Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla terza stagione di Ted Lasso
6.5. Solo 6.5. Il voto più basso finora ottenuto da Ted Lasso su IMDb, ben distante dai picchi oltre il 9 raggiunti in più di un’occasione dalla gemma di Apple Tv+. Più basso persino di quello che viene considerato un po’ da tutti l’episodio più controverso dell’intera serie, il particolarissimo Beard After Hours della seconda stagione. Ma si era fermato a 6.8, con ampio margine di discussione sull’effettiva qualità di una puntata a suo modo coraggiosa, avanguardista e tutto sommato solida sul piano narrativo. Invece We’ll Never Have Paris, l’ultima finora andata in onda, è andato oltre, ha scontentato la stragrande maggioranza del fandom e si potrebbe sintetizzare idealmente con una citazione dell’episodio stesso, in cui Ted Lasso ha offerto una visione non proprio entusiasta della tipica colazione inglese: “Una pila con un mucchio di piccoli mucchietti”.
Ecco, se dovessimo parlare dell’ottavo episodio della terza stagione, potremmo persino fermarci qua e mettere da parte quello che rappresenta un passaggio a vuoto della migliore comedy degli ultimi anni. Perché la colazione inglese, almeno secondo la visione di Ted Lasso, presenta gli stessi problemi della puntata sonoramente bocciata su IMDb: tante trame e troppe sottotrame, sconnesse tra loro e inconcludenti sia nella resa che nelle conseguenze sull’intreccio centrale della stagione. Tutto ciò, oltretutto, a quattro episodi dal prossimo season finale. Un season finale che potrebbe trasformarsi addirittura in un series finale, visti i ripetuti annunci ufficiosi della possibile conclusione della comedy col terzo ciclo di episodi. In fondo, però, parliamo comunque di una singola puntata. Una puntata infelice, ma pur sempre una singola puntata. Allora perché preoccuparsene tanto, vista l’altissimo livello globale di una produzione che incanta il mondo da ormai tre anni? Perché il malcontento generale sembra non riguardare solamente We’ll Never Have Paris ma anche l’andamento complessivo della stagione, insoddisfacente per un numero crescente di fan.
Il dato non si certifica tanto attraverso le valutazioni su IMDb, in cui Ted Lasso ha finora tenuto una discreta media stagionale (7.9, con un solo altro episodio al di sotto del 7.5) più o meno all’altezza delle precedenti (8.5 e 8.2), bensì con le opinioni diffuse che si leggono sotto i vari thread in giro sui social e, soprattutto, su un’infiammatissima Reddit, sempre più accesa riguardo le critiche agli ultimi episodi trasmessi con decine di post delusi da parte degli utenti. Un’insofferenza che non si è ancora tramutata in rabbia, visto l’ampio credito di cui può ancora godere Ted Lasso, ma che si potrebbe tradurre così: la terza stagione, finora, non è mai stata davvero soddisfacente se non in alcuni passaggi (la puntata ambientata ad Amsterdam, su tutte), ma neanche mai davvero insoddisfacente. Basta questo per una comedy di tale livello? Decisamente no, specie se dovesse diventare davvero l’ultima stagione. E allora è il caso di approfondire meglio la questione, per capire se abbiamo a che fare con un reale calo qualitativo o una immotivata isteria di massa.
Procediamo quindi per punti, in modo da sintetizzare brevemente le criticità finora riscontrate nel corso degli ultimi episodi della serie tv, già esposte in un’analisi pubblicata alcuni giorni fa.
1. Le puntate di Ted Lasso sono sempre più lunghe
Il primo punto rappresenta per certi versi un paradosso. Nel corso delle prime stagioni, infatti, gran parte del pubblico aveva richiesto a gran voce un allungamento degli episodi, dai trenta minuti medi normalmente adottati dalle comedy ai cinquanta e oltre: ora che è stato fatto, con puntate che si aggirano costantemente intorno all’ora scarsa, tanti sembrano mal digerire il nuovo formato. Il perché è facilmente spiegabile: se da un lato l’ampliamento delle puntate ha permesso un approfondimento maggiore di personaggi fin lì più o meno marginali (Isaac, Colin o Trent, per esempio) e lo sviluppo più efficace di tematiche importanti, dall’altra la scrittura degli episodi sembra faticare non poco nell’assecondare al meglio una struttura quasi del tutto inedita rispetto al passato. Il ritmo è a tratti troppo compassato, diverse sottotrame non hanno mai convinto granché e l’intelaiatura degli episodi risulta essere meno compatta e incapace di andare in una direzione univoca.
A conti fatti, mezzora rischiava di essere troppo poco, un’ora troppo e basta: con quarantacinque minuti di media si sarebbero risolti tanti problemi.
