Suits rappresenta per molti fan dei legal drama una vera pietra miliare nell’universo seriale. Le avventure degli avvocati della Pearson Hardman, delle loro imprese urbane per far trionfare il bene sulle ingiustizie quotidiane e dei loro legami, ci hanno appassionato molto più di tante altre serie del genere.
Ciò che ha fatto la differenza in Suits rispetto ad altri legal drama è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi, lungo tutto il percorso che hanno fatto con noi durante le nove stagioni dello show. Gli autori hanno creato per gli attori ruoli complessi e tridimensionali che sanno uscire dai contorni tracciati dalle dinamiche dei loro equilibri.
Harvey è sì l’inscalfibile Batman urbano che affronta gli scorretti e gli ingiusti in costosi abiti firmati, armato di sagacia e battute brillanti, ma è anche un uomo dominato da profonde negazioni sentimentali che lo hanno condizionato per tutta la sua vita.
Il suo percorso in Suits è affascinante e complesso ma mai come quello della sua nemesi, Louis Litt.
L’avvocato, nato come antagonista dello show, perennemente oscurato dal carisma e dalle vittorie del collega più fascinoso che sembra rubargli sempre la scena. Come dicevamo però la forza di Suits sta proprio nel saperci far amare i suoi protagonisti rendendoli dinamici e accattivanti, episodio dopo episodio. Se per buona parte di loro l’esperimento è più che riuscito, con il ruolo di Louis è stato fatto un vero capolavoro.
Buffo, permaloso, geloso, insicuro a livelli insopportabili per un professionista della sua età, rancoroso e vendicativo. Spesso Louis ci viene proposto come un bambino capriccioso e aggressivo che piagnucola con la mamma perché il fratello maggiore gli ruba giochi e attenzione.
Salvo poi trasformarsi poche sequenze più avanti, quando la situazione lo richiede, in un uomo preparato, arguto e motivato, capace di sovvertire gli equilibri della partita. Se Harvey è l’attaccante che segna in porta, Louis è il fantasista che crea le occasioni più brillanti, specie se si sente provocato e sfidato.
Tutti i personaggi di Suits sono supereroi capaci di scendere in campo per la difesa dei più deboli, con stile e accanimento, come una Justice League urbana e umana. Louis però è il personaggio che non ti aspetti possa diventare l’eroe più nobile di tutti.
Quello che quando cade, e quando lo fa succede in modo epico e grossolano, si rialza con la più mirabolante delle imprese, stupendo soci e colleghi e ripristinando l’importanza del suo valore.
Un uomo che aspira ad essere un mentore ma che spesso cade nel cliché della gelosia e della possessione, finendo per mostrare il suo lato più piccato e ingestibile. Nonostante Louis funga spesso nella serie come escamotage per creare screzi e dinamiche collaterali tra i membri della squadra legale della Pearson Hardman, è a lui che nelle ultime stagioni viene destinata la crescita più appagante.
Forse è proprio per questo che hanno riservato a lui la maggior parte dell’attenzione nel finale di serie, anche a discapito dello stesso protagonista. Il suo matrimonio, la nascita della sua prima figlia e la tanto ambita leadership dello studio legale, sono il premio per un percorso complesso e molto più sfaccettato rispetto a quello degli stessi Harvey e Mike, il dream team protagonista di Suits.
Scelta che non ha scontentato il pubblico da casa che ha assistito con gioia alla vittoria e risoluzione di Louis, che ha toccato il suo apice con il passaggio di testimone tra lui e Harvey. Come due fratelli che dopo una feroce rivalità crescono e si ritrovano, riconoscendo l’importanza di uno nella vita dell’altro.
Perché in fondo è proprio questo ciò che ha sempre voluto Louis. La stima di Harvey e la sua approvazione, proprio come un fratello minore che vuole solo sentirsi amato dal suo personalissimo eroe familiare.