Taboo (che seguiamo fin dall’annuncio della data di uscita) è un pezzo d’epoca gotica composto da melodrammi, sventure e tenebre che danzano vorticosamente in questa miniserie arrivata già alla mid-season. James Delaney sta tirando su la sua corte dei dannati, dove ogni persona di cui si circonda ha un ruolo chiave nel suo intricato piano.
Una schiera di reietti provenienti dai bassifondi di questa Londra Ottocentesca che si contrappone alla classe nobile perbenista, adornata da vestiti pregiati e protagonista di feste pompose dove si rivela la vera feccia nascosta dietro la maschera dettata dal comune buonsenso. Da una parte vi è la Compagnia delle Indie, dall’altra la monarchia inglese e infine i neonati Stati Uniti, ma ad intrecciare le sorti di queste tre potenze vi è un one man show, James Delaney, che tutela i suoi interessi individuali usando il territorio di Nootka come merce sul tavolo da gioco.
Nel secondo episodio lo scontro tra la Compagnia delle Indie e James Delaney si fa duro, tanto che Sir Stuart Strange ingaggia un sicario per togliere di mezzo l’erede di Nootka. Un lembo di terra che divide internamente una nazione e che persino il Principe Reggente ha timore della potenza che potrebbe acquisire la Compagnia con quel territorio.
Nel frattempo, James si aggira per Londra, incurante dei rischi che corre e delle ombre del passato che lo perseguitano. Un autocontrollo in bilico, il silenzio prima della tempesta che sta per abbattersi. Ricorrono i flashback di una storia di schiavitù, di cui probabilmente James fu complice nei suoi anni di peregrinazione. Ma non vi sono solo nemici. La piccola Winter riesce a portare a James un’alleanza: la madre della ragazza, la maitresse Helga, che più avanti userà come depistaggio per un importante furto. Tornando al background generale, fa la comparsa una figura chiave che porta con sé le sorti di un’altra nazione.
Sto parlando dell’americano Dumbarton, un medico che si diletta a tingere le stoffe, un po’ losco, che attraverso i dialoghi apprendiamo non essere affidabile, come le situazioni in generale che accadono in questa serie. Un altro personaggio che con poche scene ha attirato da subito l’attenzione è quello di Zilpha: lasciata a mani vuote dal testamento del padre, con un marito pervaso da un odio viscerale nei confronti di James, la donna alterna momenti di disprezzo per il fratellastro a momenti di attrazione che sconfinano in un possibile legame passato, oscuro e incestuoso. Il tutto si conclude con un agguato nei confronti di James Delaney da parte di un sicario asiatico, che muore nel tentativo, lasciando il protagonista sanguinante per le strade di Londra.
Dopo i fatti avvenuti nell’episodio precedente, in questo terzo atto, Delaney prende precauzioni contro la Compagnia delle Indie: redige un testamento in cui gli unici eredi dei suoi averi sono gli Stati Uniti d’America.
Il cambio di rotta impone a Sir Strange di tener conto della vita del signor Delaney, ma trova un altro modo per mettere le mani su Nootka Sound. Colpo di scena, appare una misteriosa vedova del defunto Horace Delaney: l’attrice Lorna Row. Con essa, James instaura un rapporto di diffidenza che poi muta in empatia: la sua entrata in scena scombussola i piani del protagonista e lo costringe a porla in uno stato di protezione da tutti coloro che lo vogliono morto. Importante è stato il dialogo con il dottor Dumbarton, che ha rivelato il reale bisogno di quella terra per gli americani: ottenere il monopolio per il commercio di tè con la Cina.
A livello personale, James continua ad avere visioni o ricordi della madre e di una terra lontana, che portano alla luce un dettaglio inquietante. Il simbolo che il giovane ha sulla schiena lo ritrova raffigurato nel camino della stanza della madre, morta anni prima in un manicomio. Su questa vicenda si mescolano importanti punti: perché la madre è stata segregata lì a lungo e perché anche il suo fedele maggiordomo, Brace, gli ha nascosto questo segreto?
Altro dettaglio importante che sembra delineare il peccato originario di James Delaney è l’affermazione del legame incestuoso con la sorella.
Quest’ultima, sposata con un uomo che sembra aver capito il suo passato e la incolpa della sterilità del loro matrimonio, non vuole cedere a passioni carnali considerate tabù nella società del tempo. È ironico poi pensare, che forse l’atto che entrambi hanno compiuto in passato e per il quale ora si corrodono dentro pur di non cedervi, sia in realtà la cosa più pura nel mezzo del lerciume della società che li circonda. Una società ostile verso il diverso, che si omogenea in proibizioni sociali in pubblico e poi crolla all’interno delle quattro mura dei bordelli, ove il silenzio è pagato in tintinnanti monete d’oro.
Arriviamo dunque all’ultimo episodio di Taboo messo in onda, un episodio chiave che comincia a scacciare un po’ di nebbia su alcuni argomenti.
Prima fra tutti il misterioso Carlsbad, alias la controversa Lady Musgrove, che ammette di aver inviato il sicario nella fattoria per ucciderlo, per conto degli Stati Uniti, e che gli promette, una volta arrivato in America, che il prossimo sicario non fallirà. Nel frattempo, l’astuto meccanismo messo in moto da James entra in scena: prostitute, ladruncoli, attrici, travestiti e incantatori, tutti profumatamente pagati dal sottoscritto, derubano polvere da sparo alla Compagnie delle Indie. Grazie sopratutto all’intervento di un’altra pedina: Cholmondeley, uno scienziato ciarlatano, che sa come far innescare il piano di James Delaney. Il mosaico di personaggi comincia a delinearsi, la tensione viene tenuta alta grazie al concatenarsi degli eventi che in questo episodio non lasciano spazio a visioni soprannaturali. Cominciamo a capire i meccanismi di pensiero di ogni personaggio, la loro psicologia e le loro scelte.
La scena finale la fa da padrone: forse il motivo stesso per cui la serie ha il nome di un’effrazione al codice sociale. Il marito di Zilpha esplode in quel che può sembrare un gesto disperato di un uomo divorato dall’invidia, dall’insoddisfazione e dal senso di inferiorità dinnanzi a James: dapprima lo accusa di esser stato nel letto della moglie e poi lo sfida ad un duello all’ultimo sangue. Un dramma scritto nero su bianco. Una danza peccaminosa nata attraverso il più sublime dei sentimenti. Un tabù infranto, due nazioni sul piede di guerra, una vita appesa a un filo ed una nave ormai pronta per salpare.
Ciò che Taboo ci ha raccontato finora è una storia magnifica, un dramma in costume che porta una ventata d’aria fresca nel genere ed apre possibilità di proseguire verso nuovi colpi di scena.
Scenari meravigliosi degni di una pellicola da cinema, sceneggiatura intrigante che non si inceppa nel cliché dei segreti nascosti a lungo, anzi li rivela da subito per dare spazio alla storia nella sua interezza. Un Tom Hardy fantastico che si cala perfettamente in un uomo dai tratti duri, dai principi discutibili, ma che è mosso da uno dei sentimenti più antichi e puri. Colma di speranza e grandi aspettative, al momento ben ripagate, vi lascio con lo sneak peek del prossimo episodio.