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Superstore 2×22 – Una puntata che è il manifesto del livello di scrittura di una grande comedy

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Ogni mercoledì e ogni sabato sera, sempre alle 22.30, vi portiamo con noi all’interno di alcuni tra i momenti più significativi della storia recente e passata delle Serie Tv con le nostre recensioni ‘a posteriori’ di alcune puntate. Oggi è il turno della 2×22 di Superstore.

Qualche settimana fa, convinto anche dai miei colleghi che l’hanno vista e ne hanno scritto, ho deciso di recuperare Superstore. Mi sono trovato davanti sin da subito a una comedy divertente, brillante e interessante, un’altra di quelle comedy che purtroppo in Italia non sono ancora esplose e forse non esploderanno mai (tipo Silicon Valley: vi prego, guardate Silicon Valley). Ma rammarichi a parte, la prima cosa che c’è da dire è che sin da subito ho riscontrato in Superstore la caratteristica principale che ogni comedy dovrebbe avere: le comedy devono farti sentire a casa. E con Superstore mi sono sentito subito a casa. Ho trovato davanti a me una serie accogliente, che sa prendere in giro e sa prendersi in giro, scorretta al punto giusto ma senza scadere in eccessi estremi che solo alcuni prodotti possono ‘reggere’ (The Office su tutti). Soprattutto mi è sembrato di trovarmi davanti a un racconto autentico. Patinato in niente, dalle storie d’amore alle vite dei protagonisti, verosimile in tutto: una perfetta ricostruzione di normalità. I protagonisti non fanno mistero di vivere una vita noiosa e neanche fanno qualcosa per nascondercelo: è così, punto e basta. Ma nella loro noia, nei loro pattern ripetuti allo sfinimento, riescono comunque in qualche modo a divertirsi e soprattutto a divertirci. La routine di un supermercato così come quella di un ufficio ti assorbe, ma può non diventare alienante se quel posto prende la forma di un microcosmo che assume vita propria, un microcosmo in cui alla fine stai bene e basta, anche se non lo dici mai ad alta voce.

E non lo dicono mai ad alta voce, i protagonisti di Superstore, perchè lo stato di costante precarietà lavorativa in cui versano non glielo permette, e allora meglio non rischiare. Non hanno neanche il privilegio di potersi abituare all’abitudine, di godere del lato buono di quella medaglia chiamata routine: quello della sicurezza, economica e professionale. Così vivono le loro vite una settimana alla volta, che poi quella dopo non si sa se parte un giro di licenziamenti o una qualche ri-collocazione senza alcun aumento di stipendio. Meglio non abituarsi all’abitudine. Sotto l’involucro di gag e situazioni assurde ma tremendamente normali di cui è costellata Superstore c’è anche, costantemente, della sottile e ben realizzata critica sociale, un altro dei punti di forza silenti della serie.

In questa situazione di precaria abitudine che vivono costantemente i protagonisti, difficilmente succede qualcosa di davvero sconvolgente. E la puntata 2×22 di Superstore, una delle più potenti della serie, sostanzialmente si fa beffe anche dello spettatore che si è abituato a quel contesto confortevole in cui quasi tutto sembra immutabile, e ti sbatte in faccia un tornado. Nel vero senso della parola.

Un tornado pronto a spazzare via tutto, un tornado che sostanzialmente spezzerà in due lo stesso supermercato. Soprattutto, un tornado che di punto in bianco terrorizza i dipendenti del Cloud 9 mettendo in dubbio anche una delle poche certezze su cui fino a pochi secondi prima pensavano di poter contare, quella di arrivare vivi alla fine della giornata. La 2×22 di Superstore è una puntata pazzesca perchè inaspettata: in una comedy così regolare, nessuno spettatore avrebbe mai pensato di poter vivere un finale di stagione straniante al punto da diventare terrorizzante anche per chi guarda. Una situazione più che realistica, che passa al livello successivo e diventa spaventosamente reale. Merito anche di uno spettacolare lavoro di regia che ci fa vivere appieno quei momenti intensi e agghiaccianti. Dalla parte audio costellata di prorompenti rumori improvvisi a quella video, quel tornado è sembrato di viverlo anche a noi. E così è stato più facile immedesimarci anche negli occhi spaesati e sperduti dei protagonisti, dimenticandoci di star guardando una serie tv e arrivando a pensare per un attimo che loro quel disastro lo stessero vivendo veramente.

Le immagini del cataclisma scorrevano davanti a noi veloci e imponenti, e così le reazioni dei personaggi: il terrore negli occhi di Dina, di solito così sprezzante e sicura di se‘, ci ha fatto capire che le cose si stavano mettendo davvero male’; la costante fiducia di Glenn, che pur totalmente terrorizzato non ha mai perso la speranza che tutto potesse risolversi; lo stoicismo ossessivo compulsivo di Brett che rimane come ultimo baluardo là fuori a fare quello che ha sempre fatto da quando è nato: mettere a posto i carrelli. Un’istantanea che è diventata poesia.

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Superstore 2×22 (640×364)

Infine i due protagonisti, Amy e Jonah. Perchè anche qui questa sorprendente puntata di Superstore è riuscita a stupirci. Che si avvicinassero durante il tornado ce lo aspettavamo. Che si baciassero, in fin dei conti, anche. Ma è il modo in cui accade che è il tocco di classe atto a farci capire quanto gli sceneggiatori di Superstore siano sempre stati attenti ai dettagli sottili. Amy e Jonah si baceranno, come da copione, ma in maniera sfuggente e rapida, significativa sì ma non definitiva, non idealizzata. Insomma, non ci hanno sbattuto in faccia il più classico dei baci che avvengono nei film e nelle serie tv prima della fine del mondo, dove finalmente i due si dichiarano perchè la cosa più importante è che il loro amore sia finalmente dichiarato. Non è stato uno di quei baci lunghi e intensi, quelli che mentre il mondo cade l’importante è che io e te stiamo insieme fino alla fine, e tutto il resto attorno si annulla. E’ stato invece un bacio rapido, quasi visivamente impercettibile, dove non c’è stato spazio per il romanticismo se non per una frazione di secondo: finanche nel disastro Superstore è riuscita a creare una situazione di normalità sfuggente in mezzo a una tempesta, mentre intorno succedevano cose ben più importanti. La scena dura infatti pochissimo e in men che non si dica si torna alle cose che più contano, a dare spazio a come se la stessero cavando tutti i personaggi nel disperato tentativo di preservare la loro incolumità.

Una scelta narrativa molto sottile e inoltre strategicamente perfetta, perchè è proprio su quella sensazione di non definitività tra i due che si impernierà l’inizio della terza stagione. Nella 2×22 di Superstore c’è stato veramente tutto: abbiamo visto e vissuto situazioni di una potenza incredibile che mai ci saremmo immaginati di poter vivere nella serie. Abbiamo visto e vissuto situazioni che invece ci aspettavamo, come il bacio di Jonah ed Amy, ma in una maniera completamente non convenzionale. Una puntata che dovrebbe essere il manifesto del livello di scrittura di questa comedy, che al caso non ha mai lasciato neanche le virgole e che probabilmente viene sottovalutata solo per quell’aura di estrema normalità che in molti maleinterpretano, ma che invece è uno dei tanti tratti caratterizzanti e sfaccettati che l’hanno resa vincente.

Vincenzo Galdieri

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