Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Succession
“Devi essere il mio stucco sociale, non mollarmi via!”
Succession è finito e quel cinismo e quella cattiveria, neanche minimamente velati, ci mancano molto. Molti sostengono che Succession è una dei prodotti migliori degli ultimi anni e, in effetti, ha come minimo il merito di essere riuscita a portare sullo schermo qualcosa che non si vedeva da tempo. La sua narrazione, infatti, è quasi sconvolgente e a tratti incredibile, nel vero senso della parola. Succession ci fa spesso riflettere su come alcune cose possano davvero essere reali e come possano davvero coinvolgere delle persone vere. Forse proprio da questo, il suo grande successo. Nella serie si incontrano molti tipi di storie diverse e anche tutte molto simili tra loro. L’unico vero protagonista è il potere: che sia generazionale, che sia economico, politico o emozionale. Per la famiglia Roy non c’è grande differenza. Ma oltre la prima linea di successione di Logan Roy, quando l’armata principale comincia ad accusare i primi colpi, ci sono alcune figure in seconda linea che non vedono l’ora di diventare protagonisti e di accaparrarsi anche solo un briciolo di quel potere. Tom Wambsgans e Gregory Hirsch fanno parte della famiglia Roy, ma per acquisizione. E il sangue, per Logan Roy, conta eccome. I due protagonisti di questa storia sono due anime vacanti che in Succession, pur di arrivare al premio, sono pronti ad innamorarsi dei loro carnefici.
Tom Wambsgans, marito di Shiv Roy, manager e uomo d’affari. Il suo capo è, ovviamente, Logan Roy, di cui cerca in continuazione una disperata approvazione. Tom ha un’evoluzione, dalla prima alla quarta stagione, che non si nota da subito e che può sembrare forzata ma che è in realtà molto ragionata e molto diretta (è uno dei pochi personaggi che da subito mette in chiaro cosa vuole e lo otterrà). Sembra partire da una posizione di svantaggio, in cui non ha altri talenti se non quello di essere accondiscendente con tutti i membri della famiglia Roy. In primis, ovviamente, nel suo rapporto con Shiv, che tenderà ad evolvere anch’esso in maniera davvero poco usuale e scontata. È come se Tom stesse lì a rappresentare davvero, spesso molto più dei ragazzi Roy, il sogno americano: un ragazzo apparentemente molto umile che riesce ad ottenere il lavoro dei suoi sogni, la moglie dei suoi sogni e una percezione di un potere spropositato che vuole a tutti i costi maneggiare. E poi c’è Greg, che a un certo punto della storia preferisce essere chiamato Gregory e che davvero fatica a capire dove si trovi e cosa possa avere in mano. Ma lo capirà presto: Gregory Hirsch è un ragazzo giovane, furbo, poco volenteroso. È un cugino della famiglia Roy e si insinua, forte del legame di sangue indissolubile, nella famiglia in maniera subdola e scaltra, stupendo tutti della sua utilità. Col suo doppiogioco avrà dei ruoli chiave nelle storie dei protagonisti. L’unico cui rimane fedele sempre (o quasi) è Tom.
Ma cosa lega davvero questi due uomini che apparentemente non sono anime affini e che, soprattutto, sembrano non avere idea di cosa sta per succedere loro? Forse è proprio questo: l’inadeguatezza. Entrambi sono leggermente estranei alla famiglia ed entrambi sentono di dover confermare la loro presenza in tutti i modi possibili. Quella che si innesca tra loro sarà, quindi, una vera e propria relazione platonica tra due uomini insicuri ma tenaci, ingenui ma scaltri. Il bello del loro rapporto è proprio questo: il dialogo privato è un luogo sicuro dove poter sfogare le proprie ansie, ma anche i propri pensieri reconditi e le loro insicurezze. Tom e Greg portano avanti una vera e propria relazione amorosa, in cui manca solamente (o almeno, quasi sempre) la tensione sessuale. La loro è, fra l’altro, l’unica relazione di Succession che ha una fortissima componente ironica e che, nonostante la sua grande complessità di base, porta avanti una linea molto divertente. Innanzitutto, nessuno si aspetta un’accoppiata del genere, già dall’inizio ci stupiscono avvicinandosi molto più di quanto avremmo previsto. Ma i due, che condividono molto anche se inizialmente non lo sanno, riescono a creare un’energia alimentata dal divertimento ma anche dal disagio, che li lega indissolubilmente. Questo è dovuto, probabilmente, all’equilibrio perfetto che si crea tra Tom e Greg in ogni situazione in cui si ritrovano da soli, un equilibrio che gioca molto sul detto e soprattutto sul non detto. Da una parte Tom, che è sicuro di avere un certo ascendente su Greg, non si tiene nulla e apertamente dice tutto quello che vuole, dall’altra Greg, che inizialmente è molto più insicuro della sua posizione nella coppia, porta avanti una narrazione silenziosa di cose non dette, a volte sussurrate, ma di certo pensate e architettate a dovere.