2. Ted Lasso è ancora una comedy?
Ok, lo sappiamo: Bill Lawrence ha – quasi – inventato le dramedy, grazie a Scrubs. E sì, lo sappiamo: scrivere una comedy pura, oggi, sembra esser diventato un peccato di superficialità. Ma è davvero così? Il mondo non ha davvero più bisogno di una comedy che nasce, cresce e muore col solo imperativo di far ridere il pubblico? No, non è così. Al contrario, avremmo il disperato bisogno di comedy leggere e disimpegnate che non rinunciano a momenti di concreta profondità. Come era stata Ted Lasso, nelle prime due stagioni: avevamo affrontato argomenti significativi con grande sensibilità, c’eravamo commossi e avevamo persino pianto in alcuni momenti, ma avevamo a che fare comunque con una comedy. La comedy delle comedy dell’ultimo lustro, se non degli ultimi dieci anni.
Poi qualcosa è cambiato fin dalla seconda stagione, ma l’equilibrio tra comedy e drama era stato salvaguardato con maestria: nella terza, invece, abbiamo assistito a un totale capovolgimento delle prospettive, con una comedy dalle sfumature drama che sembra esser ormai diventata un drama dalle sfumature comedy. Un peccato, perché questo non è il suo vero linguaggio e questo non è il terreno in cui Ted Lasso è in grado di offrire la miglior versione di sé. Lo certifica l’ultimo episodio andato in onda, ma non solo. E sorprende non poco, visto che la guida del team di sceneggiatori è passata a partire dalla terza stagione dalle mani di Bill Lawrence a quelle di Jason Sudeikis, l’interprete di Ted: un comico che ha lavorato a lungo sui testi del Saturday Night Live, tuttavia portato da subito a trasformare una comedy in una dramedy. E relegare i momenti più prettamente comici a sketch non sempre efficaci, talvolta slegati dal resto della narrazione.
3. Ted Lasso è ancora il vero protagonista di Ted Lasso?
Il terzo punto riguarda invece il protagonista, talmente protagonista da aver dato alla serie il suo stesso nome: beh, non è più così. In un certo senso è un bene perché ha permesso al racconto di diventare progressivamente sempre più corale, sfaccettato e indipendente dall’innato carisma di Ted, ma allo stesso tempo è ormai diventato un fattore limitante che ha arginato il potenziale di un personaggio dai tratti unici. Ted sembra non riuscire a evolversi come ci saremmo aspettati nel corso della prima stagione e risulta essere piuttosto statico, più marginale rispetto al passato e incapace di fare la differenza che faceva un tempo. Specialmente nell’essere il motore comico degli eventi.
Ted Lasso, insomma, merita di più. E meritano di più anche alcuni tra i personaggi principali della serie, non assecondati da una scrittura brillante quanto quella a cui c’eravamo abituati. Si pensi a Roy, per esempio, troppo spesso dimenticato negli ultimi episodi, o a Keeley, ingabbiata in una sottotrama dimenticabilissima con la compagna Jack e ormai disconnessa del tutto dalle trame principali dello show. Per non parlare di Nate, protagonista di un orribile tradimento al termine della seconda stagione che aveva creato dei presupposti narrativi intrigantissimi, finora sfruttati solo in minima parte. Insomma, qualcosa in questo senso non sta funzionando ma c’è un gigantesco ma, lo stesso ma che caratterizza questa analisi nella sua interezza: c’è ancora tempo per dare un senso diverso a tutto ciò e regalarci un finale all’altezza di questa grande serie.
Anche perché è bene che non si fraintendano le critiche mosse: la terza stagione di Ted Lasso sta avendo dei problemi e il nostro amore per la serie ci ha portato a evidenziarli con uno spiccato vigore, ma non è certo tutto da buttare. Affatto. Al contrario, Ted Lasso continua a essere uno dei migliori prodotti in circolazione, anche nel momento in cui sta attraversando la sua fase peggiore. E si è tanto critici nei suoi confronti proprio in virtù degli standard qualitativi sublimi sui quali si è sempre attestata. In definitiva, la risposta alla domanda posta in apertura è, come sempre, a metà strada: sì, il calo c’è stato, ma è altrettanto vero che molti degli attacchi pesantissimi che si stanno leggendo in giro da alcune settimane a questa parte, a cui Jason Sudeikis ha risposto ironicamente su Twitter come avrebbe fatto il suo Ted Lasso, sembrano essere figli di un’isteria collettiva più che di un’analisi obiettiva della stagione.
Vogliamo quindi attendere fiduciosi l’arrivo dei prossimi quattro episodi che – forse – concluderanno la serie, senza escludere di dover cestinare gran parte di questo pezzo entro il prossimo 31 maggio. Chissà, forse fin da domani stesso. Vogliamo crederci perché Ted ci ha sempre chiesto di farlo, e per questo convertiamo le accalorate invettive in un atto di fede. Crediamoci, anche in un momento difficile: non è ancora arrivato il tempo delle bocciature.
Antonio Casu