“Ogni bambino ha un supereroe. Il mio si chiamava Supersex e aveva il potere del sesso”
– Rocco Tano
Dalle case popolari di Ortona al red carpet di Cannes, passando per quei vicoli malfamati parigini dove Rocco Siffredi nasce davvero. A metà tra racconto erotico e romanzo di formazione, Supersex ha fatto il suo debutto mondiale il 6 marzo su Netflix (potete già vedere tutti e 7 episodi qui) regalando al mondo la storia di uno dei pornodivi più famosi di sempre. Sono state prese delle libertà nei confronti della storia vera che, per quanto incredibile di suo, deve scendere a compromessi con quel medium seriale e le sue regole. Ci pensa il camaleontico Alessandro Borghi, alle prese con una delle sue interpretazioni più riuscite, ad assumersi la responsabilità di portare in scena la vita di un uomo invidiato, osannato, odiato e deprecato da tutti. Un biopic su una persona viva dunque. Fa un po’ strano, come lo stesso Siffredi ha ammesso, ma non è neppure la prima volta.
Supersex, di fatto, non è un documentario o un film inchiesta ma una biografia abbellita, resa ghiotta e appetibile. C’è l’algoritmo ma viene tenuto a bada. C’è il sesso che renderebbe fiero l’omino HBO ma non così fiero da dare la sua benedizione. E, soprattutto, c’è la mano di una creatrice e sceneggiatrice donna quale Francesce Manieri dietro la realizzazione del progetto. Uno sguardo sensibile, empatico e umano che, non a caso, inizia il racconto di questo lussurioso dal girone infernale in cui si ritrova.
ATTENZIONE! La recensione contiene SPOILERS della serie tv Supersex targata Netflix.
È il 2004 e Rocco Siffredi vuole abbandonare il porno. In lui dissidi interiori e ferite del corpo non sono mai stati risanati del tutto e il porno, da sempre più efficace di un antidolorifico per lui, non basta più. L’unica opzione sembra allora smettere. Ma come si fa a smettere quando la tua intera vita si è basata su una cosa sola? Un superpotere che ti ha reso immortale come gli eroi dei fumetti. Di fronte a questa situazione di impasse in cui piacere, dovere e bisogno sono ormai diventati un groviglio confuso e indistinto, Rocco deve tornare al passato e ricordare come, esattamente, sia finito all’Inferno.
ATTO PRIMO
1974. Ortona. Tra le case popolari vive un ragazzino che vuole solo essere guardato dalla sua mamma e che sogna le gambe di una ragazza del paese. Il suo idolo è il fratello maggiore Tommaso che conosce tutto della vita e delle donne e che un giorno se ne andrà via da quel posticino dimenticato da Dio, portando Rocco con sé. Perché a Ortona non c’è nulla per Rocco, solo le malelingue dei vicini e le botte degli zingari. I Tano sono disprezzati, considerati alla stregua dei topi e trattati come tale. In questo stato di povertà assolta, una tragedia colpisce la famiglia. Claudio, ragazzino ritardato, ha un ictus e muore a soli dodici anni. L’evento rappresenta un punto di non ritorno per questi Malavoglia del XX secolo, dal quale soprattutto la madre Carmela non si riprenderà mai più.
Nello squallore della vita senza futuro di Ortona, Rocco trova la sua unica consolazione tra le pagine del fumetto Supersex in cui un eroe virile e dal fisico statuario nasconde un superpotere impressionante nelle mutande. A questa figura mitica, il ragazzino accosta quella di suo fratello maggiore Tommaso, anche lui uomo leggendario, Ercole in forma umana al quale tutto è permesso e concesso. Persino l’amore della bella Lucia. Tommaso e Lucia, personaggi di finzione, racchiudono in sé una serie di figure realmente esistite e che il vero Rocco Siffredi ha incontrato nel corso della sua vita. All’interno della narrazione, quindi, a loro viene affidato il compito di incarnare gli archetipi di Ermes e Afrodite. Il primo dio del viaggio e dell’inganno, la seconda dea dell’amore e della bellezza. Sono loro a segnare, in maniera incontrovertibile, il cammino del protagonista dall’infanzia fino all’adolescenza.
