ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Ted Lasso
Il finale della terza stagione di Ted Lasso ha fatto calare il sipario sull’avventura dell’allenatore alla guida del Richmond, chiudendo un triennio fatto di risultati incredibili, di crescita emotiva e personale e soprattutto di momenti memorabili. Ted Lasso è una serie che parte dal calcio, per affrontare però le tematiche più disparate, anche molti lontane da quel mondo in cui affonda le radici, ma è proprio in relazione al calcio che si trova uno degli snodi concettuali più forti della produzione Apple TV+.
Grazie a una narrazione genuina, spontanea e improntata verso l’emotività, Ted Lasso si sobbarca il compito di sfidare apertamente uno dei dettami del mondo del pallone, ancora oggi estremamente dominante, ovvero la mascolinità diffusa che aleggia intorno a questo universo. La serie di Jason Sudeikis sceglie un punto di vista molto particolare per parlare di calcio, ponendo l’accento su determinate tematiche, molto attuali, con una sensibilità importante e uno sguardo decisamente innovativo. L’obiettivo finale, tramite questo tipo di narrazione, è quello di decostruire quella mascolinità, spesso molto tossica, che si respira nel mondo del calcio, andando a inficiare su determinati meccanismi, a illustrare alcune situazioni, che contraddicono lo stereotipo comune e rappresentano una sorta di provocazione verso un mondo che, nonostante alcune recenti aperture, rimane fortemente improntato verso una caratterizzazione esclusivamente al maschile e chiusa in un atteggiamento retrogrado e spesso apertamente ostile.
Il peculiare sguardo di Ted Lasso sul mondo del calcio
Abbiamo conosciuto a fondo Ted Lasso durante la sua avventura al Richmond, abbiamo sperimentato la sua gentilezza, il suo inesorabile ottimismo e la sua spiccata sensibilità. L’allenatore con gli iconici baffi pare un vero e proprio pesce (rosso) fuor d’acqua nel mondo del calcio, e non solo perché, come lui stesso ammette a più riprese, non sa niente del suo funzionamento, ma proprio per lo sguardo che getta su un ambiente che vive di caratterizzazioni molto lontane da quelle del tecnico americano.
L’ambiente calcistico è, ancora oggi, caratterizzato da un diffusissimo machismo, sia all’interno del rettangolo di gioco che soprattutto al suo esterno, nelle curve e tra i tifosi. Conosciamo bene tutti i limiti culturali di questo mondo, li sperimentiamo quotidianamente con i casi di razzismo, omofobia e antisemitismo che costantemente permeano gli stadi, e in tal senso la serie di Apple TV+ restituisce uno sguardo completamente diverso da quello che conosciamo, ai limiti dell’utopistico in realtà, ma funzionale al messaggio che si vuole mandare. Progressivamente, Ted Lasso decostruisce tutta questa mascolinità che permea il mondo del calcio, ci mostra dei giocatori che ballano, piangono, esprimono apertamente i propri sentimenti e passano il Natale insieme. C’è una comunione d’intenti quasi commovente, sicuramente emozione e senza dubbio lontana dall’immagine stereotipata del calciatore superstar che domina la narrazione odierna.
Ted Lasso forse non sa niente di calcio, ma sa molto della vita e soprattutto dei rapporti interpersonali. Non conosce le tattiche, ma allena i sentimenti e alla fine non forma dei calciatori, ma degli uomini. Ted è quanto di più vicino ci sia a una figura paterna per questi ragazzi, ma è una figura moderna, slegata da una concezione tradizionale, autoritaria e gerarchica, che in larga parte ancora domina il rapporto allenatore-calciatore. Il prototipo di allenatore che Ted Lasso porta in scena è chiaramente provocatorio, anche questo decisamente utopistico, eppure straordinariamente efficace nel comunicare di cosa il mondo del calcio avrebbe straordinario bisogno, di un’educazione civile e sportiva che permei quella tattica e atletica.
Roy Kent e Jamie Tartt: come creare un rapporto sincero
Nel paragrafo precedente abbiamo parlato in generale del lavoro fatto da Ted Lasso nel favorire la decostruzione della mascolinità dominante nel calcio, ma ora è il momento di portare qualche esempio più pratico. Il primo coinvolge Roy e Jamie, due dei personaggi principali della serie, ma si allarga anche a tutti gli altri membri della squadra e del club. Tra i temi affrontati dalla produzione Apple TV+ ci sono quelli dell’amicizia e dei rapporti personali e anche questi vengono coltivati all’insegna dell’abbattimento del machismo che, pure sotto questa sfera, domina la concezione odierna.
