Le persone avranno una reazione ai tuoi look, ti piaccia o no.
Quando pensiamo alla serie televisiva americana Suits, è impossibile che non ci venga in mente colui che ne è il personaggio simbolo: Harvey Specter, interpretato da un bravissimo Gabriel Macht. Parliamo del classico uomo d’affari che si muove in una affollata e competitiva New York (la stessa città, dipinta in un’epoca differente, di Don Draper di Mad Men), affamato di successo e bramoso di arrivare al vertice di quel grattacielo che è il potere. Accade spesso che da quei palazzi enormi – stagliati prepotentemente nel cielo – il nostro avvocato preferito osserva la città con un cocktail in mano.
Quando pensiamo ad Harvey lo immaginiamo costantemente vestito di tutto punto con abiti di alta sartoria. D’altronde, se la serie ha un nome tanto emblematico (Suits si riferisce proprio ai costosi abiti venerati dal protagonista) lo dobbiamo specialmente al signor Specter e alla madre lavorativa che tutti vorremmo avere: Jessica Pearson. Sono soprattutto questi due personaggi a fondare la loro persona sul tipo di vestiario adatto per ogni occasione. Tuttavia, Harvey non è solo abiti di lusso, case bianche e arredate alla perfezione. Egli è un avvocato di successo, bravissimo nel suo lavoro, strafottente nei confronti di qualsiasi regola, dei suoi superiori e anche dei suoi clienti, tanto da risultare fastidioso.
Harvey Specter è una sorta di Christian Grey, probabilmente con meno problemi mentali di quello reale e con una storia meno banale e smielata della sua. Tutti almeno una volta a puntata siamo rimasti affascinati dal suo charme, dalla sua bellezza e dalla sua ironia.
Nel corso delle varie stagioni lo abbiamo visto destreggiarsi nei vari casi, assieme a Mike, e uscirne quasi sempre vincitore. Una vita, la sua, piena di soddisfazioni. Eppure anche Harvey Specter deve avere un punto debole, una paura. Già quale?
Il personaggio ha avuto un’evoluzione nel corso delle stagioni: scopriamo diverse sfaccettature del suo carattere, aspetti del suo passato che ci fanno capire come in realtà non sia soltanto menefreghista e strafottente come si vuol mostrare.
La sua è solo una corazza, creata in seguito al tradimento della madre, che gli ha permesso di andare avanti, arrivare al successo ed evitare di soffrire per opera di una donna. Harvey Specter ha paura, vive costantemente al fianco di essa, tranne che nell’ambito lavorativo perché è solo lì che eccelle, solo lì è completamente sicuro di se stesso.
L’avvocato ha paura della solitudine, di venire abbandonato dalle persone che ama e probabilmente soffre anche di qualche disturbo di inferiorità, compensato dall’alto ruolo che occupa nello studio legale. Ed è questo timore assillante che lo ha fatto finire in terapia.
Ha bisogno di qualcuno, di una famiglia tutta sua – che non ha per il timore di rivelarsi uguale a sua madre – la quale gli ricordi di essere amato. Nonostante tutto.
Nello studio legale Pearson Hardman il seducente Harvey aveva trovato qualcosa di simile. In Jessica scopre una sorta di mamma, che come quella vera lo abbandonerà spezzandogli il cuore. In Mike invece troverà un fratello, un amico e una sorta di figlio, nel quale rivedersi, ma che se ne andrà a sua volta, lasciandolo solo.
E infine il colpo di grazia: Donna, che cambia semplicemente scrivania e si sposta su quella di Louis. Harvey entra nel panico. La famiglia che si era scelto lo abbandona come quella biologica, e la solitudine, quella che ha sempre cercato di combattere con ogni mezzo, si manifesta in tutta la sua tristezza.
Come dimenticare le sue lacrime che ci hanno inesorabilmente spezzato il cuore? Sebbene uno come Harvey Specter non si possa dimenticare, egli si percepisce come una nullità, un essere che nessuno dovrebbe amare e per questo destinato alla solitudine (e non è l’unico).
Probabilmente l’abbandono di Donna rappresenta la perdita più grande e più grave. La donna di cui è innamorato da un decennio gli dice addio perché è un cretino e lui non se ne rende conto. Ha così tanto bisogno d’amore da essere totalmente accecato e da non rendersi conto del fatto che potrebbe ottenere tutto ciò che desidera, solo oltrepassando la porta del suo studio.
La soluzione ai suoi problemi la vede ogni giorno fino a orari improponibili, ma la paura di perdere anche lei, di lasciarsi andare ai sentimenti, di rimanere ferito, è più grande del brivido del lieto fine, della felicità stessa.
Harvey riversa sul lavoro tutti gli insuccessi della vita privata, a causa della sua codardia. Resta fossilizzato in questa situazione di stallo e dopo va in analisi, ma invece di capire dove sbaglia cosa fa? Si fa l’analista! Questo si chiama transfert mio caro Harvey, non amore, e Freud lo sapeva da almeno un secolo prima. Un mero palliativo nell’attesa che si svegli e decida di prendersi Donna. In tutti i sensi.