenziamento. Così, mentre la progenie di Logan si contende l’ambitissimo posto di “cocco/a di papà”, l’ambizione malsana (nutrita dalla noia) di Gregory cresce. Il ragazzone dinoccolato è stato innocuo finché non ha avuto l’opportunità di iniziare a giocare una partita di cui non conoscerà mai le regole. Il cugino Hirsch è la nota incerta sul pentagramma del tema musicale composto da Nicholas Britell. Quella che rincorre le altre perché non sa che altro fare, cadendo e rotolando goffamente.
All’inizio evita i vantaggi del nepotismo, poi li sfrutta con ingordigia, fino a non poterne fare più a meno.
Avvicinarsi all’uva gli ha fatto crescere gli artigli. Mentre procede a testa bassa la sua ascesa verso chissà cosa, inganna, fa la spia e tradisce. Greg è convinto di essere una brava persona e di meritare di più. Per questo mente, trama, ricatta e sferza colpi bassi a Tom, a suo nonno e ai suoi cugini. Pensavamo che Greg fosse la linea comica di Succession. Il coronamento goffo a un manipolo di c******i che si scannano per il potere. Invece, da pedone, ha imparato a strisciare di lato, a fare lo sgambetto al cavallo e a salire sempre sul carro del vincitore. Tutto senza avere un piano né capire cosa stesse facendo. E ormai che lo conosciamo, non vediamo più l’ora di vedere su quale carro salirà nell’imminente quarta stagione. Da buffone alla corte di King Lear, potrebbe perfino rubare la corona del Re.
Con la faccia da bravo ragazzo, dietro l’aria trasognata, innocua e impacciata si nasconde quindi una carogna annoiata e inetta, senza doti né abilità. L’ignoranza e l’incoscienza sono i suoi talenti. Sottovalutare Greg, e quelli come lui che sono sparsi nel mondo, che siedono vicino a noi o ci governano, sarebbe un errore fatale: sono talmente stupidi che finiscono per farcela sotto il naso. A meno che non siamo proprio noi “i cugini Greg” della situazione! Ma in tal caso possiamo stare tranquilli: nessun Greg sa di essere un Greg.