Il calciatore viene visto il più delle volte come un inguaribile playboy, un privilegiato pieno di soldi e senza reali problemi. Ted Lasso ci mostra altri spunti, ci fa vedere come i giocatori possano soffrire insicurezze, ansie, traumi del passato e così via, anche laddove si nascondono dietro la patina dello stereotipo dominante del calciatore. Soprattutto, la serie ci mostra come i giocatori abbiano bisogno di rapporti veri, che sono poi quelli che vengono costruiti tra i giocatori del Richmond, che smembrano in aperta opposizione con la patina che avvolge tutto il mondo del calcio.
Particolarmente esemplificativo in tal senso è il legame che nasce tra Roy Kent e Jamie Tartt, due personalità fortemente problematiche, che devono far pace coi loro demoni e che sono cresciuti in quell’ambiente mascolino che non ammette debolezze. Quando si aprono, all’esterno e l’uno con l’altro, Roy e Jamie iniziano a risolvere i loro problemi e tra loro nasce anche un bel rapporto, che supera anche l’attrazione comune per Keeley. La chiave per la loro maturazione è l’accettazione dei propri sentimenti e delle proprie fragilità, la capacità di fare pace con essi e di comprenderli, la volontà di mettersi a nudo e abbassare le barriere. Un atteggiamento molto costruttivo, ma difficile da portare avanti quando si è imbevuti di certi valori, come dimostrano Roy e Jamie.
Le figure femminili in Ted Lasso
È chiaro che, per decostruire una narrazione completamente orientata al maschile, c’è bisogno di figure femminili di alto livello e in tal senso Ted Lasso sicuramente non delude. Nella serie le donne sono centrali, lo è sicuramente Keeley, personaggio straordinario soprattutto nelle prime due stagioni, ma per il nostro discorso il massimo riferimento è senza dubbio Rebecca Welton, la grande boss del Richmond.
Rebecca è una donna che si trova a nuotare in un mare di squali. Così possiamo rappresentare la numero uno del Richmond quando si muove nella casta dei proprietari di club inglesi, che sono al 99% uomini, spesso avanti con l’età e figli di un sistema di valori arcaico, che gli conferisce una mentalità chiusa e arretrata, ricca di preconcetti che vengono alimentati a loro volta dall’essenza stessa del mondo che contribuiscono a caratterizzare. La predominanza del maschilismo nel calcio si trova proprio qui, dal fatto che la classe dirigente sia delineata in tal senso, con uomini potenti, che perpetrano valori machisti e che sono disinteressati ad aprirsi a nuovi schemi di pensiero.
Rebecca rompe questo stereotipo che alla guida di un club ci debba essere un uomo e lo fa proprio accettando questa sua diversità. Non mettendosi al pari degli altri uomini, ma mostrando una via differente. Anche questo scenario è altamente provocatorio, in pieno stile Ted Lasso, ma la tesi da dimostrare è che per far fare al mondo del calcio un passo in avanti in termini di apertura mentale basterebbero delle guide illuminate, che superino quel sistema di valori ormai tremendamente ancorato al passato e che si liberino di quella mascolinità tossica che è figlia proprio di quel sistema di valori che invece viene ardentemente difeso.
Il grande tabù del mondo del calcio
Infine, per l’ultimo esempio pratico della volontà di decostruzione della mascolinità nel calcio operata da Ted Lasso, non possiamo che citare la storyline di Colin, imperniata su quello che è il più grande tabù di questo ambiente: l’omosessualità. Se di altri temi, come ad esempio il razzismo, quantomeno si parla, nonostante poi siamo lontani dal trovare una soluzione, l’omosessualità è una tematica che rimane perfino fuori dagli argomenti di discussione, stigmatizzata e osteggiata, come se non esistesse. Ted Lasso invece la butta lì, tramite Colin, mostra a tutti che è una realtà ovviamente molto presente e che ignorarla non ha alcun senso.
Al di là del modo in cui poi la storyline di Colin viene affrontata dalla serie, il nodo qui è proprio il semplice parlare di un tema del genere. È decisamente assurdo che un argomento così dominante al giorno d’oggi non trovi il benché minimo spazio di discussione all’interno di uno degli ambienti più frequentati, chiacchierati e popolari del mondo intero. L’omosessualità resta fuori dal mondo del calcio, ogni tanto se ne parla, ma in maniera timida, con una volontà di soffocare qualsiasi considerazione, che sia in positivo o in negativo. È un atteggiamento semplicemente folle, contro cui Ted Lasso si oppone apertamente, buttando invece in primo piano la tematica.
Anche il solo parlare di questa tematica dà un grande segnale, perché l’omosessualità è il tabù definitivo del mondo del calcio e la sfida più ardua sulla strada per spazzare via quella cultura machista che permea questo sporto. Ted Lasso nelle sue tre stagioni ha fatto un grande lavoro per decostruire la mascolinità che caratterizza il mondo del calcio, illustrando specifiche tematiche, mettendo in scena particolari situazioni e via dicendo. Quest’operazione fa parte del gran cuore di Ted Lasso, una serie di cui davvero non si finisce mai di elencare i pregi.