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Summertime non accetta la sua vera natura, e ne paga le conseguenze – La Recensione del finale di serie

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Attenzione: all’interno dell’articolo sono presenti alcuni spoiler riguardanti la terza stagione di Summertime.

E’ finito anche questo viaggio, potete disfare i bagagli. La terza stagione di Summertime è infatti arrivata e, come l’onda del suo mare protagonista, ha portato via tutto quello che – durante questi anni – è stata. Durante la visione della serie, qualche volta, gettavo un’occhiata d’intesa alla mia bacheca contenente le foto delle grandi opere del cinema e delle Serie Tv: avevo bisogno di ricordarmi che questo fosse solo un momento di debolezza, e che i miei gusti andassero oltre un sano trash adolescenziale. Perché Summertime ha davvero la capacità di inghiottirti all’interno di una spirale dentro cui rimani paralizzata, inerme, pronta a guardare la prossima mossa dei personaggi che – spoiler – alla fine si rivelerà sempre sbagliata. Ahimè, questa terza stagione ha riconfermato questo punto e, nonostante mi abbia nuovamente inghiottito dentro la sua spirale trash, ne ha riconfermati altri di cui avrei voluto fare a meno questa volta. D’altronde si sa: durante i saluti definitivi siamo tutti un po’ più buoni. La malinconia fa la sua parte, e cominciamo a rimpiangere anche gli evidenti difetti. Però niente, in questo caso – anche se era l’ultima volta – salutiamo Summertime con la consapevolezza che sia giusto lasciarla andare, privandoci della possibilità di sentirne la mancanza in futuro.

Summertime

Partiamo da una premessa fondamentale: terminare questa terza stagione significa fare un passo indietro e tornare ai tempi della prima. Il finale, infatti, riporta le cose allo stato iniziale e, cosa ancor più grave, non ci permette di constatare quanto siano cresciuti i personaggi nel frattempo. Tre stagioni, tre estati, ma sono tutti uguali a prima. Nessuno mostra davvero di essere cambiato, maturato, di aver incassato i colpi che ha subito. Non è che tutti debbano per forza crescere, chiaro. Si può anche rimanere sempre i soliti svampiti, ma gli anni che passano sono qualcosa a cui nessuno può sottrarsi, e il segno di questo viaggio, in un modo o nell’altro, deve palesarsi. In questo senso, chiaramente, concentriamo la nostra attenzione sulla protagonista principale che, mai come adesso, si presenta a noi come l’esempio concreto del fantomatico detto si può fare di più. Di fronte abbiamo una personalità che ancora, dopo tre stagioni, non riusciamo a comprendere davvero. Sappiamo solo che ami Ale, e che ogni estate riesca a trovare un ripiego per non pensarci. Possiamo anche essere onesti: questa cosa riuscivamo ad aspettarcela, eravamo pronti. Il problema è che il destino di Summer alla fine si espande, e tocca tutto il resto dei personaggi, rovinandoli.

Tutti, in un modo o nell’altro, hanno un ripiego o un interesse nato letteralmente dal nulla nei confronti di qualcuno che non può ricambiarli. Ognuno dei personaggi piange sul latte che ha versato da solo, e poi cerca di ripulirlo con la pezza di qualcun altro. Nessuno, nel frattempo, cresce. Nessuno comprende da dove ripartire, o se ripartire. Tutto rimane sospeso e, semplicemente, si perde. E stavolta, a essersi perso, è stato anche il punto principale della trama: stiamo parlando di Summer e Ale.

Durante questa terza stagione i due vivranno quattro fasi diverse: la prima li vedrà ignorarsi, la seconda essere amici, la terza riavvicinarsi, e la quarta perdersi. Per l’intera durate delle otto puntate assistiamo a un rapporto che pretende di raccontarci più di quello che realmente possiede. Comprendiamo il nobile obiettivo, ma quello che fa la differenza è il modo in cui viene raccontata una storia d’amore, e in questo caso caso – purtroppo – assistiamo a un profondo buco nell’acqua.

Summertime

Summertime perde di vista il punto centrale della storia tra Ale e Summer, e lo fa con un solo obiettivo: il finale.

Questo è quello che succede: la terza stagione decide di confondere le nostre idee riguardo al loro possibile epilogo, e per farlo fa sì che uno dei due riesca a ricambiare il sentimento solo nei giorni pari, e non in quelli dispari. Ed è così che andiamo incontro a un’altalenante relazione che, alla fine, finisce per non dirci nulla di nuovo rispetto a prima. Summer e Ale non esistono più, ma a Summertime non interessa. In questi otto episodi conclusivi tutti i personaggi cercano di colmare lo spazio che è stato tolto alla trama principale della serie, e questa è una mossa che si avverte in modo evidente. Pensateci, e provate a immaginare Breaking Bad senza l’evoluzione di Walter White, How I Met Your Mother senza una madre di cui raccontare, The Walking Dead senza gli zombie, Glee senza canzoni, Dawson’s Creek senza Dawson, e potrei continuare all’infinito. Questo è quello che è successo a Summertime durante i saluti della serie, e noi almeno questo avremmo voluto vederlo.

Il finale che la serie ci restituisce, volto solo a giustificare le scelte fatte fino a quel momento (che non giustifichiamo), vuole farci comprendere che quella sia l’unica strada possibile per Summer e Ale, e vuole – in modo ancor più prepotente – convincerci che dietro questo epilogo ci sia una profonda maturità narrativa. Sappiamo che la Serie Tv italiana di Netflix abbia sempre cercato di conferire una carica emotiva importante ai personaggi e ai loro rapporti, ed è proprio questo ciò che ci disturba: Summertime non si è mai accettata per ciò che fosse realmente. Insomma, parlare d’amore non implica forzarsi a essere quello che non si è, quindi perché snaturarsi ancor di più? Perché non provare ad accettare che un amore estivo possa anche essere leggero e, così com’è iniziato, finire senza un dramma all’orizzonte?

Summertime

Summertime avrebbe potuto prendersi meno sul serio e raccontarsi a noi in modo più intimo, un modo capace di non toglierle la sua vera natura. Ma questa ha voluto strafare, e lo ha fatto in nome di un finale apprezzabile, ma non rappresentativo. Si vede la forzatura, si vedono i graffi nello specchio e – soprattutto – si vede quanto i due protagonisti stiano stretti dentro questo amore che giunge al capolinea di fronte a un tramonto di fine estate. La verità non è dietro quel tramonto, la verità sta nel fatto che Ale abbia scelto un’altra, e che Summer abbia dovuto accettarlo.

Siamo ai saluti finali. Summertime è giunta alla sua conclusione con una terza stagione che ha cercato di farci immaginare un potenziale futuro per i personaggi, ma senza riuscirci. Non sappiamo chi siano, e la loro volubilità non ci aiuta in questo senso. Ma va bene così: siamo pronti a salutarla, anche se Summertime, forse, aveva bisogno di più tempo per salutare adeguatamente noi.

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