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Dopo aver snobbato Atlanta, non fate lo stesso errore con Swarm

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Tra le uscite più interessanti del 2023, e anche tra quelle passate maggiormente sotto traccia in Italia, c’è stata Swarm, giunta da noi col titolo tradotto Sciame. La serie, realizzata da Prime Video, porta la firma di un gigante della serialità contemporanea come Donald Glover, ormai sinonimo di garanzia dopo la sua spettacolare ascesa con Atlanta. Swarm racconta la storia di Dre, interpretata da una sontuosa Dominique Fishback, non a caso candidata agli Emmy grazie a questa sua performance. Dre è una giovane ragazza che vive con sua sorella adottiva Marissa ed è letteralmente ossessionata dalla pop star Ni’Jah. Un incidente occorso alla sorella strazierà la vita di Dre, che comincerà la sua discesa verso il proprio inferno personale, arricchito dalla costante e crescente ossessione per Ni’Jah, che diventa l’unico leitmotiv delle azioni di Dre, in maniera sempre più tormentata e angosciante.

In sette episodi, Swarm disegna gli effetti macabri che può produrre una psicosi, entrando a gamba tesa su un dibattito estremamente attuale, specialmente nell’era dei social: l’impatto del fandom tossico. La virtualità sempre più accentuata del nostro mondo tende ad abbattere le barriere, creando però anche degli effetti negativi che portano a cancellare ogni distinzione col mondo reale. Swarm indaga su come questa meccanica può inficiare una mente già debole, accentuando una follia e un’ossessione, evidentemente già latenti, che si riversano tramite l’amore, incontrollato e spassionato, verso il proprio idolo. Swarm è un racconto crudo, diretto e incisivo, una serie tv da non perdere, per non ripetere l’errore fatto con l’altra splendida creatura di Donald Glover.

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Atlanta (640×360)

Da Atlanta a Swarm: l’ascesa di Donald Glover

La mente dietro a quel gioiellino di Swarm è Donald Glover, come detto. L’attore statunitense è una vera e propria icona del mondo seriale: balzato agli onori delle cronache grazie al personaggio di Troy Barnes in Community, la consacrazione è arrivata con Atlanta, serie ideata dallo stesso Glover, che nel racconto veste i panni del protagonista Earnest Marks. Atlanta, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è una di quelle serie che, per diversi motivi, in Italia non ha avuto la giusta risonanza. Un po’ ha inciso la distribuzione ibrida, passata dalle mani di Sky a quella di Disney+, ma è davvero inspiegabile come una serie del genere sia passata sotto traccia nel nostro paese. A illustrare il valore di Atlanta basterebbe la lunga lista di premi ricevuti: 7 Emmy, a fronte di 26 nomination, e due Golden Globe su 4 nomination. Dal canto suo, Donald Glover si è portato a casa i due Golden Globe e altri due Emmy. Un palmares davvero importante.

Questa lista di riconoscimenti rende l’idea del successo di Atlanta, eppure lo fa solo in parte. Solo vedendo la serie ci si può rendere conto dell’eccezionale lavoro realizzato e di quanto la produzione FX sia un faro di riferimento all’interno del suo genere. Atlanta è la perfetta contaminazione tra serialità e musica, due mondi che hanno cercato spesso di fondersi, senza riuscirci però sempre. Nonostante tutto ciò, quindi, la serie in Italia è passata sotto traccia, così come la prepotente ascesa di Donald Glover, e ormai la frittata con Atlanta, ahinoi, è fatta. Tuttavia, c’è un modo per rimediare, almeno parzialmente: non ripetere lo stesso errore con Swarm.

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Swarm (640×360)

Non commettete lo stesso errore

Il nostro è un appello che può sembrare fin troppo petulante, ma veramente, non snobbate Swarm perché vi perdereste una gran bella miniserie. Nella produzione di Prime Video ritroviamo, dunque, Donald Glover e, sebbene il genere, i toni e le atmosfere siano lontanissime da quelle di Atlanta, ritroviamo anche alcuni connotati della serie di FX, come l’attenzione riservata alla comunità afroamericana e, seppure da un punto di vista completamente diverso, la musica. C’è, quindi, una sorta di continuità, anche se più concettuale che altro, tra Atlanta e Swarm e questo filo è tenuto in piedi dal genio di Donald Glover, che qui veste i panni del produttore e dell’ideatore, senza recitare nella serie. La continuità tra Atlanta e Swarm sta, poi, nell’eccezionale lavoro portato avanti, sia in fase di stesura del soggetto che di scrittura, con una profondità davvero importante. La realizzazione, poi, ha finito per confezionare un prodotto eccellente, sicuramente tra i più interessanti dell’anno che è appena trascorso.

Ad oggi recuperare Atlanta può sembrare un compito arduo, seppur doveroso. Col profluvio di nuove uscite e coi tempi sempre più stringenti di visione cui si stanno abituando i fan, una serie tv con quattro stagioni rappresenta uno scoglio per molti. Anche in ragione di ciò, dunque, non snobbate Swarm, decisamente più abbordabile con le sue sole sette puntate. La miniserie di Prime Video rappresenta una porta d’ingresso ideale al mondo di Donald Glover e chissà che magari, come successo a chi scrive, la sua visione vi porterà anche sulla strada di Atlanta. Non snobbare Swarm, dunque, potrebbe portarvi un doppio giovamento, facendovi recuperare due serie di ottimo successo, di cui una decisamente un must per ogni appassionato di serie tv e musica.

Chiudiamo questa trattazione, che ha assunto sempre più la forma di uno stringente invito, con alcune considerazioni finali che possono aumentare la curiosità intorno a Swarm. Innanzitutto, da ammirare c’è la straordinaria performance di Dominique Fishback, che agli Emmy si giocherà la vittoria come migliore attrice protagonista in una miniserie con rivali del calibro di Jessica Chastain, Riley Keough e Ali Wong. Inoltre, la storia raggiunge una potenza narrativa tale da indurre gli spettatori a dubitare della falsità o meno della storia. Quella di Dre è una vicenda raccontata talmente bene da sembrare assolutamente vera, ma allo stesso tempo è talmente assurda da non poter credere che sia vera. Dove sta la verità? La forza di Swarm sta anche nell’annullare questo filtro tra realtà e finzione narrativa e a tal proposito interviene un episodio specifico, il sesto, che compie magistralmente questo compito di mischiare le carte e ridurre la distanza tra vita vissuta e narrata. Insomma, per tante ragioni, che abbiamo prontamente dipinto, la visione di Swarm è un’esperienza davvero profonda e singolare, da sperimentare per non perdersi una delle migliori miniserie del 2023 e per assistere al lavoro di un genio del calibro di Donald Glover.