1984. Parigi. Rocco Tano, ora adolescente, arriva a Parigi dove ormai da anni Tommaso (Adriano Giannini) e la bella Lucia (Jasmine Trinca) vivono come marito e moglie.
Ad attenderlo c’è una città sensuale, lasciva e violenta. Così come violento è il rapporto tra suo fratello e la donna. Un legame fatto di tradimenti e co-dipendenza, in cui Tommaso costringe Lucia a prostituirsi per placare così le voglie della moglie e poter dormire la notte tranquillo.
Rocco sperimenta per la prima volta il sesso. Lo fa con la giovane Sylvie, driade perduta nel bosco oscuro dei quartieri malfamati di Parigi. Se Sylvie tenta, però, di parlare il linguaggio d’amore, le orecchie di Rocco non sono pronte ad ascoltarlo. In lui qualcosa si sta risvegliando. Una smania alla quale non sa dare un nome e che trova conforto solo nella carne. Rocco si perde nell’eros più sfrenato mettendo a tacere i sentimenti e le emozioni. La sua voglia lo porta a sperimentare un sesso così sempre più audace e violento.
ATTO SECONDO
1988. Parigi. L’incontro con Gabriel Pontello segna la morte di Rocco Tano e la nascita di Siffredi. Quello che prima era solo una figura mitica su carta stampata assume le fattezze fisiche di un porno attore che prende il giovane sotto la sua ala. Convinto delle sue potenzialità, Gabriel mostra a Rocco una strada per trasformare la sua fame in un vero e proprio lavoro. Il periodo storico non lascia molti margine di libertà e i primi passi sono pieni di incertezza.
1988. Roma. Nella città eterna, Rocco si confronta con un’industria organizzata. Riccardo Schicchi lo introduce al cinema vero facendogli prendere parte alla pellicola “Fantastica Moana”, al fianco di Moana Pozzi. Rocco diventa a sua volta mito. Entrando di soppiatto nelle vite degli italiani porta il suo porno animalesco. E mentre la fama cresce, cresce anche il vuoto dentro il suo cuore. I sogni e il sesso vanno di pari passo. Così gli dice Moana e Rocco ci crede, svelando anche il segreto più recondito della diva che nessuno deve mai conoscere: a Moana il sesso fa schifo. Un film dentro un film insomma. Se per Moana, il film rimane la finzione e il sogno è venduto a una massa di sconosciuti arrapati, per Rocco è forse l’esatto contrario. Il porno rimane l’unico locus amoenus al quale fare ritorno, l’unico posto in cui l’uomo e l’attore hanno il pieno potere.
Nella realtà di Supersex, Rocco è alla deriva mentre il mondo che pensava di conoscere si sgretola davanti ai suoi occhi.
Nel secondo atto della serie tv esistono tre figure maschili a farla da padrone e a orbitare attorno al nostro protagonista. C’è Riccardo, “padre” ideologico che dà alla luce Siffredi e lo rende famoso. C’è Franco, l’omosessuale che parla a Rocco di amore e di emozioni facendo appello all’uomo dietro lo stallone italiano. Infine, c’è Tomasso, fratello e padre-padrone insieme, che ha perso l’aura della leggenda e si è fatto piccolo piccolo ma ancora capace di alimentare la bestia.
Il successivo incontro con Tina porta Rocco davanti a un bivio: il cuore o la carne? La permanenza sull’isola è una tappa necessaria in questo romanzo di formazione su Netflix che è Supersex. Qui il nostro Rocco si ferma per un lasso di tempo proprio come un tale Odisseo. Ma Tina-Calipso non è un richiamo abbastanza forte, un’amore abbastanza profondo per mettere in discussione ogni cosa e tornare a una vita di stenti. Ancora una volta, la realtà fa schifo ed è meglio tornare al sogno di corpi nudi, telecamere e saliva. Una dipendenza in piena regola alla quale anche alcuni famosi attori di Hollywood hanno detto di essere assuefatti.
