Il seguente articolo contiene spoiler di Ted Lasso.
“Non so se questi paroloni siano adatti, so solo che bisogna essere gentili col prossimo e non serve vantarsene. Così sono abituato a fare da sempre” è più o meno così che ci immaginiamo il nostro allenatore di calcio preferito se mai si ritrovasse a leggere il titolo di questo articolo. Con i suoi modi di fare strampalati e indirizzati verso direzioni sempre inaspettate, Ted Lasso nasconde dietro il proprio personaggio una profondità di temi – e applicazioni di essi – incredibile. Non è però una caratteristica singolare del protagonista, anzi, su quell’aereo nella prima puntata vi erano due personaggi: due amici da una vita, collaboratori nel mondo del lavoro e strettamente vicini per il supporto morale. Coach Lasso e Coach Beard hanno portato dalla loro terra natia un’aria che all’AFC Richmond non si era mai respirata.
È un tipo di aria speciale, che si diffonde a macchia d’olio ogni volta che un personaggio la respira. Sì, sappiamo che è una metafora strana per questo momento storico, ma vuole essere solo quello: una metafora. Un po’ come quelle raccontate dal nostro protagonista per cercare di trasmettere concetti profondi in modo sempre discreto e dolce. Avete mai pensato al fatto che gli insegnamenti di vita da questa serie suonino diversi rispetto a quelli di tante altre? In parte potrebbe essere per la genialità che Jason Sudeikis e Bill Lawrence hanno trasportato nelle sceneggiature, ma in parte è anche grazie a quella delicatezza con cui ogni parola del coach arriva ai destinatari.
La verità non è un merito, è un mezzo
Molte volte tendiamo a giustificare una sfuriata o certi termini perché spinti dalla voglia di fare del bene e aprire gli occhi al prossimo. Come si dice: meglio una brutta bugia che una bella verità. Eppure non sempre è così – o meglio – non sempre siamo costretti a scegliere. Ted Lasso non è solo la riprova che si può essere buoni in un mondo crudele, ma anche che questo non è un successo da sbandierare ai quattro venti. È un uomo così poco egocentrico che in un settore come quello calcistico stupisce tutti. È di costante supporto ai suoi giocatori, ma vi sfidiamo a trovare un singolo momento in tutta la serie in cui si vanti di questa sua capacità. Non parliamo di battute o scherzi, ma veri e propri vanti.
Anche la famosa intervista con Trent Crimm, The Indipendent (non c’entra, ma è più forte di noi dirlo), suscita curiosità perché avviene al più semplice tavolo di una locanda del posto, mentre mangiano cibo speziato e Ted non erge nessuna barriera, non usa nessun discorso preparato, è genuinamente semplice. Parla di aiutare i suoi giocatori come un padre discuterebbe del rapporto coi figli, non come un coach coi suoi sottoposti. È un modo di fare che stupisce su più livelli. Da una parte i personaggi non sono abituati a vedere un allenatore di calcio così distante dall’idea di essere protagonista, dall’altra a noi stupisce questa decostruzione della sua centralità nel gruppo. Ted al centro della serie, ma un gradino più in basso.
Ted Lasso suona come un americano che non viene stereotipato
Vi è una lieve linea che separa lo stereotipato dal macchiettistico e il nostro protagonista è nel secondo settore. La personalità di Coach Lasso viene mostrata in modo diretto agli spettatori per far vivere loro lo stesso impatto inaspettato che hanno i suoi conoscenti. Il coach vive di quell’aria americana di cui parlavamo inizialmente, portando con sé uno stupore che pian piano smette di essere la prima reazione ai propri comportamenti. Non perché lui cambi, ma perché questo folklore che si porta dietro inizia a diffondersi anche nei vari giocatori e membri dello staff. Sempre rimanendo all’interno all’intimità del gruppo, le parole e gli atteggiamenti di Ted diventano chiari a tutti.
Non vi è segretezza nelle sue intenzioni o strategie, anzi, ci verrebbe da dire che qualsiasi accezione negativa voi possiate collegare a “intenzioni o strategie” è esclusa quando si parla di Coach Lasso. Questo suo folklore maschera inizialmente con stranezza un atteggiamento che più semplice di così non potrebbe essere. È solo una voce che vuole fare del bene senza farsi sentire, come il genitore che non sogna di festeggiare: sogna di osservare il figlio in trionfo. E come potremmo biasimarlo? Noi – come tutti – abbiamo reagito a Ted Lasso nell’unico modo possibile: imparando da lui e provando a imitarlo almeno un po’.
E così ha fatto tutto lo staff
Come abbiamo detto, il folklore dell’atteggiamento di Ted ha reso la squadra del Richmond qualcosa di estraneo a tutto il panorama calcistico. Dalla lunghissima serie di pareggi che nessuno riesce a comprendere, ai confusi atteggiamenti dentro e fuori dal campo. Eppure sono sempre gli altri personaggi a parlare dell’AFC Richmond, la voce dei giocatori e dello staff è sempre interna al gruppo. Siano esse le riunioni dei Diamond Dogs per risolvere qualche problema di cuore o la cena di squadra a casa Higgins, il candore degli atteggiamenti di tutti diventa sempre più evidente. Questa serie e i suoi personaggi hanno imparato a modellare le parole così bene che a volte non sentirle ci stupisce ancora di più.
Il gruppo diventa una coesione di intenti, ma ancora di più una coesione di supporti reciproci. Ed è proprio sul campo, dove si fa più rumore e le telecamere inquadrano tutti, che la serie molte volte non ci mostra gli avvenimenti in puntata. Quasi a ricordarci che là fuori il gruppo viene percepito in un modo dai media, dai tifosi, dagli avversari, ma i giudizi importanti sono quelli che non fanno rumore e vengono detti dentro gli spogliatoi. Perché dire la verità è una cosa buona e giusta, ma far sentire bene l’altra persona mentre la si dice è il vero successo. Mai una critica fatta tanto per fare, anche se sarebbe stata la verità.
È un atteggiamento strano anche per noi spettatori, ma piacevole
Si riassume tutto in questa frase, il titolo del pezzo avrebbe potuto essere questo. Ci fa strano vedere Ted Lasso e i suoi personaggi, non sono gli individui che ci saremmo mai immaginati in un prodotto del genere, eppure non riusciamo a smettere qualcosa che inizialmente ci ha stregato in quanto novità e ora ci fa semplicemente stare bene. Non vi è bisogno di scene al limite dell’impossibile, fantascienza o misticismo. Ogni piccola carezza rappresentata da una parola sussurrata, un consiglio gentile o una frase detta per far sorridere il prossimo, ci mette a nostro agio.
Un po’ come se fossimo stati cambiati anche noi da Ted Lasso, da questo immaginario folklore che non è né Statunitense, né Britannico. È nato dalla mente di due geni ed è stato trasmesso in modo chiaro e diretto, ma mai violento e sgarbato. Il discorso si ricollega sempre al titolo, un modo particolare di esprimere un concetto semplice. Un titolo che inizialmente avreste potuto trovare strano, ma pian piano è stato spiegato in questo articolo nel modo più diretto e curato possibile. Il tutto facendo sempre attenzione a valorizzare gli intenti e la realizzazione, i legami col pubblico e la scrittura delle sceneggiature. Si può dire che forse anche il titolo fosse semplicemente folkloristico.