Quando The 100 è andata in onda per la prima volta nel 2014, Jason Rothenberg sembrava averci promesso una serie tv distopica in cui i giovani sarebbero stati i protagonisti assoluti, un carico di azione e dramma postapocalittico in grado di sensibilizzarci e sensibilizzare tutti su ciò che la Terra ci ha sempre dato e su ciò che l’uomo non le ha mai restituito. Eppure, come quasi ogni prodotto di The CW, la serie tratta dall’omonima saga di romanzi di Kass Morgan (da cui comunque si discosta molto), si è prolungata più del dovuto, perdendo di vista il suo obiettivo primario e trasformandosi nell’ennesimo viaggio alla ricerca di un luogo che non esiste, nel solito sci-fi che non ha niente di diverso rispetto agli altri.
Un peccato che The 100 abbia perso così tanto nel corso delle stagioni e che, soprattutto negli ultimi episodi della settima, abbia messo in secondo piano l’evoluzione dei personaggi principali pur di concentrare tutte le sue forze nella ricerca di un’adeguata conclusione. Nonostante tutto, però, un prequel della serie è già in produzione per HBO, uno spin-off che speriamo possa riportarci nel mondo nato dalla penna della Morgan e restituirci un po’ di giustizia per l’andamento deludente delle ultime stagioni.
Ma analizziamo insieme cos’è andato storto nelle ultime stagioni di The 100.
Dei 100 giovani mandati sulla Terra all’inizio della serie, per cercare prove scientifiche che fosse ancora abitabile, ormai non è rimasto più nulla. Ciò che ha dato il titolo a questo prodotto statunitense e che ha costituito il suo elemento innovativo principale è iniziato a venire meno già nel momento in cui gli altri esseri umani presenti sull’Arca sono scesi sulla Terra. Un elemento narrativo necessario, sì, che ha saputo aggiungere difficoltà e sfide da superare, ma che poi ha iniziato a indebolire la trama, trasformando la presenza degli adulti come l’ennesima scusa per una lotta continua e senza fine, come un peso che non ha permesso ai protagonisti di evolversi fino in fondo.
Come se non bastasse, uno dei personaggi principali della serie, Clarke Griffin (Eliza Taylor), in principio sembrava essere destinata a grandi cose, portava con sé il peso di molte vite rubate, i fantasmi di tutti coloro che aveva dovuto sacrificare per salvare il “suo popolo”. Eppure queste ombre con il passare degli episodi non hanno fatto altro che trasformarsi in una scusa, in una battuta alla quale Clarke ricorreva ogni volta che qualcuno doveva compiere una scelta su chi salvare e chi uccidere per il bene dell’umanità. Uno schema dalla grande forza all’inizio, divenuto poi solo un riflesso di quanto di intenso c’era stato nelle prime stagioni.
Alla perdita di carattere progressiva di Clarke però si è aggiunta la crescita di altri personaggi.
A un certo punto Octavia Blake (Marie Avgeropoulos) si è sostituita a Clarke come leader. Una “Blodreina” nata con il sangue del Wonkru, una donna dal carattere così forte da far sembrare inutile ogni sforzo di creare altri personaggi che potessero tenerle testa. Octavia è stata la salvezza e anche la rovina definitiva di The 100, perché dopo la sua escalation da giovane insicura a regina di sangue, l’evoluzione di tutti gli altri è sembrata niente in confronto.
Piano piano i 100 si sono sgretolati e di loro non è rimasta che una debole eco, persa nell’immensità dell’universo e nei viaggi tra un mondo e l’altro, alla costante ricerca di un posto che l’uomo potesse chiamare casa e da cui puntualmente si ritrovava a fuggire per la sua brama di potere che distrugge ogni cosa. Questo è il ciclo infinito della serie, che si è fatto sempre più intenso nelle ultime 3 stagioni, dove dalla Terra siamo tornati nello spazio, in attesa di trovare un nuovo pianeta che, anche questa volta, non è stato sufficiente per l’uomo. Inoltre, la scomparsa di molti protagonisti nel corso delle stagioni e l’entrata in scena di nuovi personaggi hanno reso sempre più difficile affezionarsi al loro passato e provare empatia nei loro confronti.
A un certo punto The CW ha dovuto concludere la serie e, per molti aspetti, lo ha fatto in modo frettoloso, regalandoci nell’ultima stagione solo pochi momenti di profondità in grado di ricordarci il vero legame tra i personaggi e di restituirci un veloce sguardo al passato. Per il resto, molto e forse troppo è stato lasciato al caos e alla confusione, elementi che non sono stati di certo aiutati dal rilascio settimanale delle puntate.
I grandi punti di forza i The 100 si sono assottigliati fino a diventare quasi invisibili, lasciando la maggior parte degli spettatori con l’amaro in bocca e con un po’ di delusione per le aspettative tradite. Ma a prescindere da tutti i punti deboli, nel 2020 si è conclusa definitivamente, dopo 7 anni, l’era dei 100. Al pubblico non resta che sperare che lo spin-off della HBO sappia rendere giustizia alla serie originale, restituendo il carattere forte delle prime stagioni e un po’ di quella magia che nel corso degli episodi si è persa a causa dell’immensità dell’universo e della confusione generata dai continui viaggi spazio-temporali.