“Niente è più eccitante del nome che abbiamo”
– Rocco Siffredi
ATTO TERZO
1993. Ortona. Ulisse fa ritorno alla sua terra ma ad attenderlo c’è un nuovo dolore. La madre Carmela muore venendo così a mancare l’unica figura materna che abbia mai avuto valore nella vita di Rocco. Una madre dall’affetto silenzioso, spesso rivolto solo al figlio Claudio, e di cui Rocco ha sempre ricercato lo sguardo. Dieci secondi e poi forse si volterà. Ma Carmela lo guardava non vista, in momenti inattesi e mai dopo quegli interminabili dieci secondi. Non per questo Rocco le ha mai voluto meno bene, anzi. Il funerale si conclude con del sesso orale praticato dalla vicina davanti alla bara di Carmela.
Un evento che, al di fuori dei confini di Supersex, non è mai accaduto ma che qui aggiunge un senso di tragicità alla vicenda. Di fronte all’ennesima catastrofe familiare, Rocco cerca di acquisire una qualche forma di controllo. Poi, si autoinfligge una punizione della carne perché il dolore e il sesso sono gli unici linguaggi che conosce. Almeno per ora.
“Volevo solo provare quel dolore, quello che provava mia madre alle sei del mattino e della sera. Volevo che il dolore mi tenesse in vita, oltre quel vuoto che mi toglieva il respiro”
– Rocco Siffredi
Il terzo atto di Supersex è dunque dedicato alle donne.
Dalla madre Carmela passando per la bella Lucia, femme fatale irraggiungibile che vivrà sempre e soltanto nelle fantasie del divo e che racchiude in sé un po’ tutte le donne di Siffredi. Lucia incarna il sogno erotico, una Beatrice dantesca pegi 18, e come tale resta inviolata dal protagonista. Quando la verità, come nel caso di Tommaso, incrina il sogno ecco che Lucia esce di scena. Prostituitasi per amore, la “bocca di rosa” di Ortona assume su di sé la colpa del peccato di Eva senza mostrare mai segni di fatica o dolore. Sarà lei l’unica donna con cui Rocco Siffredi non sarà mai riuscito ad andare a letto.
“Però conta sempre di più quello che dici tu, capito? Perché tu sei il dio del sesso e io sono una p******* di Pigalle. […] E cosa ero per te? La ragazza che ti sognavi da bambino, quella con le cosce di fuori mentre andava in bicicletta. Ma quella non ero io. Quella è la femmina che voi maschi sognate e che è sempre uguale- Lo sai. Perché nel vostro mondo la regola è che le femmine si spostano e che voi ve le passate”
– Lucia
1994. Cannes. Infine arriva Rozsa. La relazione con Tina è un riflesso di quella tossica tra Tommaso e Lucia, alla quale Rocco guardava e prendeva a modello da adolescente. Una relazione che, di fatto, non porta da nessuna parte nutrendo ancor di più l’animale a discapito dell’uomo. Rosza, invece, è l’amore puro, quello in grado di lenire le ferite dell’animo e mostrare a Rocco un altro tipo di intimità. Non solo sesso ma un abbraccio al termine dell’atto Stretti nel letto a pensare, sognare e sperare.
“Tu non sai come fare l’amore”. Una frase semplicissima che riassume il vuoto nel cuore di un uomo che non ha mai davvero imparato a ad affidarsi allo sguardo dell’altro. L’animale viene domato da due occhi gentili e nessuna pretesa. La serie tv Supersex targata Netflix parla di sesso, di amore, di famiglia e libertà attraverso la storia di un uomo che, a prescindere da tutto, è stato un pioniere e un sognatore. E a proposito di progetti riusciti sul catalogo Netflix, vi lasciamo con le 15 migliori della storia del catalogo.