Gli ultimi venti e passa anni di serie tv ci hanno insegnato una cosa: più i personaggi sono sfaccettati, complessi e soprattutto dark, più lo spettatore rimane incollato, incuriosito di vedere dove andranno a parare con le loro decisioni, con le loro azioni e come il mondo che li circonda andrà sempre più a stringersi in una morsa che li lascerà con la gola ostruita e l’aria che manca. Personaggi umani e strutturati come Walter White, Tony Soprano o John Locke ci hanno insegnato quello che è il fascino del male e delle sue conseguenze, pur viste attraverso lo schermo di una televisione. Ogni tanto, però, si fanno largo nel palinsesto quei mondi che hanno più bisogno della risata che del dolore (pur facendo di quest’ultimo una componente importante), più della positività anche nei suoi protagonisti, che del negativo. Di solito, dietro queste perle, c’è il nome di Bill Lawrence, papà di Scrubs e anche di questa meravigliosa Ted Lasso, ormai giunta alla sua seconda stagione su Apple TV+ e che continua a fare proseliti e a farsi amare in lungo e in largo.
Per chi non la conoscesse (ed è caldamente invitato a sopperire a questa mancanza) Ted Lasso tratta delle vicende dell’A.F.C. Richmond, squadra fittizia della Premier League che galleggia nella parte bassa della classifica, a cavallo tra la zona retrocessione e la zona salvezza. Guidati dalla presidente Rebecca (impeccabile Hannah Waddingham) che ha preso le redini della società con un secondo fine, quello di vederla fallire per fare un torto al suo ex marito dal quale ha divorziato recentemente. Per portare a termine la sua missione andando sul sicuro, decide di ingaggiare Ted Lasso, appunto, coach di una squadra di football americano, sradicandolo dal suo contesto naturale e portandolo a doversi raccapezzare con un gioco del quale non conosce le regole, gli assiomi e le dinamiche. Rebecca, però, non fa i conti con il naturale entusiasmo del coach e la sua capacità di adattamento che contageranno tutta la squadra, lei compresa.
Le buffe premesse della serie sono perfettamente in linea con il suo protagonista principale: Ted è un uomo adorabile che riesce a far breccia nel cuore degli spettatori esattamente come riesce a farlo in quello dei suoi giocatori, con una naturalezza ed un’umanità fuori da ogni logica (citofonare Roy Kent per informazioni aggiuntive). Lui non allena giocatori: lui allena gli uomini, attraverso dei metodi poco ortodossi, ancora legati al football americano e alla tradizione di cui lui fa parte: quella degli uomini buoni degli Stati Uniti del sud, quelli compagnoni e divertenti, sempre pronti a mettere in mezzo un po’ di sano umorismo per ridare un tono anche a quelle giornate che non riescono davvero a stare in piedi per conto loro. Tutto questo incredibile lavoro sulle persone, il nostro Ted lo fa con il sorriso stampato sulle labbra, nascondendogli quelle varie, eventuali ed umanissime ansie e paure che lo tormentano: il divorzio, il lavoro difficile, la gestione del rapporto con il figlio.
Perché Ted Lasso è buono. Non riesce a caricare dei suoi fardelli le altre persone, anzi, cerca sempre di tirarli fuori dalle brutte situazioni in cui si cacciano o si sono cacciati; cerca sempre un modo per rendere la vita del prossimo un po’ meglio di quanto non fosse il giorno prima, sempre un gradino più in alto verso la felicità che vuole costruire insieme e per le persone che gli stanno accanto. Se intravede delle potenzialità mai notate prima in Nathan Shelley, il suo tuttofare, l’uomo spogliatoio, qualità che nemmeno lo stesso Nathan aveva notato prima in sé stesso, non esiterà nemmeno un secondo a renderlo parte del suo coaching staff; se intravede che Beard, il suo storico secondo allenatore, ha problemi con la fidanzata, cercherà di stargli vicino non solo come collega che condivide le sue stesse sorti, ma come amico fraterno e compagno citazionista di Musical.
Ted: Hey coach, can I get real a second? Forget my meal a second?
Beard: Put down your beer and tell your buddy how you feel a second?
Ted: Hey coach, posso raccontarti una cosa? Lascio perdere la cena.
Coach: Vuoi posare la tua birra e dire al tuo amico cosa provi?
Ted Lasso, Stagione 2, ep.1
Prendiamo ad esempio il suo rapporto con la presidente del Richmond F.C., Rebecca: inizialmente diffidente la donna si lascia conquistare dalle maniere delicate e gentili del suo nuovo coach. Per fare breccia in quell’animo inizialmente duro e segnato dal recente divorzio e dall’odio “matto e disperatissimo” per l’ex marito, uno sbruffone milionario con il cervello grosso come una noce, il buon Ted le prepara ogni mattina dei biscottini al burro fatti in casa e glieli consegna in ufficio, personalmente, sempre con un sorriso smagliante a cercare di infondere del buonumore, anch’esso fatto in casa. Dopo un’iniziale reticenza, la donna piano piano si lascia prendere da questo comportamento, lo lascia entrare nella sua vita e gli permette di andare a plasmare un nuovo e più interessante atteggiamento nei confronti della vita stessa.
O, ancora, come riesca a far breccia nella corazza da duro di Roy Kent, ex stella del Chelsea in declino, finito a fare il capitano per il Richmond quando ormai la sua carriera era direzionata sul viale del tramonto. Il metodo Lasso è sempre lo stesso, sempre con le stesse maniere e, soprattutto, sempre con lo stesso finale: mentre Roy comincia come uomo che ha perso completamente la verve e l’interesse per il mondo del pallone, è divenuto giocatore unicamente interessato a giocare duro e far rimpiangere agli avversari di essere scesi in campo, Ted quasi lo riporta alla realtà e riesce a renderlo nuovamente un uomo appassionato, sempre duro e scontroso (e con forse il più alto numero di f***k registrati in una serie tv) ma con un cuore tenero, sostenuto anche dall’amore viscerale che prova nei confronti della nipote e della sua rinnovata voglia di essere leader e condottiero di una squadra che, forse, non ha ancora detto tutto e alla quale, sicuramente, non ha ancora dato tutto.
In conclusione, la vera forza di questo personaggio sta nel rendere un po’ migliori coloro che gli stanno intorno. Non solo l’atmosfera e l’ambiente divengono più distesi e rilassati, ma le stesse persone che ne fanno parte si rendono conto che la parte migliore del loro essere è rimasta nascosta e che quell’uomo baffuto riesce sempre a tirarla fuori. Ted Lasso è un po’ L’Idiota di Dostoevskij: non si troverà mai un uomo così, nella sua infinità bontà e nel suo infinito candore. Averne trovato uno, significa doverselo tenere stretto. Molto stretto.