Si è ormai conclusa da diverse settimane la terza stagione di Ted Lasso, eppure non riusciamo e non possiamo smettere di pensare all’epilogo della grandissima serie tv di Apple TV+, sicuramente uno dei migliori prodotti degli ultimi anni. Tra i punti principali affrontati nel terzo capitolo della produzione con protagonista Jason Sudeikis c’è stato il destino di Nate Shelley, braccio destro di Ted nelle prime due stagioni e poi vero e proprio “villain”, almeno nelle aspettative, di questo terzo atto della serie prodotta dalla piattaforma della mela.
In realtà, le cose sono andate molto diversamente rispetto a quanto si poteva attendere alla vigilia di quest’ultima carrellata di episodi di Ted Lasso. Nate Shelley nel corso della terza stagione è stato molto poco un “villain”, e continuiamo a usare le virgolette perché questo termine ha poco senso in una serie di questo tipo, però è comunque utile per definire un personaggio con connotazioni in teoria negative e soprattutto contrapposto al protagonista. Nate doveva essere il grande contraltare di Ted e la loro rivalità doveva segnare in maniera importante la stagione, ma come al solito Ted Lasso ci ha sorpresi, regalandoci una parabola molto diversa per il famoso “ragazzo prestigioso” divenuto allenatore del West Ham. Nonostante tutto quello che è successo, alla fine Nate Shelley, come abbiamo visto, ha avuto il suo lieto fine e la domanda a questo punto è lecita: se lo è meritato?
Nate Shelley e Ted Lasso: una rivalità senza confronti
Il finale della seconda stagione di Ted Lasso è stato a suo modo scioccante, col grande voltafaccia di Nate, che si risente con Ted e abbandona in maniera a dir poco fragorosa il Richmond, per accettare la corte di Rupert e del suo West Ham. Come detto in introduzione, la terza stagione aveva spianato la strada a una sorta di resa dei conti tra l’allenatore americano e il nuovo tecnico della squadra londinese, ma questo atteso confronto, di settimana in settimana, è sempre stato rimandato. Alla fine, in effetti, non arriva proprio mai e quello che va in scena è più che altro un soliloquio di Nate Shelley, che vive interiormente il suo scontro con Ted, canalizzando però la propria rabbia più verso se stesso che nei confronti del suo ex allenatore, rifiutandosi di affrontare il peso di ciò che ha fatto e rendendosi conto, in fondo, di aver agito senza troppo raziocinio.
In realtà, c’è da dire che lo sviluppo di questo tema ha vissuto qualche difficoltà, perché l’evoluzione di Nate, in virtù di una certa frenesia dei tempi narrativi che ha caratterizzato l’intera terza stagione, è sembrata poco armonica, soprattutto per gli standard altissimi cui ci aveva abituato Ted Lasso. C’è, quindi, una sorta di sfasamento nel percorso di Nate Shelley, relativo a come arriva dal punto di partenza, ovvero la rabbia verso Ted e sul suo allontanamento, a quello di arrivo, il perdono e il ritorno al Richmond. Ad ogni modo, ciò che è importante sottolineare, al netto delle difficoltà di gestazione, è come il ragazzo prestigio abbia compiuto questa maturazione, confrontandosi con Ted senza confrontarsi con Ted, ma scavando dentro se stesso tramite questo confronto potenziale.
Razionalizzando la rottura con quella che, a tutti gli effetti, è stata la grande figura paterna del suo passato recente, Nate ha fatto pace con tutte le pieghe delle sua vita. In primis proprio con suo padre, con cui finalmente riesce ad avere un dialogo, e con i propri sentimenti, aprendosi finalmente alla relazione con Giada. Il confronto con Ted rimane alla fine solo potenziale, ma è comunque estremamente significativo perché porta Nathan a compiere determinati passi per sistemare la sua vita e a realizzare cosa conta davvero per lui.
ll lieto fine di Nate Shelley
Alla fine della terza stagione, dunque, vediamo un Nate Shelley molto diverso, in pace con se stesso e con la sua famiglia e pronto a tornare dove ogni cosa, per lui, ha avuto inizio: nella famiglia del Richmond. Il tutto a spese della sua carriera, perché da allenatore del West Ham Nathan torna a lavorare nello staff della sua vecchia squadra, ma la lezione di fondo sta proprio nel rinunciare alle ambizioni egoistiche per costruirsi un tessuto familiare entro cui viversi la propria felicità. Nate alla fine riesce a farlo: tornando al Richmond è finalmente sereno e la sua vita ha ripreso la giusta direzione.
Almeno dal punto di vista emotivo, insomma, Nate Shelley ha avuto un finale perfetto, e lo ha raggiunto, come sottolineato, senza mai confrontarsi con Ted, almeno direttamente. Una risoluzione a quello scontro del finale della seconda stagione non c’è mai stato e anche per gran parte del terzo capitolo il tecnico del West Ham ha continuato a prendersela irrazionalmente col suo vecchio superiore, senza però avere mai il coraggio di affrontarlo apertamente. Alla luce di ciò, dunque, sembrerebbe che Nate non abbia meritato il finale che ha avuto, perché una risoluzione del conflitto, almeno esteriormente, non c’è stata. Eppure, è davvero così?
La straordinaria gentilezza di Ted Lasso
Secondo chi scrive, Nate Shelley ha assolutamente meritato il finale che ha avuto. Non per meriti personali, perché di fatto l’allenatore ha fatto poco per redimersi, ma perché la sua traiettoria è tremendamente e inesorabilmente in linea col significato ultimo dell’intera serie tv. Ted Lasso, sin dalla sua prima puntata, ha costruito la propria narrazione su valori come la gentilezza, la dolcezza e l’umanità e questo finale di Nate Shelley è l’ennesima dimostrazione di tutto ciò che la produzione Apple TV+ ha sempre propugnato: un’instancabile fiducia nelle persone.
Nate ha sbagliato, tantissimo, sia con Ted che col Richmond, e forse, anzi quasi sicuramente, nemmeno si è meritato il perdono con le sue azioni, ma tutti meritano una seconda chance a prescindere poi da quello che fanno: ce lo ha insegnato lo stesso Ted Lasso ed è giusto che lui per primo lo dimostri. Tutti sbagliano, ma tutti possono redimersi e devono avere la possibilità di farlo: chiudere la porta in faccia a Nate non avrebbe avuto senso, anzi sarebbe andato controcorrente rispetto ai toni della serie tv e ai modi dello stesso tecnico del Richmond. Questo finale, invece, è intriso di tutta la straordinaria umanità di Ted Lasso e in tal senso ha assoluto valore e significato.
Nate Shelley ha meritato il finale che ha avuto perché ha ereditato da Ted il suo genuino sguardo sulla vita, solo che ci ha messo di più a capirlo. Ha dovuto sperimentare la rottura, l’egoismo, l’abbandono, ma poi ha ritrovato i veri valori, l’amore e la famiglia, e infine la serenità. Il modo in cui è arrivato può far storcere il naso, ma il finale che ha avuto Nate possiede tutta la straordinaria gentilezza di Ted Lasso.