Tom sembra avere sempre Greg in pugno, o almeno si convince che sia così. Ma più si va avanti nelle stagioni e soprattutto nelle situazioni e più si capisce come in realtà Tom abbia molto bisogno di Greg, non solo come capro espiatorio su cui riversare le sue debolezze ma anche solo come spalla di malefatte. A tal proposito, infatti, è necessario fare almeno un accenno ai Disgusting Brothers, lega creata dai due i cui componenti sono ovviamente solo loro due. La genialità di tutto questo sta nel cinismo e nella severità con cui Succession delinea il rapporto tra Tom e Greg: i due non hanno problemi a scegliere un nome del genere e anzi provoca loro una grande ilarità; ma soprattutto i due non si fanno grandi problemi a commettere determinate azioni, sempre condite da un senso di inadeguatezza che non li lascia mai essere chi sono davvero. Il presentimento, infatti, guardando al loro rapporto, è proprio che entrambi non fanno altro che cercare di essere chi dovrebbero essere piuttosto che chi vorrebbero essere davvero. In tantissime situazioni, ad esempio, soprattutto sociali o laddove ha bisogno di una spia, Tom manda Greg in avanscoperta facendolo spesso finire nei guai (senza mia sentirsi in colpa, peraltro). La sottomissione che inizialmente definisce Greg è, prima di tutto, una sottomissione controllata, che rende Greg molto più furbo di quanto ci si aspetti. La complicità che si crea tra di loro fa sì che, alla fine, in qualche modo, riescono ad essere alla pari, quantomeno a livello emozionale.
La storia d’amore tra Tom e Greg è una storia un po’ all’antica, quasi romantica: prima la riluttanza, quasi l’odio, la sottomissione di uno nei confronti dell’altro; poi la ricerca, la richiesta; solo alla fine l’ammissione, il sentimento, la complicità. L’amore, per l’appunto. Non è rischioso dire che il rapporto che si istaura in Succession tra Tom e Greg è un rapporto assolutamente passionale. Anche se spesso la lealtà che c’è tra di loro vacilla, soprattutto per le mire più personali di entrambi, i due tendono a ritornare sempre sui loro passi, come se non potessero fare a meno l’uno dell’altro, come se essere complici sia per loro l’unico modo di sopravvivere in quell’inferno. Quello che più di tutto li lega è il forte senso di inferiorità in una famiglia che fa del potere l’unica moneta di scambio. Tom e Greg sono troppo sensibili, sono troppo passionali, faticano a vivere in un mondo delineato unicamente dai soldi. O almeno così credono. La verità, che scopriamo solo vedendoli crescere (come persone e professionalmente), è che i loro scopi non sono diversi da quelli dei fratelli Roy e che, semplicemente, dovranno solo fare più fatica per ottenerli. Ma almeno, possono sempre contare l’uno sull’altro. L’affetto che nasce tra i due non trascende mai le mire economiche e politiche e, per quanto possano scherzarci su, le loro vite girano intorno al potere e alla conquista di esso. Vale per entrambi e forse è proprio questo che li lega in maniera così ironica ma anche indissolubile. Sembrano combattere insieme una lotta ad armi impari con la vita e con la famiglia Roy ma c’è da dire che, alla fine, vincono loro.